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livello elementare
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ARGOMENTO: RELITTI
PERIODO: XIX SECOLO
AREA: OCEANO PACIFICO
parole chiave: relitti
James Hunter, un archeologo del National Maritime Museum australiano, ha recentemente scoperto un’ancora appartenente a uno dei relitti di Kenn Reef. Si tratta forse del Jenny Lind o forse del Bona vista, uno dei tanti relitti scomparsi in quell’insidiosa barriera corallina australiana?
Un team di archeologi dell’Australian National Maritime Museum e del Silent World Foundation ha scoperto tre nuovi relitti sulla barriera corallina di kenn Reefs – image: il Dr James Hunter si immerge su una grande ancora a Kenn Reefs. (Supplied: Julia Sumerling/Silentworld Foundation) MAP: Bundaberg 4670
Il mare non ruba, nasconde
Tutto iniziò quando l’Australian National Maritime Museum (ANMM) e la Fondazione SilentWorld, un gruppo privato che si occupa di archeologia marittima, decisero di ricercare il relitto della Jenny Lind, una piccola nave a vela che affondò dopo aver urtato la barriera corallina di Kenn reefs, 280 miglia ad est di Mackay, la notte del 21 settembre 1850. Il Jenny Lind era in navigazione da Melbourne a Singapore, con a bordo 28 tra membri dell’equipaggio e passeggeri. Era una bella nave a vela in legno di circa 48o tonnellate, costruita in Quebec, Canada, nel 1847 da T.C. Lee, Esq. Una barca che oggi potremmo definire d’epoca.
A seguito dell’urto, il comandante Joseph Taylor ordinò l’abbandono nave. Sopravvissero tutti, per 37 lunghi giorni, arrangiandosi su un banco di sabbia all’interno del reef. Prelevarono assi del fasciame dal relitto e costruirono un’imbarcazione con la quale navigarono più di 400 km fino a Moreton Bay, sulla terraferma australiana; una storia che fu celebrata sui giornali dell’epoca. Anche il diario dei sopravvissuti, che ne narrò le vicende fino al loro arrivo a Moreton beach, divenne un best seller del tempo (se volete lo potrete leggere seguendo questo link).
l’utilizzo di un magnetometro ha fornito dati utili per scoprire i resti metallici sparsi sulla barriera corallina
La storia di quel naufragio restò così nella memoria locale. Poi, nel 1987, furono trovati resti del relitto della nave lungo le pareti del reef. Un’analoga survey effettuata a gennaio 2017 rivelò che molte delle tracce del relitto, tra l’altro su bassissimo fondale, stavano però scomparendo.
Fu così che un team di undici archeologi e subacquei australiani decise di recarsi in quell’atollo sommerso del Mar dei Coralli, situato a circa 500 chilometri a nord-est di Bundaberg, sulla costa del Queensland. Durante le ricerche, non mancarono le sorprese: i ricercatori trovarono inaspettatamente altri quattro relitti della stessa epoca. I reperti comprendevano cannoni, ancore e pietre di zavorra. La presenza di così tanti relitti incuriosì gli archeologi che si domandarono per quale motivo erano affondate così tante navi su quel reef.
La risposta fu banale: semplicemente le carte di navigazione del XIX secolo non riportavano il crinale del reef, difficilmente visibile a causa della sua morfologia. In seguito, durante le prime ricerche del 1857, emerse che l’estremità meridionale della barriera era già “disseminata di relitti” e il reef fu più propriamente disegnato sulle carte.
Non stupitevi, nel XIX secolo non esistevano sistemi di navigazione di precisione e i passaggi nelle acque ristrette erano effettuati utilizzando, dove esistevano, delle triangolazioni di punti cospicui, naturalmente dove esistevano.
Distribuzione dei relitti conosciuti nel Coral Sea
La non conoscenza del reef aveva fatto si che i Kenn Reefs (nella mappa indicata dal punto 10) erano erroneamente situati lungo un’importante rotta commerciale tra l’Australia e le colonie francesi e olandesi del Pacifico. Le carte locali erano evidentemente approssimative e, senza riferimenti particolari, finire sulle barriere era un ipotesi molto plausibile. In effetti, le fonti avevano riportato che durante il XIX secolo almeno otto navi a vela vi avevano fatto naufragio.
L’atollo di Kenn Reef è al di sopra del picco di un vulcano sottomarino estinto che si alza per oltre 1.000 metri dal fondale e copre un’area che si estende per più di quaranta chilometri quadrati. Il bordo meridionale della barriera corallina, dove la maggior parte delle navi si arenò, è una vasta parete di calcare e corallo, ma è quasi completamente immerso dall’alta marea. Per cui, a causa dell’assenza di carte precise, di riferimenti esterni visibili e della morfologia del fondale si verificarono tanti incidenti.
Gli archeologi effettuarono misure delle anomalie magnetiche locali con un magnetometro trainato dalla nave appoggio al fine di trovare grossi elementi metallici, come ancore o cannoni. Una squadra di sommozzatori invece ispezionò tre presunti siti di naufragio sulla parte superiore della barriera corallina.
I risultati sono stati straordinari: grandi manufatti in ferro, ancore, catene di ancoraggio, componenti di verricelli del ponte, ed un occhio di cubia, un’apertura nella parte prodiera della nave attraverso la quale passa la catena dell’ancora, emersero dalle sabbie. La ricerca è continuata e ad oggi ha permesso di identificare numerosi siti promettenti. Forse quello di gran lunga più esteso e visibile è il Kenn Reef 2, caratterizzato da tre grandi ancore tipo ammiragliato di circa tre metri di lunghezza..
Oltre agli ancoraggi, il sito ha restituito venti metri di lunghezza di maglia di catena, pezzi di verricello sparsi su quello che era il ponte e numerosi grandi oggetti di ferro corrosi ma non più identificabili.
un gruppo di ancore ammiragliato ritrovate sulla barriera – Image: Julia Sumerling/Silentworld Foundation.
La spedizione a Kenn Reefs è l’ultima di una serie di spedizioni marittime alla ricerca di relitti storici australiani. Nel 2009, la stessa squadra di ricercatori aveva trovato i resti della Sirena, uno schooner coloniale che si arenò sulla Grande Barriera Corallina vicino a Cairns nel 1829. E nel 2012, avevano trovato la Royal Charlotte, una nave a vela che naufragò sul Frederick Reef nel Mare dei Coralli nel 1825. Tra i tanti relitti gli archeologi stanno ricercando anche i resti del relitto del Bona Vista, che affondò a Kenn reefs nel 1828.
In sintesi, un area straordinariamente ricca di relitti che apre a nuove ricerche in futuro e siamo sicuri che ci saranno presto sorprese.
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