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Salviamo le balene dall’ignavia

tempo di lettura: 5 minuti

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livello elementare 

ARGOMENTO: ECOLOGIA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: OCEANO PACIFICO
parole chiave: balene, Commissione Internazionale per la caccia alle balene (IWC)
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I media di tutto il mondo hanno riportato la scelta giapponese di abbandonare nel 2019 la Commissione Internazionale per la caccia alle balene (IWC), istituita nel 1946. In realtà il paese del Sol Levante, più volte sospettato di poca chiarezza, non aveva mai smesso di cacciarle con il pretesto, poco credibile, della ricerca scientifica (ammessa dalle norme internazionali contro le lobby delle baleniere). Nel 2014, l’Australia aveva presentato alla Corte di Giustizia dell’Aja una denuncia delle violazioni alla moratoria del 1986 che ne impedisce la caccia. Nonostante la diffida dei giudici internazionali, il Giappone aveva comunque deciso di continuare la caccia per sostenere la produzione di carne di balena, considerata pregiata per il suo mercato. Questa scelta apparve alla Commissione non comprensibile in quanto il consumo in Giappone è sceso da circa 200 mila a cinque mila tonnellate l’anno.

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la caccia delle balene in Giappone ha origini antichissime come testimonia questo manoscritto  intitolato “Kujirakata shosha zue” [“Genuine copied illustrations of the whaling techniques of Taiji revealed from the source”. Alla fine si  legge  “Tutte le immagini sono inerenti alla caccia alle balene condotta a Taiji, aprile 1857″ – rotolo di proprietà di Tennojiya Shinsuke proveniente dalla prefettura di Wakayama, che descrive le attività di caccia alle balene con dettagli insoliti, della famosa città di Taiji e della sua baia (“Taiji ura”). Taiji è stata a lungo conosciuta come una città di caccia alle balene e la sua storia è essenzialmente la storia della caccia alle balene in Giappone. Nel XVII secolo, i balenieri della città svilupparono una serie di tecniche di caccia alle balene più sofisticate, tra cui il sistema di caccia di gruppo (1606), un arpione portatile e la tecnica della rete baleniera (1675).
日本語: 紀州太地浦鯨大漁之図(きしゅうたいじうらくじらたいりょうのず)・鯨全体之図(くじらぜんたいのず)1巻。紙本著色 縦30㎝ 横1309㎝。江戸時代 文久元年(1857-1861年頃) 太地町立くじらの博物館蔵。ng-Techniques-1857 Kujirakata-Shosha-Zue-Genuine-illustrations-of-Taiji-Whaling-Techniques-1857.png – Wikimedia Commons

Sebbene molti Giapponesi considerano la carne di balena contaminata, a causa della presenza di metalli pesanti accumulati nei loro tragitti negli oceani, la loro scelta sembra essere legata alla volontà di voler accomodare le richieste interne di lobby politiche e di élite. La decisione del Giappone di uscire dal IWC non è che uno dei forti contrasti interni che ha comportato il fallimento dell’ultima riunione tenutasi a Florianópolis in Brasile. Degno di nota il rifiuto di quattro Stati (Norvegia, Islanda, Russia e Corea del Sud) su 66 di crearne una nell’Atlantico meridionale, in aggiunta  a quelle già esistenti nell’Oceano Indiano e intorno all’Antartide. Di fatto quei quattro paesi, dopo trent’anni dalla messa al bando della caccia commerciale alle balene, sono quelli che continuano a violarne il divieto adducendo motivi legati alla loro tradizione.

Questi mammiferi marini, appartengono all’ordine dei cetacei, e si suddividono in misticeti e odontoceti. Tra i misticeti troviamo le balene, mentre tra gli odontoceti i delfini e le orche. Diverse specie di cetacei sono oggi a rischio estinzione, ma fortunatamente esistono in tutto il mondo organizzazioni per la loro difesa. Per assurdo, il loro rischio di estinzione non deriva solo dall’azione predatoria dell’Uomo ma degli effetti collaterali di attività umane come le ricerche petrolifere (perpetuate in zone tipicamente ricche di cibo), la diffusione delle microplastiche e le interazioni fisiche ed acustiche con le navi.

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Eubalaena glacialis (Müller, 1776) – Scheletro di balena franca del Nord Atlantico  – esposizione pubblica, North Carolina Museum of Natural Sciences, Raleigh, North Carolina, USA – Author James St. John – Fonte 
Eubalaena glacialis (North Atlantic right whale) 12 (30291503224).jpg – Wikimedia Commons

La balena azzurra
Tra le balene la regina è sicuramente la balenottera azzurra (Balaenoptera musculus) che può raggiungere i 34 metri di lunghezza con un peso di 150 tonnellate. Le balene blu appartengono a un gruppo di balene, a volte chiamate rorquali dalla parola norvegese røyrkval che significa “balena rugosa”. Esse sono infatti caratterizzate dalle numerose pieghe nella loro pelle. Gli antenati di queste balene erano in possesso di zampe e camminavano sulla terra; in seguito si avventurarono in acqua per trovare cibo, persero i denti ed incominciarono a nutrirsi filtrando le loro prede attraverso i fanoni. Gli scienziati ritengono che, da un punto di vista evolutivo,  esse raggiunsero queste dimensioni in un periodo relativamente recente, forse solo negli ultimi 3 milioni di anni quando incominciarono a colonizzare tutti i mari spingendosi dalle alte latitudini alle acque più calde nella loro incessante ricerca di nutrimento. 

A differenza dei mammiferi dentati (odontoceti), le balene azzurre sono prive di denti e  possiedono fanoni, sottili e semirigidi, che crescono dalla parte superiore della bocca della balena. Le piastre che li compongono sono allineate l’una con l’altra e sono costituite da cheratina, la stessa proteina che forma negli umani le unghie ed i capelli. Con i fanoni filtrano il krill, un insieme di diverse specie di creature marine invertebrate appartenenti all’ordine degli Euphausiacea. Questi piccoli crostacei, che vivono in tutti gli oceani del mondo, con particolare concentrazione nelle acque fredde e polari, compongono lo zooplancton, cibo primario di balene e grandi pesci. Essi sono l’alimento principale nella dieta di centinaia di specie animali antartiche che senza il krill scomparirebbero.

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Krill antartico, Con il termine krill si indicano diverse specie di creature marine invertebrate appartenenti all’ordine Euphausiacea. Questi piccoli crostacei, che vivono in tutti gli oceani del mondo, con particolare concentrazione nelle acque fredde e polari, sono importanti organismi che compongono lo zooplancton, cibo primario di balene, mante, squali balena, pesce azzurro e uccelli acquatici – Source Krill666.jpg – Autore Uwe Kils Antarctic krill (Euphausia superba).jpg – Wikimedia Commons

Questo alimento, dagli anni ’70 ad oggi,  si è ridotto dell’80% a causa del surriscaldamento terrestre. Con lo scioglimento dei ghiacci vengono infatti a mancare il plancton di cui si nutrono. Le balene blu possono comunicare su lunghe distanze con suoni estremamente acuti e modulazioni acustiche che noi non possiamo percepire. Questi suoni sembra abbiano funzioni sociali avanzate. Esse sembrano raggiungere la maturità sessuale intorno ai nove anni e danno alla luce dei piccoli, si fa per dire, lunghi da 6 a 7 metri del peso di circa 2.700 chilogrammi. I piccoli restano con la madre fino a quando non hanno circa 2 o 3 anni.

Gli scienziati stimano che le balene blu possano vivere fino a 80-90 anni. Uno dei motivi per cui le balene blu sono in grado di vivere così a lungo è la loro mancanza di predatori naturali, tranne … gli esseri umani.  Sebbene gli esemplari giovanili possono essere occasionalmente attaccati dalle orche, di fatto la caccia a cui furono sottoposte li decimò per secoli. Oggi la principale minaccia sono i cambiamenti climatici, l’inquinamento marino, il rumore prodotto dall’Uomo e il traffico marittimo. Secondo l’Unione internazionale per la conservazione della natura e delle risorse naturali (IUCN), la popolazione mondiale delle balene blu sembra sia in aumento,  stimata tra 10.000 a 18.000 in tutto il mondo.

Questo fattore non deve porci in errore. La loro caccia, sebbene vietata dalla moratoria internazionale, continua ad avvenire per … ingiustificati se non futili motivi. La loro carne contiene infatti tossine e veleni (DDT) dannosi per l’Uomo per cui non ci sono giustificazioni per perseguire la caccia dei cetacei. Il loro presunto aumento è stato usato da alcuni Paesi per cercare di legittimare questa inutile caccia solo a dimostrazione della stupidità della nostra specie. 

 

 

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