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Un mondo di ali sommerse parte I

tempo di lettura: 7 minuti

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livello elementare 
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ARGOMENTO: RELITTI
PERIODO: XX SECOLO
AREA: OVUNQUE
parole chiave: relitti, aerei
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Il relitto di un SM-79 uno dei più popolari bombardieri della Regia Aeronautica durante la WW2. Basati in Grecia la loro missione era quella di fare delle incursione sul Mar Rosso e nel lato orientale del Mediterraneo. Questo esemplare probabilmente fu abbattuto nel 41 e fu ritrovato a largo della città di Kas, IL Savoia Marchetti si trova a 61 metri di profondità e nel complesso è ancora in buono stato di conservazione. I motori sono ancora distinguibili ed uno è leggermente spostato in avanti, separato dal resto della fusoliera, probabilmente a causa del violento  impatto. 

La maggior parte dei relitti aeronautici sono stati localizzati nelle località in cui avvennero gli scontri e le battaglie più intensi e cruenti della seconda guerra mondiale. Solo per citarne alcune, le battaglie aeronavali tra giapponesi e americani per il controllo delle isole del Pacifico, come alle Isole Marianne, Iwo Jima ed Okinawa, il cui esito fu decisivo proprio grazie al consistente impiego dell’arma aerea da parte dei contendenti. Forse l’area che presenta più relitti aeronautici è l’arcipelago di Truk, situato ad oriente delle Filippine, a 7° di latitudine nord. Truk fu teatro di violenti scontri ed è uno dei cimiteri di navi e aerei più spettacolari, un vero e proprio museo sottomarino  ed una  “manna” per i subacquei appassionati di relitti.

il relitto di uno Zero giapponese nelle acque di Truk

Questo arcipelago della Micronesia, caposaldo giapponese nel Pacifico durante la seconda guerra mondiale, grazie alla sua conformazione naturale, era considerato pressoché inespugnabile tanto da essere soprannominato la “Gibilterra” del Pacifico. Quando nel 1943 gli americani pianificarono il piano per la sua conquista si pensò ad un attacco con soli aerei, per distruggere le fortificazioni nemiche, gli aeroporti e le forze di terra al fine di ridurre le perdite nello sbarco successivo. L’impiego massivo delle forze aeree per preparare l’area allo sbarco divenne una tattica una tattica vincente che cambiò le regole della guerra in mare.

L’operazione Hailstone fu un massiccio attacco aereo americano effettuato  il 17 e 18 febbraio 1944 con centinaia di velivoli tra bombardieri, aerosiluranti e caccia contro la base aeronavale giapponese di Truk. I giapponesi previdero l’attacco americano e di conseguenza non vi erano unità da battaglia pesanti quando gli americani attaccarono. Comunque le perdite patite dai giapponesi furono pesantissime: circa 270 aerei di vario tipo  furono abbattuti e molti distrutti al suolo. L’attacco eliminò di fatto una base nemica, strategica per i nipponici, isolandola fino al termine della guerra. Il grande impiego di mezzi usati dagli americani venne visto come una vendetta dopo l’attacco a Pearl Harbor. 


Il 16 febbraio 1944 incominciò l’operazione “
Hailstone
”.

Durante la notte la flotta navale americana, formata da nove portaerei, sei corazzate, diversi incrociatori e cacciatorpediniere, si avvicinò a Truk. All’alba del 17 febbraio 72 caccia “Hellcat” si alzarono in volo e puntarono contro la fortezza giapponese.

La battaglia che ne scaturì fu la più cruenta che la storia ricordi; ogni trenta secondi un aereo precipitava in fiamme. Poche ore dopo decollarono dalle portaerei americane anche i bombardieri “Dauntless” e gli aerosiluranti “Avenger” che compirono una trentina di incursioni, ognuna delle quali, venne stimato fu più violenta rispetto all’attacco giapponese a Pearl Harbour.

US Aircraft crash © Mike Gerken: Evolution Underwater Imaging

Alla fine della battaglia, oltre alle fortificazioni giapponesi, risultarono distrutti complessivamente 416 aerei ed affondate dalle 40 alle 60 navi (il vero numero non fu mai dichiarato). Il 15 agosto 1945 l’avamposto giapponese di Truk, stretto d’assedio e allo stremo delle forze, capitolò definitivamente.

laguna di Truk. il più grande sacrario sottomarino esistente

Negli anni successivi l’arcipelago micronesiano rimase completamente chiuso per consentire le operazioni di bonifica della laguna. Oggi Truk è stata dichiarata zona di rilevante interesse storico e nulla di quanto si trova nei suoi fondali può essere asportato. I relitti della laguna costituiscono un vero e proprio museo sommerso, meta prediletta di subacquei di tutto il mondo.

il recupero del Messerschmitt Bf 109

Ritrovamenti eccezionali
Un relitto aereo importante fu quello di un Messerschmidt Bf 109, costruito nel 1939 e sopravvissuto alla Battaglia di Francia e alla Battaglia d’Inghilterra, il velivolo fu inviato sul  fronte russo. Di questo aereo è noto il nome del pilota, Wulf-Dietrich Widowitz, e le cause del suo abbattimento. Il velivolo fu colpito dal fuoco sovietico ed il pilota riuscì a dirigersi verso un lago ghiacciato dove tentò un atterraggio di fortuna. Widowitz sfuggì al relitto che rimase intatto sul fondo del lago dopo il suo quasi perfetto atterraggio di emergenza. Lì rimase intatto per più di sei decenni, fino a quando non fu finalmente recuperato nel 2003. Una miriade di fori di proiettile erano visibili sulle ali del velivolo e negli stabilizzatori orizzontali, mentre un grosso danno, causato da un colpo di cannone antiaereo,  era presente alla radice dell’ala destra.

Messerschmidt Bf 109 fuori dall’acqua

Il Messerschmidt Bf 109, nonostante tutto, era in buone condizioni ed il suo carrello era ancora in grado di sostenere il peso dell’aereo, dopo essere stato sollevato e messo a terra dalle squadre di recupero.

il sollevamento del Brewster F2A Buffalo

Un altro recupero eccezionale fu quello di un Brewster F2A Buffalo,  ritrovato nelle gelide acque di un lago artico nei pressi di Murmansk, in Russia, unico esemplare del genere (intatto) sopravvissuto al mondo. L’aereo era stato costretto a fare un atterraggio di emergenza su un lago ghiacciato dopo essere stato colpito dal fuoco nemico. Il suo pilota, l’asso finlandese Lauri Pekuri, era stato coinvolto in un combattimento aereo sopra l’aeroporto sovietico di Sekehe, vicino a Murmansk. Pekuri aveva già abbattuto due Hurricane Hawker russi prima di essere abbattuto. Il pilota dell’asse, dopo l’atterraggio, uscì dal Brewster e riuscì a tornare alle sue linee. 

L’aereo, che aveva sfondato il ghiaccio, si immerse rapidamente e restò sul fondo del lago Big Kolejärvi, fino a quando fu ritrovato e recuperato nel 1998 dopo una ricerca di quattro anni. Lo scafo era ancora in eccezionali condizioni e fu inizialmente esposto al Museo dell’Aviazione della Finlandia Centrale prima di essere trasferito al Museo dell’Aeronautica Navale di Pensacola, in Florida dove può essere ammirato.

E nel Mediterraneo?
Nel mar Mediterraneo i relitti sono distribuiti su una superficie decisamente più vasta.  Tuttavia è possibile individuare alcune zone che per concentrazione di relitti di velivoli risultano particolarmente interessanti per l’archeologia aereonautica.

Lockeed P-2 Neptune

Iniziamo con la zona di mare circostante le isole di Malta, Gozo e Comino, teatro di attacchi furiosi durante la guerra, dove giacciono numerosi relitti aeronautici della seconda guerra mondiale di ogni nazionalità: inglesi, italiani, tedeschi e americani. Per scelta delle autorità locali, ad una musealizzazione dei velivoli è stato preferito il mantenimento degli stessi in loco. Una scelta guidata anche da un interesse turistico, per fornire ai tanti subacquei che si recano in quelle acque una attrazione in più. Fra di essi un Lockheed P-2 Neptune (noto come P2V nella US Navy), un aereo da pattugliamento anti sommergibili costruito dagli Stati Uniti.  L’aereo in rientro verso Malta precipitò  in mare presso l’aeroporto di Luqa (ora Malta International), presumibilmente a poche miglia dal sito in cui è stato poi ritrovato. Il P-2 si trova a circa 100 piedi (30 m) di profondità e, dopo il ritrovamento, fu deciso di non recuperarlo e renderlo una attrazione turistica per i subacquei. 

il relitto del Bristol Blenheim

Il P-2 non è l’unico relitto aereo di Malta e, nelle sue acque, può essere osservato il relitto di un bombardiere leggero bimotore di circa 13 metri di lunghezza con una apertura alare di 17,2 metri. Il 13 dicembre 1941, durante una missione a Cefalonia in Grecia, fu attaccato e danneggiato da un aereo nemico italiano. Il Bristol Blenheim riuscì a tornare a Malta ma il pilota dovette ammarare. Il relitto si trova a circa 500 metri da Xrobb l-Ghagin, sulla costa orientale di Malta, ad una profondità di 42 metri su un fondale di sabbia. Le ali del bombardiere ed i motori radiali sono per lo più intatti ed uno presenta ancora un’elica piegata dall’urto con l’acqua. Manca la copertura della cabina di guida e la fusoliera posteriore si è staccata ma si trova a pochi metri di distanza dal relitto principale. 

Anche la zona intorno all’isola di Pantelleria e la costa meridionale della Sicilia sono particolarmente interessanti per la ricerca dei velivoli. La conformazione del fondale e la non eccessiva profondità, che non supera mai i cinquanta metri fino a 20 chilometri dalla costa, ne facilita la scoperta. Particolarmente interessante sono anche la costa calabra intorno a Reggio Calabria, il golfo di Salerno e la zona antistante Anzio e Nettuno, quest’ultima teatro dello sbarco alleato del 1944 e nelle cui acque poco profonde giacciono ancora numerosi velivoli. 

A Santa Caterina di Nardò, in provincia di Lecce (Puglia) giace da oltre 60 anni il relitto di un aereo tedesco Junker 88, situato a circa 35 metri di profondità. Largo circa 20 metri e lungo, il relitto è ancora in ottimo stato di conservazione. Fu scoperto negli anni 2000.

Proseguendo verso nord abbiamo il tratto di mare compreso tra la Corsica e la costa Toscana, interessato nel periodo bellico da un intenso traffico aereo diretto verso il centro Europa, e  l’Adriatico lungo la costa da Pescara fino a Manfredonia,  dove erano tra l’altro collocate numerose basi aereonautiche. Vedremo in un prossimo articolo tre ritrovamenti che portarono a tentativi di recupero più o meno di successo in quelle acque nazionali.

Stefano Berutti

 

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PARTE I PARTE II

 

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