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La battaglia di Salamina

tempo di lettura: 7 minuti

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livello elementare 
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: IV SECOLO a.C.
AREA: MAR MEDITERRANEO – GRECIA
parole chiave: Salamina, Persia, Grecia

 

Venticinque secoli fa una grande battaglia navale, forse la più importante della storia di quel periodo, avvenne tra la flotta di Serse, re della Persia, e i Greci in uno scontro che, in caso di vittoria persiana, avrebbe potuto cambiare la storia dell’Umanità. Raccontiamo quella grande battaglia navale che ebbe luogo nelle acque di Salamina, nel settembre del 480 a.C., uno scontro tutt’altro che scontato dove la tattica vinse la predominanza delle forze.

Le guerre persiane
Le fonti storiche ci aiutano in questo racconto. Iniziamo con il quadro storico. Le truppe persiane guidate da Serse invasero la Grecia nel 480 avanti Cristo, sicuri di poter spazzare via l’alleanza ellenica composta da diverse città-stato. Secondo Erodoto, Serse riunì un esercito composto da due milioni di uomini; in realtà gli storici contemporanei hanno ridimensionato questa cifra stimando che il contingente di Serse constasse di circa duecentomila soldati, molti dei quali imbarcati sulla flotta di supporto, composta da numerosi triremi, navi ausiliarie e trasporti. La flotta di invasione era composta da numerose navi persiane ma anche fornite dai loro alleati egizi, fenici di Sidone, Tiro e Arade, e greci della Ionia.

Serse poteva contare su una forza considerevole, soprattutto se rapportata agli eserciti del tempo; gli Elleni erano invece in grado di poter schierare circa 10.000 opliti di Sparta, tra 7.000 e 8.000 da Atene, ed un numero minore dalle città minori. Un rapporto di forza non comparabile ma i Greci potevano contare su una potente ed addestrata flotta navale, messa insieme dall’ateniese Temistocle, che come vedremo si rivelò l’arma vincente.

Original image by Dept. of History, US Military Academy. Uploaded by Mark Cartwright, published on 06 April 2013. The copyright holder has published this content under the following license: Creative Commons Attribution-ShareAlike.

In agosto, l’esercito persiano si scontrò al passo delle Termopili contro un manipolo di Spartani guidati da Leonida, in una missione suicida che aveva lo scopo di far guadagnare tempo al resto dell’esercito ellenico per rinforzarsi. Ma la sfida maggiore era sul mare dove doveva essere fermata la potentissima flotta di Serse.

Il primo scontro si svolse poco lontano dalle Termopili, nello stretto di Artemisium, opponendo parte della flotta ellenica a quella persiana. I Greci schierarono le loro navi nei pressi di Capo Artemisio, un punto di passaggio obbligato per la flotta persiana che supportava l’esercito con le vettovaglie. I Persiani, nell’intento di intrappolare le navi greche nello stretto, inviarono 200 navi ma una violenta tempesta le distrusse scaraventandole sugli scogli.  I Greci inviarono subito 53 trireme a sud dello stretto per attaccare la flotta persiana ma il risultato dello scontro fu deludente. Di fatto lo scontro non fu infatti decisivo e gli Elleni dovettero ripiegare verso sud per evacuare le città assediate. La flotta persiana, dopo la tempesta, dovette riorganizzarsi per rimettere insieme i ranghi, perdendo altro tempo prezioso.

Avanzando attraverso la Beozia e l’Attica, Serse attaccò e distrusse tutte le città sul cammino ed occupò Atene. Nel tentativo di continuare la resistenza, l’esercito ellenico si schierò sull’Istmo di Corinto con l’obiettivo di difendere fino all’ultimo uomo il Peloponneso. Una decisone rischiosa in quanto i Persiani avrebbero potuto aggirare facilmente l’Istmo accerchiando in un morsa mortale i Greci. Nonostante ciò, il leader ateniese Temistocle decise di attestarsi a Salamina cercando il combattimento navale nelle acque intorno all’isola. Serse inizialmente cercò di non farsi coinvolgere in quelle acque ristrette, e cominciò a spostare le truppe terrestri verso l’istmo con la speranza di rompere l’unione delle forze di Temistocle. Ma questo tentativo fallì e la flotta greca rimase al suo posto.

La battaglia di Salamina 480 BC – Fonte Dipartimento di Storia, Accademia Militare degli Stati Uniti – pubblico dominio
Battle of Salamis, 480 BC.png – Wikimedia Commons

Possiamo dire che al coraggio dei Greci si aggiunse la loro leggendaria astuzia. Temistocle inviò un servo a Serse, sostenendo che gli Ateniesi avevano subito un torto da parte degli alleati e desideravano cambiare posizione, salpando nella stessa notte dal Peloponneso. Dovette essere molto convincente perché Serse ordinò alla sua flotta di bloccare lo stretto di Salamina e quello di Megara ad ovest, convinto di imbottigliare la flotta ellenica in quelle acque ristrette.
 

Un gigante contro un pugno di eroi
La flotta di Serse era decisamente preponderante, essendo composta dalle navi degli alleati provenienti da diverse parti dell’Impero persiano. Il contingente navale egiziano fu inviato per bloccare il canale di Megara mentre il resto della flotta si schierò vicino allo stretto di Salamina. Inoltre, una piccola forza di fanteria persiana fu trasferita sulla vicina isola di Psyttaleia. Serse si spinse con le sue truppe alle pendici del monte Aigaleo da dove poteva osservare dall’alto la prossima battaglia. La notte trascorse senza incidenti, ma il mattino seguente un gruppo di triremi corinzie si spostò a nordovest, allontanandosi dallo stretto. Credendo che la flotta greca si stesse veramente disgregando, i Persiani si diressero verso lo stretto con le navi fenicie sulla destra, i greci ionici sulla sinistra e le altre forze navali al centro.

Suddivisa in tre ranghi, la formazione persiana cominciò a disperdersi mentre entrava nelle acque ristrette dello stretto di Salamina. Di fronte a loro, trovarono la flotta alleata con le navi ateniesi a sinistra, e quelle spartane a destra, e le altre navi alleate al centro. Mentre i Persiani si avvicinavano sempre di più, i Greci attirarono il nemico nelle acque sempre più ristrette, acquistando tempo per guadagnare il vento del mattino e la marea. Presa velocità le triremi greche invertirono velocemente la rotta, attaccando la prima linea delle navi persiane che, sorprese dalla manovra greca, furono spinte verso la seconda e terza linea, causando la rottura della formazione.

durante la battaglia di Salamina l’azione combinata ateniese ed egineta provocò una gran perdita di unità nella flotta persiana in fuga – credito L’inesprimibile nulla
Ritirata persiana durante la battaglia di Salamina.svg – Wikimedia Commons

In pratica le pesanti navi persiane si trovarono bloccate con gravi difficoltà a manovrare, alla merce delle veloci ed agili navi greche. Alla sinistra greca, l’ammiraglio persiano Ariabignes fu ucciso all’inizio dei combattimenti, lasciando gli alleati Fenici senza una guida tattica. Bastò poco ed i Fenici furono i primi a rompere lo schieramento e fuggire. Sfruttando questa breccia gli Ateniesi spezzarono la flotta di Serse in due. La situazione per i Persiani peggiorò nel corso della giornata con la diserzione delle navi dei greci ionici. A questo punto, alla flotta persiana non restò che ritirarsi verso il Phalerum, inseguita e colpita senza pietà dalle triremi greche.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è diekplous.jpgIl Diekplous
Una delle principali tattiche di combattimento dell’antica guerra navale era il Diekplous che consisteva nell’avvicinarsi alla flotta nemica, penetrando nello spazio tra l’una e le altre unità nemiche per rompere il maggior numero possibile di remi attraverso l’urto lungo le fiancate delle navi. Immobilizzato l’avversario veniva effettuata una inversione di rotta (chiamata periplo) per il successivo abbordaggio. Naturalmente era richiesta una grande precisione di manovra e di velocità. Una contromisura difensiva per contrastare la manovra di attacco era di dispiegare le navi su due file in scacchiera in modo che gli attaccanti, dopo il primo sfondamento, fossero esposti al rischio di essere speronati dalle navi della seconda linea difensiva più arretrata. Ovviamente questo valeva se era disponibile un numero maggiore di navi. L’arrembaggio era preceduto dal lancio di giavellotti e pietre in modo da diminuire l’efficienza nelle forze nemiche. Temistocle nella battaglia di Salamina aveva costruito trireme più grandi con una lunga passerella, per schierare gli opliti pronti per l’arrembaggio. disegno da Naval Combat Strategies | Shady Isle Pirate Society (bbprivateer.ca)

Epilogo di una sconfitta navale storica
Sebbene sia difficile ipotizzare le conseguenze di una vittoria persiana, di fatto la risposta greca fece tramontare il sogno persiano di estendersi nel Mediterraneo. Le perdite per la battaglia di Salamina non sono note con certezza, tuttavia, si stima che gli Elleni persero circa 40 navi mentre i Persiani circa 200. Avendo vinto la battaglia navale i Greci attraversarono lo stretto ed eliminarono le truppe persiane ormai in rotta a Psyttaleia. Serse, rendendosi conto della distruzione di gran parte della flotta, necessaria per assicurare i rifornimenti alle truppe terrestri, ordinò quindi di dirigersi a nord per proteggere l’Ellesponto. La Grecia era salva e lo strapotere persiano era stato piegato dall’astuzia e coraggio greco.

Le navi trireme impiegate durante la battaglia di Salamina avevano origini antiche. Alcuni studiosi ritengono che furono ideate dai Corinzi, che l’avevano equipaggiate con due ordini di remi, aggiungendo una piattaforma fuori bordo a sostegno del terzo ordine di remi. Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è ARCHEOLOGIA-Model_of_a_greek_trireme-1024x596.jpgPossedeva, generalmente, un albero con vela quadrata, ma a volte due e, più raramente, un bompresso (in Grecia). Ai lati della poppa erano collocati due remi-timone e, all’estrema poppa, un castello per gli ufficiali. Si pensa che le navi da guerra impegnate nella battaglia di Salamina fossero navi di questo tipo. L’arma principale della trireme era un rostro in quercia, posto sull’estensione della chiglia, a volte laminato in bronzo. Fino al V secolo le flotte da guerra erano formate da navi con 50 remi, 25 per lato, chiamate pentecontori, piuttosto lente e poco manovriere. La trireme, fino all’introduzione del quinquereme (cinque ordini di remi), rimase la nave da guerra greca tipica. Lo scafo era leggero, senza ponte, con una larghezza più sottile per le navi mercantili. Di media raggiungeva i 35-40 metri con una larghezza dai 6 ai 7 metri. La prua era rialzata, a forma di falce ricurva, con una testa di ariete in bronzo. Su entrambi i lati dell’arco erano dipinti due enormi occhi per tenere lontano la sfortuna. Durante la guerra del Peloponneso, la prua era rinforzata da un lato all’altro, in modo da proteggere gli scalmi che sporgevano in avanti. Le banche di rematori non erano state poste su tre piani diversi; per liberare il movimento del remo di ciascun vogatore, erano tutti schierati su un piano di parità, ma in formazione a spina di pesce, così che su ogni sponda sedevano tre rematori su ciascun lato, ciascuno manovrando un remo – Fonte Deutsches Museum, Munich, Germany
Model of a greek trireme.jpg – Wikimedia Commons

 

in anteprima triremi greche a Salamina – Fonte La storia universale illustrata di Source Cassell, 1882Autore Edmund Ollier
Greek triremes at Salamis.jpg – Wikimedia Commons

 

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