ARGOMENTO: EMERGENZE AMBIENTALI
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: OVUNQUE
parole chiave: modello energetico, sviluppo sostenibile, Parigi, cambiamenti climatici
Come affrontare una delle maggiori minacce per l’Umanità e partire con un nuovo modello energetico?
In attesa di conoscere se la posizione degli Stati Uniti d’America, rispetto all’applicazione degli accordi internazionali per contrastare i cambiamenti climatici, si adatterà alla situazione globale, si avverte una percezione di speranza e di ottimismo. Così come il Protocollo di Kyoto ha trovato applicazione (indipendentemente dal sostegno dell’Amministrazione americana) si ritiene che anche gli Accordi di Parigi possano progredire senza il sostegno del Governo statunitense che dovrà necessariamente rispondere alla richiesta da parte degli Stati, delle grandi città, e delle aziende di interventi ecocompatibili. Una spina nel fianco per Trump che aveva fatto del negazionismo estremo la sua bandiera in campagna elettorale. Il dissenso interno sta aumentando, anche da parte repubblicana, basti guardare il consenso per quanto proposto nell’Accordo di Parigi, divenuto maggioritario in praticamente TUTTI gli Stati USA.
Di fatto, qualunque siano le cause (naturali o indotte dall’Uomo), le emissioni di gas serra sembra stiano aumentando più rapidamente del previsto e gli effetti si stiano palesando prima di quanto si potesse supporre pochi anni fa. Questo a fronte di un innalzamento delle temperature minore di quanto calcolato. Un meccanismo che non abbiamo ancora capito e coinvolge ricerche da parte degli scienziati di tutto il mondo. Di fatto, il riscaldamento globale avrà effetti catastrofici sulla nostra vita di ogni giorno. Il più evidente è l’innalzamento del livello del mare (già visibile in alcune parti del Pianeta). L’incremento delle ondate di calore e dei periodi di intensa siccità, alluvioni devastanti, e l’aumento per numero e intensità delle tempeste e degli uragani stanno mettendo a dura prova le capacità di risposta dei Paesi.
Questi fenomeni nelle prossime decadi avranno un impatto su milioni di persone, con effetti ancora maggiori su chi vive nelle zone più vulnerabili e povere del mondo. Essi danneggeranno la produzione alimentare e minacceranno la sopravvivenza di specie di importanza vitale per la nostra sopravvivenza, nonché gli habitat e gli ecosistemi.
Nonostante nella comunità scientifica ci sia un consenso pressoché unanime sul fatto che il cambiamento climatico sia in atto e che esso derivi particolarmente dalle emissioni di gas serra derivanti dalle attività antropiche, i governi mondiali e le aziende stanno rispondendo con colpevole lentezza, come se il cambiamento climatico non rischiasse di mandare a pezzi le fondamenta della civilizzazione umana e dell’economia.
Nei prossimi trent’anni, anche se tutti i Paesi soddisfacessero gli impegni di mitigazione finora assunti, il mondo continuerebbe a confrontarsi, con un aumento medio della temperatura globale stimato di almeno 4 °C rispetto alla temperatura media dell’epoca preindustriale. Visto l’andamento appare evidente che gli impegni assunti sinora non siano stati sufficienti. Ma c’è un ma. Le previsioni degli aumenti delle temperature sono apparse aberranti rispetto a quanto calcolato dieci fa. Sembra quasi che l’aumento sia inferiore allo stimato dandoci quindi una speranza di riuscire a mitigare questi effetti.
Sebbene questo non traspaia nell’articolo originale, dal quale sono stati presi spunti per la redazione del nostro post, gli scienziati stanno scoprendo meccanismi nuovi che potrebbero in parte giustificare ciò che sta avvenendo in una visione geologica e temporale diversa. In altre parole, l’Uomo ha solo un effetto fortemente catalizzante su ciò che sta accadendo, che trova le sue radici in un ciclo molto più complesso che vede gli Oceani ed il Sole in primo piano.
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).
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