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livello elementare
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ARGOMENTO: MARINA MILITARE
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: na
parole chiave: LHD, Nave Trieste
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Meglio tardi che mai, finalmente è stato varato il 25 maggio 2019 una nuova unità maggiore per la Marina Militare italiana, il Trieste (LHD L 9890). Dopo il taglio della prima lamiera, avvenuto il 12 luglio 2017 nello stabilimento della Fincantieri di Castellammare di Stabia, circa sette mesi dopo, nel febbraio 2018, fu impostata la sua chiglia nel cantiere navale stabiese, dando quindi il via alla costruzione di questa grande nave. Finalmente il Trieste è sceso in acqua e potrà iniziare il suo lungo allestimento che dovrebbe terminare entro il giugno 2022, quando la nave sarà consegnata alla Squadra Navale in sostituzione dell’ormai stanco Giuseppe Garibaldi e del LPD San Giusto.
Un importante passo avanti per lo sviluppo della marina italiana del III millennio
Tecnicamente una LHD, Landing Helicopter Dock, è un’unità d’assalto anfibio polivalente, dotata di un ponte di volo continuo, come le portaerei, che permette di operare con elicotteri leggeri e pesanti e/o velivoli STOL/VTOL. Queste navi hanno assunto nel secondo dopo guerra un’importanza sempre maggiore sia per le loro capacità C4I di operare in aree di crisi complesse per il trasporto strategico di forze anfibie, sia per il loro impiego in modalità dual use ovvero a favore di altri Enti dello Stato (come la Protezione civile) per supportare attività umanitarie e di soccorso alle popolazioni colpite da calamità naturali.
Dal punto di vista militare, gli LHD possiedono robuste capacità di Comando, Controllo e Comunicazioni, e possono assumere funzioni di comando e controllo nell’ambito di operazioni di lunga durata in mare e di evacuazione di italiani all’estero.
Con oltre 1.060 posti letto disponibili, nave “Trieste” è dotata di un ponte di volo con gli spot per elicotteri necessari ad assicurare, in più sortite, l’operatività di un battaglione di 600 uomini, e di un ponte garage in grado di ospitare veicoli gommati e cingolati, civili e militari fino a circa 1.200 metri lineari.
Un lungo cammino
Se ne incominciò a parlare agli inizi del terzo millennio e venne inclusa nelle unità previste con la legge navale 2014-2015. La nave, nel tempo, crebbe in termini di dislocamento arrivando infine alle attuali 33.000 tonnellate a pieno carico con una lunghezza, fuori tutto, di circa 245 metri. Di fatto, una volta entrata in Squadra sarà l’unità più grande della flotta. Il progetto presenterà due isole distinte, la prima (quella a proravia) per la navigazione, la seconda (a poppavia) per la gestione ed il controllo delle operazioni di volo, garantendo un maggior raggio visivo, più spazio sul ponte di volo e anche una gestione più fluida ed efficiente delle varie attività. Una configurazione simile a quella adottata anche dalle ultime portaerei britanniche classe Queen Elizabeth.
A differenza della porta aeromobili Cavour, che ha un’unica aviorimessa riconfigurabile in un ponte veicoli (ma non allagabile), questa unità sarà dotata al di sotto del ponte di volo di due ulteriori ponti con paratie rimovibili come nel Cavour (in modo da raggiungere 2600 m²), collegato ad un ponte inferiore di 2200m², diviso in un’autorimessa da 700m² per lo stivaggio dei mezzi e in un bacino allagabile dimensionato per far entrare 4 LCM-1E o un LCAC.
Il suo punto di forza è proprio la presenza del bacino allagabile al di sotto dell’hangar, che consentirà di utilizzare mezzi anfibi tipo LCM (Landing Craft Mechanized), gommoni a scafo rigido (RHIB) ad uso delle forze speciali ed anfibie, e mezzi anfibi LCAC e L-CAT in dotazione alle marine alleate. Invece non è ancora chiaro se sarà presente uno ski-jump sul ponte di volo, struttura impiegata per facilitare il decollo degli aerei STOVL (in particolare gli F35B) la cui presenza sembra sia stata certificata.
Il gruppo motori CODLOG assicurerà un autonomia di 7000 miglia a 16 nodi e con una velocità massima di 25 nodi. Il Trieste avrà due assi con eliche a 5 pale con passo variabile e due timoni compensati a spada, due pinne stabilizzatrici retrattili, due eliche di manovra prodiere ed un’elica di manovra poppiera intubate, che garantiranno una maggiore manovrabilità in spazi ristretti.
Capacità offensiva e difensiva
La nuova unità navale presenta sistemi d’arma e di C4 di ultima generazione impiegati anche da molte marine alleate.
Per quanto riguarda il comparto d’artiglieria, sono presenti:
Tre cannoni multiruolo Otobreda 76/62 (due a prua e uno a poppa) del tipo Super Rapido MF Davide, con munizionamento guidato. Questi tipo di cannone ha avuto un successo straordinario venendo acquisito da numerose marine straniere. L’arma è caratterizzata da una cadenza di tiro molto elevata, soprattutto nella versione Super Rapido (120 colpi al minuto), particolarmente adatto per la difesa antiaerea e anti-missile e per la difesa di punto.Nello specifico il MF Davide è un sistema di difesa anti missile a corto/cortissimo raggio, basato sull’impiego delle nuove centrali di tiro multi sensore degli impianti da 76/62 Super Rapido, capace di sparare munizionamenti guidati e quindi di correggerne la rotta anche in volo indirizzandoli sull’obiettivo. In dotazione, anche tre mitragliere a controllo remoto OTO Melara da 25/80 mm e due lanciarazzi OTO Melara ODLS-20 per il lancio delle chaff (congegni di inganno elettronici impiegati in guerra elettronica).
La componente missilistica prevede due lanciatori verticali VLS Sylver A50 (già presenti sulla portaerei Cavour e nelle nuove unità italo/francesi Orizzonte e FREMM) da otto celle (posti uno a prua ed uno a poppa). Il sistema Sylver possiede la più alta cadenza di tiro tra i suoi simili, potendo lanciare fino ad 8 missili Aster 15/30 al secondo (ovvero il lancio di un missile in soli 150 millisecondi). Essendo il fattore tempo fondamentale in operazioni reali in caso di minaccia aerea o missilistica effettiva, i missili superficie/aria Aster sono il braccio armato del sistema Sylver. Essi sono stati studiati e realizzati da EUROSAM, un consorzio europeo formato da MBDA Italia, MBDA Francia e Thales, seguendo specifiche operative molto avanzate. La famiglia Aster è composta dalle due varianti: l’Aster 15, con gittata di 30 km, e l’Aster 30 con una gittata maggiore che raggiunge i 120 km. In particolare, il loro sistema di guida si avvale di un radar attivo nella fase finale, mentre nella fase di crociera il missile riceve aggiornamenti tramite un complesso sistema di data-link.
La scoperta e la sorveglianza aerea e di superficie sono assicurati da radar sofisticatissimi come il PAR SPN-720, radar navale di precisione, capace di inseguire 300 tracce e 12 bersagli contemporaneamente (con una portata superiore ai 200 km) ed il modernissimo Kronos Power Shield (AESA in banda L), un sistema completamente digitale, che consente di gestire grandi quantità di dati in minor tempo, migliorando così le prestazioni del radar. La sua novità principale è che il segnale di trasmissione e ricezione è già digitale a livello del singolo elemento radiante, basato su “TRM digitali ospitati nei cosiddetti blocchi denominati Digital Active Tile” per cui il ricetrasmettitore radar è più sottile e permette al sistema radar di elaborare più velocemente un maggior numero di informazioni. Il “KRONOS POWER SHIELD” offrirà un campo di sorveglianza multifunzione con una portata di 1 500-2 000 km. Non mancano poi i sistemi elettronici IFF e TACAN per il supporto e sorveglianza aerea.
Venendo alla capacità aerea, il Trieste possiede un ponte di volo di 230 per 36 metri di larghezza, con nove punti di decollo per gli elicotteri o per 4 F35B, ultimi aerei VSTOL di cui si è dotata anche la Marina Militare italiana.
In condizioni di piena operatività, il ponte potrà accogliere dai 14 ai 20 aeromobili in diverse configurazioni (presumibilmente 4-6 F35B a poppa e 8-10 elicotteri NH 90 e/o SH 101 a prua). In merito ai tanto discussi F 35B, non tutti sanno che il 25 gennaio 2018 è stato consegnato al Ministero della Difesa italiano il primo F-35B STOVL (Short Take-Off/Vertical Landing) Lightning II assemblato al di fuori degli Stati Uniti e destinato ad imbarcare sulle navi della Marina Militare. Il velivolo è stato interamente realizzato nello stabilimento FACO (Final Assembly and Check Out) di Cameri.
L’F-35 Lightning II è un caccia di quinta generazione che combina la più avanzata tecnologia stealth con velocità e agilità di manovra tipiche dei caccia più evoluti. Inoltre possiede un sistema di sensor fusion per l’acquisizione e la gestione più efficiente delle informazioni con capacità operative di rete nonché avanzate funzioni di supporto. La sua capacità multiruolo fornirà uno strumento operativo significativo che comporterà risparmi nella catena logistica grazie alla maggiore versatilità del velivolo.
Tornando alla struttura del LHD Trieste, la sua aviorimessa (2600 metri quadri) può ospitare un massimo di quattordici aeromobili in diverse configurazioni operative. Inoltre, per la loro movimentazione verso e dal ponte di volo, sono presenti due elevatori per un carico massimo di 42 tonnellate. Grazie alla doppia isola sul ponte di coperta, tutte le operazioni di volo sono controllate dall’isola di poppa. Per la scoperta di eventuali siluri lanciati da sommergibili avversari, il Trieste sarà dotato con un sonar ‘passivo’ a cortina trainata Black Snake, integrato con il sistema ODLS-20 per il lancio di nuovi ingannatori subacquei.
Vediamo ora le sue importanti ed avanzate capacità anfibie. A differenza del Cavour, il secondo ponte, sotto l’hangar, presenta un bacino allagabile di 55 metri per 15, dimensionato per l’ingresso di quattro LCM. Gli LCM, capaci di trasportare un carro Ariete, 5 Iveco LMV Lince, oppure un Centauro, un Freccia o 300 soldati. Questa capacità va vista anche in dual use per il soccorso umanitario in zone colpite da emergenze ambientali come terremoti o inondazioni. La nave possiede infatti una capacità di sbarco per i mezzi di soccorso civili che potranno avvalersi anche di un’area ospedaliera ROLE 2 completamente attrezzata con moderne sale operatorie, laboratori di radiologia e analisi, un gabinetto dentistico ed una zona degenza per 28 ricoverati gravi, per un totale di settecento metri quadri. Inoltre ulteriori posti letto saranno resi disponibili in moduli a container che potranno essere imbarcati in maniera modulare secondo le esigenze.
In sintesi una nave da tempo attesa, in sostituzione del Garibaldi giunto ormai alla fine della sua lunga e gloriosa vita operativa, che si integra nella visione della futura capacità operativa della Marina Militare italiana del III millennio.
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).
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