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livello elementare
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ARGOMENTO: EMERGENZE AMBIENTALI
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: PLASTICA
parole chiave: plastica, inquinamento, educazione
Plastiche
Abbiamo spesso parlato dell’impatto delle materie plastiche nell’ambiente e del danno continuo e durevole che comportano. Sebbene il rischio potrebbe essere ridotto riciclando tali materiali e non abbandonandoli nell’ambiente, purtroppo i rapporti che riceviamo dalle spiagge italiane continuano a segnalarci il massivo abbandono di bottiglie e contenitori in plastica per alimenti su spiagge e aree urbane. Una amara dimostrazione che esiste nella popolazione ancora un livello di non consapevolezza dei rischi a cui andiamo incontro: un insieme di cattiva educazione e menefreghismo delle conseguenze inevitabili che questi comportamenti comportano.
L’ambiente, lo abbiamo detto molte volte, non ha colore politico
Bisogna collaborare tutti per la salvaguardia del nostro futuro. Il lavoro di smaltimento dei rifiuti da parte delle società responsabili sarebbe avvantaggiato enormemente se tutti ponessimo maggiore attenzione alla gestione di questi materiali. Impossibile? Nulla è impossibile. E’ una questione di educazione civica, materia che dovrebbe essere obbligatoria in tutte le scuole.
Perché abbandonarlo sulla spiaggia? photo credit @andrea mucedola
Basta poco perché volere è potere
Ogni materiale plastico riporta un marchio ed è importante conoscerli perché conoscere significa pilotare le scelte future con le nostre scelte. Se vi ricordate, qualche anno fa uscirono i primi prodotti biologici … all’inizio costavano molto poi la domanda ne fece abbassare i prezzi ed ora l’Italia è uno tra i Paesi del mondo in cui i prodotti biologici sono tra i più diffusi e ricercati. Ancora una volta bisogna sottolineare che siamo noi a stabilire le regole e a farle rispettare.
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Sappiamo che le plastiche possono essere anche nocive per la nostra salute … ma quanto?
La plastica è stata una grande invenzione che ha portato grandi vantaggi, ironicamente anche ecologici. Ma, come vedremo, ci sono plastiche e plastiche. Il polipropilene fu scoperto negli anni ‘50 da Giulio Natta che gli valse il premio Nobel per la chimica del 1963. Nel 1957 gli impianti di Ferrara della Montecatini iniziarono la produzione del Moplen, che sarà venduto in tutto il mondo. Il Moplen non era che il nome commerciale del polipropilene, un materiale adatto a tante lavorazioni: dalle stoviglie ai contenitori per gli alimenti fino ai giocattoli. In quel periodo si sviluppò anche il settore di produzione delle pellicole trasparenti usate nel confezionamento dei prodotti alimentari.
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Per meglio comprenderne le caratteristiche dei materiali plastici e la loro pericolosità bisogna saperli riconoscere. In realtà non è difficile e basta controllare i codici riportati sui prodotti che, per vostra convenienza, saranno elencati di seguito.
Partiamo dalla base. Sulle etichette o sul fondo di ciascuna bottiglia o oggetto di plastica c’è un numero che indica il materiale con cui è stata realizzata (se non c’è … incominciate a preoccuparvi). Questi numeri sono posti all’interno di un triangolo.
Codici per il riciclaggio dei materiali plastici presenti obbligatoriamente su ogni prodotto in plastica. qualora non presente non acquistate il prodotto perché potrebbe provenire da mercati paralleli – da https://it.wikipedia.org/wiki/Codici_di_riciclaggio
Di seguito parleremo di ciascun materiale, affinché ognuno possiate riconoscerlo e prendere, nel caso, le dovute precauzioni:
codici di riciclaggio per le materie plastiche – dal sito CC BY NC
www.concienciaeco.com
numero |
materiale |
NOTE |
1 | PET | È la plastica più comune e potrebbe rilasciare sostanze chimiche dopo il primo uso. Le bottiglie in PET sono progettate e commercializzate per essere utilizzate una sola volta. La rivista Altro consumo consiglia che, una volta svuotate, dovrebbero essere sempre smaltite. In particolare, un utilizzo prolungato di questi contenitori potrebbe intaccarne le caratteristiche sia tecnologiche che chimiche, quindi permettere che componenti della plastica in degradazione vengano a contatto con i liquidi o gli alimenti contaminandoli. Utilizzarle più volte, non è consigliabile neppure dal punto di vista igienico, perché potrebbe verificarsi una contaminazione microbica. È quindi preferibile optare sempre per le vecchie bottiglie in vetro perché sono facilmente lavabili (anche alle alte temperature) e garantiscono un maggior igiene. Usate le bottiglie in PET soltanto una volta. |
2 | HDPE /HDP | È considerata la plastica migliore per le bottiglie, non rilascia sostanze chimiche tossiche e in più ha un costo di fabbricazione basso. Si usa comunemente per imbottigliare il latte, i detergenti e per produrre alcune buste di plastica. |
3 | PVC / 3V | il PVC o Cloruro di Polivinile è generalmente usato per la fabbricazione di bottiglie di olio, contenitori per alimenti, giocattoli, cavi, pipe e perfino i telai delle finestre. Considerato uno dei materiali migliori (circa il 100% degli scarti delle sua lavorazione viene riutilizzato), il polivinile può essere riciclato riducendo il fabbisogno di energia e danneggiando di conseguenza in maniera minore l’ambiente, ma non è esente da pericoli. Secondo uno studio del “The center for Health, Environment and Justice”, una compagnia statunitense a difesa dei consumatori, il PVC è da considerarsi pericoloso. Se bruciato, il PVC rilascia infatti diossine, un gruppo fra le sostanze chimiche più pericolose che può causare il cancro, attaccare le difese immunitarie ed il sistema riproduttivo. Inoltre, contiene come antiossidante plastificante il discusso bisfenolo A, solitamente abbreviato in BPA. |
4 | LDPE | Si tratta di un polietilene a bassa densità e non rilascia sostanze tossiche. Il problema è che con l’LDPE non si possono realizzare contenitori e bottiglie, ma soltanto i sacchetti del supermercato e altri articoli, come le buste per il pane. Se usi i sacchetti di plastica per la spesa assicurati sempre che siano in LDPE. Non usate sacchetti non biodegradabili. |
5 | PP | Il PP o polipropilene è una plastica rigida che non comporta grossi rischi ed è molto resistente al calore, nonostante sia un materiale leggero. Se non riciclato compone gran parte delle macro plastiche che troviamo sulle spiagge con tutti i problemi discendenti che conosciamo. |
6 | PS | Questo è il comune polistirolo, usato per contenitori multiuso di vario tipo. Molte delle tazze da caffè per conservare calde le bevande non disperdendo il calore sono oggi realizzate in Polistirolo. Sebbene sia un eccellente materiale per la realizzazione di diversi tipi di contenitori, ha la cattiva tendenza a sfaldarsi in palline che finiscono nell’ambiente che rilasciano molte sostanze cancerogene. |
7 | PC e altri | Queste plastiche dovrebbero essere evitate a tutti i costi. Esse includono i policarbonati che rilasciano sostanze chimiche potenzialmente dannose per il nostro sistema endocrino. |
Un problema da non trascurare sono gli additivi
Le plastiche contengono molti additivi introdotti per ottenere diverse caratteristiche a seconda dell’uso futuro. Purtroppo NON sono sostanze chimiche esenti da pericoli per la salute umana. Incominciamo con i Plastificanti, sostanze che vengono aggiunte ad i polimeri per aumentarne la flessibilità e la lavorabilità a temperatura ambiente o a temperature tali da evitare la degradazione termica della plastica. La scelta delle sostanze da impiegare dipende dal polimero a cui va aggiunta e dal tipo di applicazione finale a cui la materia plastica è destinata. Tra di essi particolarmente dannosi sono i famigerati ftalati.
Essi sono classificati Persistent Organic Pollutants (POPs) e sono persistenti nell’ambiente (aria, acqua, suolo). Il loro bioaccumulo avviene attraverso la catena alimentare, specialmente negli alimenti ad elevato contenuto di lipidi, e determinano effetti nocivi sulla salute umana e sull’ambiente.
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Bisfenolo
Un altra sostanza, che in molti paesi è divenuta illegale, è il bisfenolo A (BPA), spesso usato in associazione con altre sostanze chimiche per produrre plastiche e resine come nel policarbonato, un tipo di plastica rigida trasparente che viene utilizzato per produrre recipienti per uso alimentare come le bottiglie per bibite, i biberon, le stoviglie di plastica (piatti e tazze) e i recipienti contenitori. Il BPA altera l’attività dell’apparato endocrino attivando i recettori degli ormoni, mima l’azione degli estrogeni essenziali nello sviluppo celebrale, ed è un interferente endocrino. Specialmente nei soggetti femminili, sono state osservati dei disturbi legati ad ipereccitabilità ed incapacità di mantenimento della concentrazione. Livelli alti di BPA sono significativamente correlati a disturbi cardiovascolari, diabete e ad un aumento anomalo del livello di alcuni enzimi epatici. Nel 2010 il Canada, USA e Norvegia e nel 2011 la Svezia hanno eliminato il BPA dall’elenco delle sostanze consentite per fabbricare materiali ed oggetti destinati a venire a contatto con gli alimenti. In Europa il loro uso è ancora legale ma si consiglia di cercate materiali NO BPA.
NB: Il PVC (3) può contenere il bisfenolo A come antiossidante nei plastificanti. I tipi di plastiche 1, 4, 5 e 6 non subiscono il processo di polimerizzazione tramite l’uso del bisfenolo A per la produzione di imballaggi.
In sintesi, fate attenzione … sappiate scegliere i materiali plastici che usate, non abbandonate i rifiuti e riciclate i vostri rifiuti plastici. BASTA POCO
Andrea Mucedola
immagine in anteprima abitanti indesiderati delle nostre spiagge @andrea mucedola
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).
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