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livello elementare
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ARGOMENTO: EMERGENZE IN MARE
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: OCEANO PACIFICO
parole chiave: shark finning
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Shark finning, una pratica crudele che sta modificando la catena ecologica dei mari
Molti avranno visto immagini relative a questa crudele pratica che si sta diffondendo anche in molti mari del mondo. Erroneamente, in passato, si riteneva che questa zuppa avesse virtù medicali. In realtà non solo non è salutare ma può essere tossica a causa degli alti livelli di mercurio e tossine ritrovate nelle carni impiegate per la sua preparazione. Ma torniamo alla pesca. In pratica lo shark finning consiste nel taglio delle pinne dello squalo, dopo la sua pesca, mentre è ancora vivo.
Il resto viene ributtato in mare dove l’animale impiega a volte giorni per morire, contorcendosi nell’acqua in una lenta agonia. Alcuni squali vengono uccisi da altri pesci, altri letteralmente affogano, essendo ormai incapaci di muoversi, una azione necessaria per forzare l’acqua attraverso le loro branchie e potersi quindi ossigenare.
Un piatto da evitare per tante ragioni
Le pinne di squalo sono utilizzate come ingrediente principale della zuppa di pinne di squali. La domanda per la zuppa di pinne di squali è aumentata negli ultimi anni a causa della crescente prosperità della Cina e di altri paesi Orientali. Un tale piatto può facilmente costare 100 dollari e viene spesso servito a celebrazioni di nozze in modo che gli ospiti possano impressionare i loro ospiti con la loro ricchezza. Poiché esiste una grande domanda questi commercianti possono guadagnare molto con le pinne di squali.
Molti avranno visto immagini relative a questa crudele pratica che si sta diffondendo anche in molti mari del mondo. Erroneamente, in passato, si riteneva che questa zuppa avesse virtù medicali. In realtà non solo non è salutare ma può essere tossica a causa degli alti livelli di mercurio e tossine ritrovate nelle carni impiegate per la sua preparazione. Ma torniamo alla pesca. In pratica lo shark finning consiste nel taglio delle pinne dello squalo, dopo la sua pesca, mentre è ancora vivo.
Il resto viene ributtato in mare dove l’animale impiega a volte giorni per morire, contorcendosi nell’acqua in una lenta agonia. Alcuni squali vengono uccisi da altri pesci, altri letteralmente affogano, essendo ormai incapaci di muoversi, una azione necessaria per forzare l’acqua attraverso le loro branchie e potersi quindi ossigenare.
I pescatori sono interessati solo alle pinne perché la carne degli squali è di basso valore economico e occupa troppo spazio nella stiva. Inoltre contiene urea, che si trasforma in ammoniaca una volta che lo squalo è morto e può contaminare altri pesci.
In realtà, la pinna dello squalo non è saporita e fornisce semplicemente la massa gelatinosa per la zuppa che viene poi aromatizzata con pollo e altri condimenti. Molte persone, in particolar modo i consumatori di questo piatto, non sono a conoscenza della sofferenza che lo shark finning causa agli squali e, soprattutto, quale effetto ha questa pratica sulle popolazioni degli squali che sono ormai state decimate a livello globale. Ogni anno nel mondo vengono massacrati decine di milioni di squali per soddisfare la domanda di zuppa di pinne di squali. Un massacro inutile che crea un danno ecologico incalcolabile. Pensate che almeno 8.000 tonnellate di pinne di squalo sono spedite ai ristoranti di tutto il mondo. I pescatori riferiscono che gli squali stanno diminuendo perché non gli viene dato tempo per riprodursi e crescere.
Le popolazioni degli squali necessitano di molto tempo per riprendersi in quanto gli squali hanno bisogno di circa sette anni per raggiungere la maturità e partoriscono pochi piccoli all’anno. Un rapporto pesca – riproduzione non molto gestibile in quanto non si tratta di un fattore di pesca consapevole. In questo caso non siamo di fronte ad una vera pesca ma ad un massacro inutile, basato su costumi antichi che sta assumendo dimensioni non gestibili.
Sulla base di alcune relazioni dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN), l’unico organismo scientifico internazionale che valuta il rischio delle specie vegetali e animali, un terzo di tutte le specie di squali sono minacciate di estinzione mentre l’80% delle specie di squali in mare aperto sono minacciate dal rischio estinzione. Tutte le 14 specie di squali più diffuse nel commercio delle pinne di squali (tra cui squali martello, pinna bianca oceanici, mako, Carcarhinus falciformis, squali toro e tigre) sono fortemente minacciati di estinzione a causa della pesca indiscriminata per le loro pinne.
Attenzione questo video contiene immagini forti. Purtroppo è la realtà.
Venti specie di squali sono elencate come minacciate di estinzione dall’Unione mondiale di conservazione (IUCN). In pochi anni molte specie di squalo potrebbero diventare estinte se non si affronta il problema a livello globale. Le stime degli scienziati sono che popolazioni di molte specie di squali sono diminuite di oltre il 90%. Dal 1972 il numero degli squali pinna nera è diminuito del 93%, gli squali tigre del 97% e gli squali toro, i squali bruni e martello del 99%.
Cosa accadrà agli oceani se gli squali si estingueranno con questo rate?
Le conseguenze del declino delle popolazioni di squali sulla vita degli oceani sono immense. Le grandi specie di squali sono predatori all’apice della catena ecologica e sono degli stabilizzatori ecologici. Per esempio, lungo la costa orientale degli Stati Uniti, dove squali come i pinna nera ed i tigre sono stati praticamente eliminati; inoltre si sono registrati cali nel numero dei molluschi con una conseguente riduzione della qualità dell’acqua (a causa della diminuzione dell’azione filtrante da parte dei molluschi). Insomma c’è poco da ridere. Questo è dovuto al fatto che scomparendo i grandi predatori, le popolazioni di piccoli squali e di razze sono aumentate rapidamente. Ciò ha comportato un consumo di molluschi insostenibile con gli effetti che abbiamo citato.
Come abbiamo spesso detto piccole azioni possono causare devastanti effetti a palla di neve per l’ambiente.
Andrea Mucedola
immagine in anteprima: confisca da parte del NOOA di un carico di pinne di squalo http://www.magazine.noaa.gov/stories/mag230.htm autore NOOA –Shark fins.jpg – Wikimedia Commons
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).
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