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livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XX SECOLO
AREA: COREA
parole chiave: Disattivatori mine, Corea
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UDT americani, sommozzatori disattivatori mine, si preparano per immergersi sui campi minati coreani di Wonsan, 1950
Al termine della Seconda Guerra Mondiale, la situazione internazionale era comprensibilmente drammatica; in un Europa, profondamente ferita dalla guerra e necessitante di riaprire al più presto le vie di comunicazione marittime, i campi minati impedivano il libero traffico commerciale specialmente con l’altra sponda dell’Atlantico. Nonostante i piani di minamento fossero stati messi a disposizione da tutte le nazioni, il lavoro di bonifica comportò uno sforzo straordinario in termini di uomini e mezzi, non scevro di pericoli per il personale. Ancor oggi, dopo oltre 70 anni dal termine del conflitto, si ritrovano mine dragate e poi affondate durante le operazioni di bonifica del secondo dopo guerra. Le mine ormeggiate venivano dragate meccanicamente e quindi, quando in superficie, venivano colpite con le mitragliere di bordo per farle saltare o affondare su alti fondali. La maggior parte affondava
Un guerra considerata minore mise in ginocchio le forze da sbarco con armi della I guerra mondiale
Dopo la II guerra mondiale, le tecniche di contro misure mine (CMM) e la capacità di minamento furono sviluppate di pari passo sebbene con diverse priorità. Le Nazioni rivierasche, geograficamente più vicine al blocco sovietico, svilupparono maggiori capacità di minamento a scopo difensivo per bloccare, in caso di attacco, la Flotta sovietica nel Mar Baltico o nel Mar Nero. Oltre cortina, la componente di Guerra di Mine venne sviluppata per consolidare il possesso del territorio. In questo periodo vennero ideati e realizzati nuovi congegni di fuoco per le mine, basati sullo sviluppo di sensori combinati magneto-acustici e barici, e di sonar ad alta frequenza per la cacciamine. Mentre in Europa la sensibilità verso la Guerra di Mine rimase elevata, inspiegabilmente la Marina degli Stati Uniti decise di alienare il 90 % delle sue forze e di congelare tutti i finanziamenti per i studi e ricerche inerenti la Guerra di Mine. Nel 1946, nell’oceano Pacifico, il numero di dragamine fu diminuito da 374 a 14 e, nel 1950, a causa di ristrettezze fiscali, il finanziamento per una nuova classe di navi specialistiche fu tagliato. In ambito americano, fu data enfasi allo sviluppo di nuove mine totalmente innovative sotto il concetto di impiego, come le Mk 60 CAPTOR, mine ormeggiate da alto fondale concepite per essere usate in oceano in barriere contro i sommergibili sovietici, costituite non da una carica esplosiva ma da un siluro Mk 46 ASW. In caso di scoperta da parte dei sensori acustici della mina, il siluro veniva lanciato dal sistema di attivazione contro il bersaglio utilizzando una geometria di ricerca del bersaglio simile a quella impiegata dalle navi antisommergibili.
Nel primo periodo della guerra fredda ebbero luogo due tra i più sanguinosi conflitti del dopo guerra: la guerra di Corea e quella del Vietnam. Oggi parleremo di quella di Corea e dei suoi errori strategici e tattici che causarono la perdita di tanti militari americani inutilmente.
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esplosione di una mina a contatto russa distrugge il dragamine USS YMS-512 (ex-USS YMS 148, ex-HMS BYMS 2148) durante le operazioni di sminamento a ovest di Kalma Pando, Wonsan harbor, il 24 Ottobre 1950 NARA FILE #: 80-G-423625 – autore H.E. Stein ROKS YMS-516 explosion 2.JPEG – Wikimedia Commons
Nel giugno del 1950, a seguito dell’invasione da parte nord coreana della Corea del Sud, superando il 38° parallelo, il Consiglio di sicurezza dell’ONU decretò che era avvenuto un atto di aggressione da parte della Corea del Nord contro la Corea del Sud, senza avvertimento, senza provocazione ed a seguito di un piano accuratamente preparato, e stabilì un’azione militare contro gli aggressori invitando le Nazioni ad inviare contingenti militari nell’area per un’azione di polizia sotto l’egida delle Nazioni Unite. La Corea, a similitudine della Germania, al termine della Seconda Guerra Mondiale aveva subito una suddivisione geografica tra le forze armate dell’Unione Sovietica nel nord del paese e degli Stati Uniti al Sud. L’attacco comunista alla Corea del Sud parve all’opinione pubblica americana come un’ulteriore conferma della teoria dell’espansionismo dell’Unione Sovietica e, nonostante la Corea non rientrasse nell’area di sicurezza esterna degli Stati Uniti, un eventuale abbandono di una nazione, considerata alleata, non fu considerato accettabile e si prospettò la possibilità di un intervento armato. La legittimazione internazionale all’intervento venne grazie alla Dichiarazione delle Nazioni Unite immediatamente seguita all’invasione, ottenuta dal Consiglio di Sicurezza senza alcun veto da parte dell’URSS .
Analisi militare
Militarmente parlando, l’attacco era stato pianificato con minuziosa precisione dai nord coreani, supportati dai consiglieri militari russi presenti sul territorio, tenendo conto della debolezza organica e strutturale dell’esercito del sud e della burocrazia della macchina militare americana. Ai primi del mese di agosto, il 90% del territorio sud coreano cadde in mano comunista e solo il grande porto di Pusan, con il suo entroterra, rimase sotto il controllo delle Nazioni Unite.
Rasentando una sconfitta senza precedenti, il Generale McArthur, confidando nella superiorità navale ed aerea garantita delle Forze americane, progettò di sbarcare i propri uomini ad Inchon e Wonsan, per tagliare in due le linee nord coreane e quindi procedere, con una manovra a tenaglia, ad annientare le forze nemiche.
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Schema delle operazioni sui campi minati di Wonsan (Korea)Wonsan Harbor during the Korea War, 1950.jpg – Wikimedia Commons
Dopo il primo sbarco ad Inchon, avvenuto il 15 settembre 1950, fu rapidamente avviata la seconda fase che ne prevedeva un secondo a Wonsan, circa 80 miglia a nord del 38° parallelo. A seguito dell’informazione di un probabile minamento nordcoreano, furono assegnati alla Task Force dieci dragamine, non adeguati qualitativamente e quantitativamente per operare in un simile scenario. Il loro compito era quello di bonificare le vie di accesso alla spiaggia in tempo utile per permettere il trasferimento delle truppe. Di fatto l’impervietà dei campi minati nord coreani, composti da oltre duemila mine di fabbricazione russa, sebbene risalenti alla Prima Guerra Mondiale, comportò un ritardo di otto giorni permettendo la ritirata delle forze nord coreane e facendo fallire il piano del Generale Mc Arthur.
In seguito fu scoperto che gli specialisti russi, prima di lasciare l’area, non solo avevano addestrato i nord coreani ma avevano personalmente assemblato le mine più complesse, con sensori ad influenza magnetici. Inoltre avevano pianificato i piani di minamento e verificato la posa degli ordigni. Quest’ultima era avvenuta impiegando dei pontoni con la collaborazione di lavoratori locali. L’Ammiraglio Allan E. Smith, Comandante della Forza anfibia a Wonsan, dichiarò che, nonostante la superiorità tecnologica delle forze americane, armi considerate primitive erano state in grado di bloccare le azioni di una moderna Task Force. Significativo fu l’impiego dei sommozzatori UDT che operarono sui campi minati distruggendo gli ordigni.
Il Comandante delle Forze Navali dell’Estremo Oriente, Ammiraglio Turner C. Joy dichiarò che la maggiore lezione acquisita durante tale operazione era che la Guerra di Mine, considerata da molti una forma di lotta secondaria, non doveva essere più nel futuro rilegata ad un ruolo secondario. Gli echi del fallimento di Wonsan, raggiunsero gli Alti Vertici militari ed il Capo delle Operazioni Navali (CNO), l’Ammiraglio Forrest P. Sherman, ne sottolineò la gravità: “When you can’t go where you want to, when you want to, you haven’t got command of sea. … Now, we are going to start getting mine-conscious beginning last week.”
Queste forti dichiarazioni sembrarono non cadere nel vuoto e 65 dragamine e 22 cacciamine costieri furono commissionati dalla Difesa all’industria nazionale. Operativamente, la lezione appresa a Wonsan fu di estrema utilità per la preparazione dello sbarco a Chinnanpo, essenziale per il rifornimento delle truppe; prima dell’inizio delle operazioni, furono infatti effettuate ricognizioni aeree intelligence durante le ore di bassa marea per identificare a priori le estensioni dei campi minati. Inoltre, furono impiegati mezzi specialistici in numero adeguato per poter assolvere l’operazione nei tempi prefissati.
Conclusioni
Nonostante gli analisti valutarono che il 70% delle perdite americane, nei primi due anni di guerra, fu indirettamente causato dall’impiego delle mine navali a Wonsan, questa lezione appresa non fu digerita. Nel 1958, passata l’onda emotiva, i fondi della Difesa americana per questa componente vennero nuovamente tagliati per “sopraggiunte priorità” strategica. Intanto una nuova dolorosa ombra si affacciava all’orizzonte, il Vietnam e, di questo, ne parleremo in un prossimo articolo.
Andrea Mucedola
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).
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