livello elementare
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ARGOMENTO: EMERGENZE AMBIENTALI
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: OCEANI
parole chiave: Pesca non sostenibile
Abbiamo spesso lanciato un grido di allarme verso due fenomeni preoccupanti che riguardano la pesca. Oggi Nicola Di Battista, Presidente di CARE THE OCEANS, ci parla del by catch e delle reti derivanti.
Il by catch
Circa il 40% del pescato mondiale è catturato in modo non intenzionale e una parte di esso è rigettata in mare, morta o moribonda. Il pesce che finisce nei piatti ha un passato inquietante: spesso non vengono catturate solo le specie desiderate, bensì altri pesci e animali.
Si tratta del by catch, la cattura accidentale, accessoria e involontaria di organismi marini (pesci, crostacei, molluschi, echinodermi ed altri invertebrati) che vengono catturati assieme alla specie ricercata (specie target) durante l’attività di pesca sia professionale che sportiva; essa è una delle principali minacce per la biodiversità marina di tutto il mondo. Il termine può essere applicato anche ad individui della specie oggetto dell’attività di pesca ma troppo rovinati, di taglia troppo piccola (soprattutto se esiste una misura minima legale per quella specie) o troppo grande per essere commercializzati.
overfishing – John Wallace, NOAA/NMFS/NWFSC/FRAMD
File:Mountain of dogfish.jpg – Wikimedia Commons
Il by catch suscita particolare preoccupazione anche per le specie rare come uccelli marini, cetacei e tartarughe marine – i quali in genere muoiono per annegamento quando vengono intrappolati nelle reti o restano allamati ad un palamito – oppure gli squali. Uno degli esempi più ampiamente drammatici di by catch si è verificato nel corso del 1970, quando migliaia di delfini sono morti nelle reti di cattura per il tonno, con reti a circuizione nell’Oceano Pacifico. Da allora ad oggi, è ancora un problema diffuso in tutte le attività di pesca e in tutti i mari, che non risparmia nessun gruppo di animali, dai piccoli coralli alle grandi balene. Esso è il risultato dell’utilizzo di attrezzi meno selettivi e più intrusivi nell’habitat marino, come reti da posta, palangari (sui quali sono inseriti ganci e possono estendersi fino 93 chilometri) o reti a strascico. Tali attrezzi attraggono tutto ciò che nuota, come gli squali e le tartarughe marine, mentre le reti a strascico trascinano le reti in tutto il fondale marino, catturando di tutto nei loro percorsi. Al contrario, gli attrezzi da pesca come gli hook-and-line possono limitare le catture accidentali perché i pescatori possono rilasciare rapidamente il pescato indesiderato dai loro ganci.
Più del 15 per cento delle specie di squalo sono minacciate di estinzione, in parte come il risultato dell’essere catturati accidentalmente da palangari e reti da traino. Centinaia di migliaia di tartarughe marine, uccelli e mammiferi marini, tra cui balene, delfini e focene, muoiono nelle catture accessorie. Ben 200.000 tartarughe marine Caretta caretta e 50.000 tartarughe marine liuto vengono catturate ogni anno. Tale pratica uccide anche centinaia di migliaia di uccelli marini quando restano impigliati nelle reti da posta o rimangono catturati dagli ami dei palangari o interagiscono con reti da traino. Ogni anno, almeno 7,3 milioni di tonnellate di vita marina sono catturate accidentalmente. In alcuni tipi di pesca, la percentuale delle catture accessorie supera di gran lunga la quantità del pescato da destinare al commercio.
Ad esempio, per ogni chilo di gamberetti catturati dalle reti a strascico nel Golfo del Messico, oltre quattro volte il suo peso è cattura accidentale. Ci sono molti casi che illustrano l’impatto devastante delle catture accessorie. Nel 2007, nel Golfo di California, in Messico, la popolazione di Vaquita (focena) è stata ridotta a solo alcune centinaia di animali, a causa delle reti da posta che li hanno impigliati e soppressi, e ciò ne uccide ancora molti ogni anno.
Le catture accessorie comportano gravi conseguenze, quali:
1) uno spreco di risorse per la società;
2) una diminuzione immediata della biomassa riproduttiva in caso di prelievo di esemplari adulti;
3) ripercussioni negative sull’ecosistema marino e sulla biodiversità. Gran parte di questi animali viene rigettata in mare morta, moribonda o gravemente ferita, come immondizia, oppure smaltita sulla terra ferma. Ciò sta portando intere specie sempre più vicino all’estinzione, minacciando il delicato habitat marino.
Come ridurre l’incidenza del by catch sul totale del pescato
Adottare sistemi che riducano l’impatto del by catch è importante da un punto di vista ecologico; i dispositivi in grado di far diminuire le catture accessorie vengono denominati BRD (By catch Reducer Devices – meccanismi per la riduzione del by catch). I BRD sono molto diversificati in base alla tecnica di pesca a cui vengono applicati; variano dal divieto di utilizzare reti con maglia inferiore a una certa misura a delle griglie di selezione che impediscono ad individui più piccoli o più grandi di una determinata taglia di finire nel sacco di una rete a strascico fino ad ami per palamiti studiati per non essere inghiottiti dalle tartarughe o a dissuasori acustici che allontanano i cetacei dalle reti da posta.
Le conseguenze ecologiche delle catture accessorie della pesca possono avere effetti diretti su una singola specie che incidentalmente è catturata da un particolare tipo di ingranaggio, ma può anche portare a cambiamenti in una comunità o a livello di ecosistema. Le conseguenze più evidenti di catture accessorie della pesca sono la diminuzione della popolazione. Esistono molti metodi intelligenti in grado di ridurre la cattura accessoria in modo significativo: reti con aperture da cui le tartarughe possono uscire, ami particolari per evitare la cattura accessoria di tartarughe, l’utilizzo di odori per allontanare gli squali dall’esca dei palangari, reti di colore rosso che vengono evitate e riconosciute dal loro colore dalle balene e delfini.
Reti derivanti
Altri sistemi seminatori di morti inutili sono le reti derivanti. Per “rete da posta derivante” si intende qualsiasi rete da imbrocco mantenuta in superficie o ad una certa distanza da essa per mezzo di galleggianti, lasciata alla deriva sotto l’azione delle correnti, liberamente o insieme all’imbarcazione a cui può essere fissata. Può essere munita di dispositivi volti a stabilizzare la rete e/o a limitarne la deriva. L’uso di reti da posta derivanti per la cattura di grandi pelagici è illegale, perché rappresenta una minaccia per la conservazione di varie specie di cetacei, tartarughe marine e squali. Le prime misure contro l’uso di questo attrezzo da pesca sono state adottate dalle Nazioni Unite più di 15 anni fa; ciononostante queste reti, denominate comunemente “muri della morte”, continuano ad essere utilizzate in diverse parti del mondo.
La pesca con reti da posta derivanti è praticata con reti aventi lunghezza limitata e apertura di maglia relativamente contenuta per catturare varie specie pelagiche di piccole e medie dimensioni presenti per lo più nelle zone costiere o in transito attraverso di esse. Problemi significativi apparvero verso la fine degli anni ’70 e ’80, quando cominciarono ad essere utilizzate reti di questo tipo a maglie larghe e di varie decine di chilometri di lunghezza. L’uso di tali attrezzi ha prodotto un aumento significativo dei tassi di mortalità accidentale di specie protette, tra cui, in particolare, cetacei, tartarughe marine e squali, destando preoccupazione nei consessi internazionali quanto al loro impatto ambientale. La detenzione a bordo e l’uso di reti da posta derivanti di lunghezza superiore a 2,5 km sono vietati nell’UE dal giugno 1992. Dal 2002 è vietato l’utilizzo di reti da posta derivanti, a prescindere dalla dimensione, per la cattura di specie elencate nell’allegato VIII del regolamento (CE) n. 894/97 del Consiglio (specie non autorizzate).
La legislazione europea vieta espressamente le reti da posta derivanti considerando tra l’altro che “le attività di pesca con reti da posta derivanti praticate per catturare tonno, pesce spada e talune altre specie presentano un difetto di selettività, sicché comportano catture accessorie e rischi per le popolazioni di specie diverse da quelle bersaglio“.
In anteprima: un salmon shark (Lamna ditropis) catturato by catch da una rete a strascico – foto di SST Kathy Hough – fonte http://www.moc.noaa.gov/od/visitor/…/photos-d/photos-d.html
Salmon shark oscar dyson.jpg – Wikimedia Commons
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Due problemi del mare che non dovrebbero esistere e possono essere risolti solo con la vigilanza di tutti. Non abbiate paura, il futuro ce lo dobbiamo meritare. N.d.R. |
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L’organizzazione di Volontariato Care The Oceans nasce per difesa della flora e fauna acquatica dei mari dei fiumi e dei laghi, promuovendo pulizie coste e fondali, formazione sensibilizzazione per grandi e piccini, progetti educativi nelle scuole, programmi di ricerca e di integrazione e sensibilizzazione per persone in svantaggio bio – psico – sociale, attraverso il coinvolgerli nelle nostre attività e presentandogli in nostro operato. Non ultimo utilizza audio – interviste, il Braille, la Lingua Italiana dei Segni (LIS)/Dattilologia e la Comunicazione Aumentativa Alternativa per sensibilizzare al rispetto sia della flora e fauna acquatica e che della biodiversità quante più persone possibili, adattandoci, noi, alle loro modalità comunicative. Collabora con Comuni, Enti nazionali, Enti locali, Associazioni, Didattiche subacquee, Diving Center, Scuole pubbliche e private, Agenzie di Promozione Sociale e Circoli subacquei. Potete contattarli per unirvi alle loro attività per la difesa diretta della flora e fauna acquatica su caretheoceans@gmail.com.
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psicologo / psicoterapeuta, assistente alla comunicazione per sordi e ciechi con l’uso del Braille e della Lingua Italiana dei Segni – Dattilologia, nonchè mediatore familiare è specializzato con un Master in Psicologia Oncologica. Appassionato di mare è Presidente dell’Organizzazione di Volontariato Care The Oceans.
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