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livello elementare
ARGOMENTO: GEOLOGIA
PERIODO: 200 MILIONI DI ANNI FA
AREA: ARIZONA, USA
parole chiave: dinosauri, Tuba city
Chi lo avrebbe mai detto di trovare, nel bel mezzo del deserto dell’Arizona, un sentiero di dinosauri. Le tracce del loro passaggio furono lasciate molto tempo fa, nel periodo Giurassico ovvero circa 200 milioni di anni fa. All’epoca i deserti erano delle enormi paludi le cui rive erano frequentate da una moltitudine di animali diversi.
Una scoperta casuale
Ero fermo ad una stazione di servizio, facendo rifornimento per recarmi al South Rim delle Montagne rocciose, quando fui colpito da un cartello abbastanza anonimo da non essere notato con facilità. Il cartello, di fatto un foglio di carta attaccato con delle puntine ad una vecchia tavola di legno, citava un sentiero lungo la strada, poche miglia fuori da Tuba City, Arizona.
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Sebbene riportato anche sul navigatore Garmin, il sito non è poi così facile da trovare, confondendosi con i diversi spiazzi lungo l’autostrada Route 160. Se state guidando, in prossimità di Four Corners, vedrete un cartello che indica la direzione per il Dinosaur Tracks di Tuba City. Non aspettatevi qualcosa di altamente visibile, in realtà dovete cercare un piazzale con qualche pick up ed un paio di stand di fronte al … nulla.
impronte di Eubrontes – photo credit @andrea mucedola
Il sito è gestito da indiani Navaho (la zona fa parte del Navaho state) che si offrono, dietro compenso volontario (ma sono gentili e vale la pena allungargli qualche dollaro), di accompagnarvi lungo il sentiero. Devo dire che senza il loro aiuto avrei perso molte delle tracce sul terreno, ma non solo. Il loro racconto è affascinante e colorito da qualche fantasia personale.
la grande pianura, un tempo un mare con le sue sponde – photo credit @andrea mucedola
Una scena di duecento milioni di anni fa
Immaginatevi questa scena. Una grande spiaggia che si affacciava su un grande mare interno. Improvvisamente, una ventina di diversi dinosauri, forse di diverse specie e dimensioni ma tutti carnivori bipedi con tre dita, si incrociarono spasmodicamente sulla sponda di quel mare antico lasciando le tracce del loro passaggio disordinato in tutte le direzioni. Una scena di caccia o forse fuggivano da qualche evento naturale. Nel tempo le loro impronte furono ricoperte da uno strato di limo protettivo più fine della sabbia e restarono così protette per milioni di anni. L’erosione trasportò via il livello di siltite più fine, esponendo quindi lo strato di arenaria dura con le tracce originarie. Nel 1940, un team guidato dal paleontologo Sam Welles del Museo di Paleontologia dell’University of California portò alla luce molte tracce e scavò un grande scheletro di un Dilophosaurus nelle vicinanze. Questi studi non sono stati apprezzati. I Navajo considerano ancora gli scavi di Welles una forma di vandalismo ed i fossili, poi portati al museo, dei beni rubati alla loro terra.
Il sentiero tra verità e fantasia
Durante la visita, la nostra guida indiana ci descrisse i diversi tipi di dinosauri, tutti carnivori, che secondo lui erano vissuti nella zona cacciando ai bordi del proto oceano. La descrizione, spesso colorita ci incuriosì per cui decidemmo in seguito di approfondire quanto appreso. In realtà, appurammo che le tracce fossili che fotografammo includevano quelle di due varietà di lucertoloni giurassici, gli Eubrontes ed i Grallator.
Eubrontes lungo le sponde del mare giurassico
Sulla base dell’età delle rocce e dei fossili di dinosauri carnivori ritrovati nella zona è possibile che le impronte testimoniassero anche i resti del passaggio di Coelophysis kayentakatae e del temibile Dilophosaurus wetherilli, un grosso carnivoro il cui nome significa lucertola con due creste. Entrambi questi dinosauri furono scoperti in una formazione geologica locale chiamata Kayenta.
La guida ci raccontò che gli studiosi ritengono vi siano anche tracce di un altro dinosauro, originario della formazione Moenave, il Dixiesaurus di St. George, Utah, che probabilmente viveva anche nel territorio ora chiamato Arizona. L’escursione è semplice, su un terreno prevalentemente pianeggiante che si snoda intorno a diversi mucchi di pietra mostrando centinaia di tracce diverse. Come dicevo, prima di iniziare l’escursione è necessario affidarsi ad una guida e contrattare un prezzo per la visita (anche se non è obbligatorio prenderla e pagarla). Si va dai 5 ai 10 dollari ma ne vale la pena. Alcune delle guide sono stati al college, altri sono chiaramente dei cultori della materia che raccontano di aver raccolto le diverse informazioni sulle tracce dei dinosauri da professori e ricercatori universitari. Le notizie vanno comunque prese con le pinze perché non prive di qualche coloritura locale.
un falso uovo di dinosauro .. in realtà una concrezione ferrosa – photo credit @andrea mucedola
Ad esempio, la guida ci portò a vedere un bellissimo fossile di dinosauro posato su un fianco, dichiarando che fosse quello di un Tirannosaurus rex. In seguito abbiamo scoperto che non poteva essere vero per un semplice motivo: il terribile T. rex (ricordate Jurassic park?) in realtà visse 65 milioni di anni fa mentre le tracce visibili furono lasciate ben 135 milioni di anni ovvero prima che il T. rex avesse mai camminato sulla Terra. Le guide ci mostrarono anche delle “uova” e dei resti di coproliti; in realtà si tratta di concrezioni di ferro rotte a metà per mostrare l’interno cavo o scolorito. In realtà le uova fossili vere non hanno un interno cavo o una colorazione dentro di loro ma un guscio molto sottile e finemente testurizzato con una matrice rocciosa, essendo di fatto uguali dentro e fuori.
A prescindere dalla reale conoscenza scientifica delle nostre improvvisate guide, l’escursione in sé è comunque molto interessante, con panorami incantevoli della Hamblin Ridge, Tuba Butte, e le vaste Benchlands che si estendono a sud.
Resti del fondo di quel mare primordiale. Quello che osservate sono le ripples (onde) di sabbia formatesi sul fondale di quell’antico mare milioni di anni fa. Guardando da vicino si possono ancora vedere le tracce degli animali che strisciavano su quei bassifondi marini – photo credit @andrea mucedola
Camminerete in quella grande pianura assolata, un tempo lontanissimo il basso fondale di un mare antico dove si aprivano insenature paludose; il deserto è circondato dai caratteristici e ripidi altopiani chiamati mesa, che ricorderete di aver visto in qualche film western. Un tempo erano isole che fuoriuscivano dal mare. Con un pò di fantasia vedrete i dinosauri ai bordi di quel mare, lasciando sulla spiaggia le loro impronte, e sognare un mondo che non esiste più.
Andrea Mucedola
in anteprima la riserva Navajo – photo credit @andrea mucedola
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).
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