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L’assedio di Malta del 1565: le premesse – parte I

tempo di lettura: 4 minuti

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livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XVI SECOLO
AREA: MEDITERRANEO – MALTA
parole chiave: Ospitalieri, Turchi, Malta, assedio

 

Dopo gli assedi di Rodi del 1480 e del 1522, eccoci giunti all’ultimo capitolo della Trilogia dell’Assedio con l’Assedio di Malta (1565). Avevamo lasciato i Cavalieri sulle loro navi, diretti a occidente dopo aver abbandonato Rodi, rimasta sotto il loro dominio per due secoli. Con la fortezza rasa al suolo e i dintorni della cittadella devastati, si erano arresi alle forze di Solimano dopo averle decimate. Lo stesso sovrano, impressionato dal valore militare degli Ospitalieri, aveva addirittura cercato di corrompere l’Isle-Adam per farlo diventare generale supremo delle forze islamiche, ma poi si era limitato a concedere qualche giorno affinché i cavalieri abbandonassero l’isola senza essere disturbati.

Tornati in Europa, i Cavalieri Ospitalieri si trovarono a dover risolvere la questione “nuova casa”. In realtà, le offerte da parte di alcuni regnanti furono discrete. L’Isola d’Elba, alcune isole del Baltico e altri territori divennero papabili per costruire un nuovo dominio dell’Ordine, ma l’Isle-Adam, d’accordo con i suoi Cavalieri, rifiutò tutte le soluzioni proposte. Da un lato infatti, il Gran Maestro sperava di poter ottenere nuovamente Rodi, dall’altro non voleva allontanare i Cavalieri dal cuore della lotta contro l’Islam, il Mediterraneo orientale. Dopo Gerusalemme, Acri e Rodi, i Cavalieri attendevano ancora una volta l’enorme esercito nemico e uno scontro finale dopo quasi quattro secoli di battaglie, fughe, inseguimenti e assedi. Attendevano il vecchio Solimano, ancora divorato dalla rabbia per non essere riuscito a sconfiggerli definitivamente 43 anni prima, quando era ancora giovane e invincibile. Come al solito, i cavalieri affrontarono la sorte con l’armatura indosso e le armi in pugno. Alla loro testa, l’ennesimo Gran Maestro guerriero, Jean La Valette, coetaneo di Solimano. Siamo nel 1565, sei anni prima di Lepanto.

Il Gran Maestro La Vallette aveva 71 anni all'inizio dell'Assedio del 1565

Il Gran Maestro La Vallette aveva 71 anni all’inizio dell’Assedio del 1565

Malta era stata stravolta dall’arrivo di Cavalieri. Prima non era altro che uno scoglio battuto dal sole, terra di pescatori e corsari, senza fortificazioni degne di nota a parte quelle della Città Notabile (o Notabile, oggi Medina) e con un’economia basata esclusivamente su quello che il mare aveva da offrire. I Cavalieri costruirono città e fortezze, imposero una legislazione moderna e la portarono ad essere una dei paesi più ricchi del Mediterraneo. 

Avendo utilizzato l’opera del De Caro per i primi due assedi, ho deciso di passare alla narrazione, meno prolissa ma ben strutturata, di Giovanni Antonio Vassallo, reperibile nel suo volume Storia di Malta raccontata in compendio (1854).

Visto che il Vassallo a volte commette piccoli errori di cronologia o narrazione militare, consiglio di leggere anche l’ottimo Osprey di Tim Pickles, Malta 1565 Last Battle of the Crusades (1998).

L’Ordine si era mantenuto sull’offensiva per diversi anni, affondando o sottraendo ai Maomettani (qui intesi sia come Pirati Barbareschi che come forze “regolari” ottomane) oltre 60 vascelli corsari e commerciali. I governanti delle roccaforti barbaresche situate ad Algeri, nell’attuale Marocco e in altri punti della costa settentrionale africana, chiedevano a Solimano I di espugnare Malta, promettendogli adeguati rinforzi per l’impresa.  Alcuni consiglieri e strateghi si Solimano, come Mehemed Pascià e Piali Pascia, erano contrari a un attacco, mentre l’anziano Dragut, nemico giurato degli Ospitalieri, spingeva per iniziare i preparativi. Ad ogni modo, la voce di una enorme armata turca, pronta a muoversi nella primavera del 1565, si sparse in Europa e, soprattutto, a Malta. La Vallette fece erigere nuove cortine ai baluardi del Borgo (Birgu, oggi Vittoriosa) e della Senglea, approfondire i fossati, alzare terrapieni, insomma, si preoccupò di tutti gli accorgimenti necessari a respingere un assedio. Tutti lavorarono ai miglioramenti difensivi, comprese le donne e gli “uomini agiati“; lo stesso Gran Maestro portava la corba per quattro ore al giorno.

La Vallette iniziò subito anche il razionamento dell’acqua, aggiungendo vasche e condutture per massimizzare l’approvvigionamento di acqua piovana. Il problema delle così dette “Bocche Inutili” venne risolto imbarcando per la Sicilia tutta la popolazione non in grado di combattere. Oltre alle questioni tecniche, c’era da risolvere anche quelle monetarie. Bisognava assoldare i mercenari e acquistare tonnellate di vettovaglie; alla fine il Gran Maestro fu costretto a imporre una tassa di 30.000 scudi a ciascuna commenda e i singoli cavalieri misero a disposizione le loro finanze personali. In prestito dai banchieri genovesi arrivarono 12.000 scudi, 20.000 li fornirono i notabili maltesi e 10.000 giunsero dal Papa. Il Cavalier Pietro Mesquita fu nominato Capitano d’Armi e Governatore della Notabile, il Cavalier Guglielmo Coupier Generale di tutta la campagna, mentre il Cavalier Torellas rimase a proteggere il Gozo con i suoi uomini e altri cento soldati inviati da La Valletta. All’inizio si era pensato di evacuare il Gozo e portare tutti i suoi abitanti a Malta, ma alla fine prevalse l’idea di mantenere la roccaforte durante l’Assedio.

Il Viceré Don Garcia  il 9 Aprile 1565 raggiunse l’isola alla testa di 27 galere. Era in viaggio per raggiungere la Goletta e preparare anche lì le difese, visto che nessuno conosceva l’effettivo obbiettivo finale dei Turchi. Rimase solo un giorno, ma ebbe modo di consigliare al Gran Maestro l’aggiunta di un revellino al Forte di S.Elmo. In realtà, Don Garcia chiese anche “in prestito” le galee dell’Ordine, sostenendo che non sarebbero servite in caso di assedio, ma La Valletta accettò di inviargliele a Messina solo dopo aver ottenuto da lui mille uomini e vettovaglie. In breve: non se ne fece nulla. Restate con noi … l’assedio sta per cominciare.

Fine prima parte – continua
 
Gabriele  Campagnano 


articolo pubblicato originariamente su http://zweilawyer.com

 

 

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