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livello elementare
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ARGOMENTO: OCEANOGRAFIA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: MAR MEDITERRANEO
parole chiave: stretto di Messina
Dal profondo degli abissi
In continuità con quanto è stato precedente illustrato e commentato per l’Area dello Stretto tra la Calabria e la Sicilia**, vi è un fenomeno particolare che costantemente si verifica sulle spiagge o meglio sulle strette fasce costiere ovvero la superficializzazione della fauna abissale dalle acque di profondità ed oltre. Questo fenomeno è particolarmente evidente sulla costa calabra. Nell’Area dello Stretto, in profondità (2000 metri) si è consolidata un’oasi “atlantica” in Mediterraneo in quanto si sviluppa, si riproduce e si è adattata quella fauna atlantica attestata intorno ai 4000 metri.
La stretta fascia litorale della Spiaggia degli Abissi, tra Punta Pezzo e Cannitello (località della costa calabra a nord del porto di Villa San Giovanni), si rivela come l’ambiente marino più profondo o abissale dell’Area dello Stretto. I flussi della forte corrente marina trasportano dalle profondità del Mar Jonio e del Mar Tirreno, superando la sella sottomarina di Punta Pezzo a – 76 metri, verso la superficie del mare tutti gli organismi marini viventi delle profondità abissali.
Questo avviene nella fase di corrente scendente (verso sud) che scorre sotto costa con il concorso del movimento ondoso prodotto dai venti del 1° quadrante e/o dal transito intenso delle grandi navi da crociera e da trans-shipment. In alcune giornate del mese lunare, sull’intera spiaggia tra le località di Punta Pezzo e Cannitello, si può osservare questa straordinaria fauna abissale che si è adattata ad ambienti senza la luminosità solare e che rivela tutta la diversità biologica marina profonda esistente in Mediterraneo.
Questa fauna abissale comprende diverse specie di pesci dall’aspetto mostruoso o non consueto: il pesce ascia d’argento o pesce accètta (Argyropelecus hemigymnus) che ha la forma di una piccola àscia dai riflessi argentati, sul suo corpo sono evidenti le cellule fotofore o fotofori che producono una luminosità propria conformata alla sagoma del corpo e necessaria negli ambienti oscuri degli abissi. Altre caratteristiche di questa specie sono l’organo della vista costituito non da un occhio con la pupilla come nei pesci degli ambienti litorali e illuminati, ma da una piccola lente sferica che amplifica la debole luminosità prodotta dal fotoforo sottostante ad essa. Caratteristica è la forma della bocca piuttosto ampia, rispetto alle dimensioni del pesce, e dai denti alti e sottili utili ad ingabbiare le difficili prede nell’oscuro mondo delle profondità marine.
Il pesce drago di mare (Chauliodus skyllae** [= Ch. sloani]) dal corpo allungato e scuro quasi nero argentato sottolineato dai numerosi fotofori, è noto per la propria strategia predatoria affidata alle larghe fauci che si aprono come quella di un serpente terrestre, ha una serie di lunghi affilati sottili denti posti al di fuori delle fauci stesse. Usa un lungo filamento, prolungamento di un raggio della pinna dorsale, sempre luminescente, che agita davanti alla bocca come una canna da pesca per attirare altri pesci illuminati dai fotofori.
Il pesce vipera di mare (Stomias boa) molto simile al precedente nella forma del corpo che è scuro, allungato con file di fotofori, porta sotto il mento un corto bargiglio con all’estremità il fotoforo luminescente che usa come esca per le sue prede che possono essere più grandi dello stesso corpo di questo pesce. Il raro pesce batofilo nero (Batophilus nigerrimus), dal corpo scuro e allungato per 10 – 15 cm, ha il filamento col fotoforo sotto la bocca.
Il gruppo dei diversi pesci Mictofidi o pesci lanterna per la presenza sul loro corpo dei fotofori sono genericamente denominati dai pescatori diavulicchi per il loro luccicare quando di notte risalgono dalle profondità in superficie; ecco i loro nomi: il pesce lanterna puntato (Myctophum punctatum), il pesce lanterna coccodrillo (Lampanyctus crocodillus), il pesce lanterna minore (Lampanyctus pusillus); il pesce lanterna nasuto (Gonichthys coccoi); il pesce lanterna di madera (Ceratoscopelus maderensis), il pesce lanterna sottile (Notoscopelus elongatus), il pesce occhio lucente (Diaphus rafinesquei), il pesce muso lucente (Aethoprora metopoclampa), il pesce elettrona (Electrona rissoi), il pesce lanterna glaciale (Benthosema glaciale), il pesce coda lucente (Lobianchia gemellari), il pesce coda brillante (Lobianchia dofleini), il pesce lampada (Hygophum hygomi), il pesce lampadina (Hygophum benoiti), il pesce simboloforo (Sybolophorus veranyi), il gruppo dei pesci che sembrano dei piccoli barracuda (Paralepis corengonoides, P. speciosa, Notolepis rissoi, Lestidiops sphyrenoides, L. jayakari pseudosphyraenoides).
Altri pesci batipelagici si presentano con il corpo trasparente e solo i fotofori o gli organi interni si notano quando sono in acqua; questi sono il pesce evermannella (Evermannella balbo) e il pesce luccio imperiale (Sudis hyalina). Ci sono anche pesci di profondità che hanno il corpo sottile e allungato di circa 50 cm come le anguille e tra questi si notano il pesce becco d’anatra (Nettastoma melanurum), il pesce beccaccino (Nemichthys scolopaceus) dal corpo sottilissimo con coda ancora più fine e bocca come un sottile e lungo becco divergente. Frequenti sono gli spiaggiamenti di altri pesci batipelagici come il pesce bocca spinosa (Gonostoma denudatum), il pesce maurolico (Maurolico muelleri), il pesce ittiococco (Ichthyococcus ovatus), i piccoli e trasparenti pesci boccatonda (Cyclothone pygmaea, C.braueri), i pesci vinciguerria (Vinciguerria poweriae, V. attenuata, Valenciennellus tripunctulatus).
Dalle profondità del Mediterraneo, con il trasporto della corrente marina, arriva spiaggiando, il plancton costituito da gamberetti, larve di crostacei, idrozoi, e altri gruppi di invertebrati marini che nell’insieme vanno a costituire il krill cioè il secondo livello della catena alimentare marina. Questa è la fonte di nutrimento degli organismi più grandi, dai coralli ai piccoli pesci, costituiscono l’alimento principale dei grandi cetacei (Balenottere), che vivono nel Canale di Sicilia e transitano in superficie nello stretto quando devono superare la cresta della Sella sottomarina.
In realtà il suddetto fenomeno di spiaggiamento di fauna marina profonda è preceduto da un fenomeno meno visibile in superfice perché si attua nella colonna d’acqua tra le profondità (1500 m) verso la superfice del mare: è la migrazione verticale del plancton o migrazione nicta-emerale (notte-giorno, buio-luminosità), della microfauna mesopelagica e profonda.
Questa microfauna vivente nasce nelle profondità dell’Area dello Stretto e del Mar Jonio per condizioni biologiche intrinseche al suo sviluppo vitale. Nei periodi di scarsa luminosità (già presente nelle profondità che si accentua quando per la stagione invernale con più breve radiazione luminosa diurna o per la copertura prolungata nuvolosa, nelle notti senza luminosità lunare periodo intorno al novilunio), questa microfauna va alla ricerca di una pur flebile fonte di luminosità necessaria ad attivare le componenti somatiche di bioluminescenza e dei fotofori, si sposta nella colonna d’acqua verso la superficie del mare. Poiché questa microfauna rappresenta il nutrimento dei pesci abissali, questi nella scarsa luminosità dell’ambiente e del periodo, inseguono nella migrazione le loro micro prede e risalgono la colonna d’acqua. Contemporaneamente si sviluppano durante il novilunio le massime intensità di correnti e conseguentemente le due componenti faunistiche principali delle profondità si ritrovano trasportate a percorrere poco più di 20 km di mare per un tempo di sei ore, due volte al dì. Raggiungono l’area nord tirrenica oltre lo Stretto dopo aver superato la cresta della Sella sottomarina (tra Punta Pezzo e Ganzirri). Giunti in superfice nel Basso Tirreno queste faune marine, con la variazione del senso della corrente o della sola Scendente, meglio se favoriti dal moto ondoso per i venti del primo quadrante (Ponente, Maestrale, Boria di canale), o dall’onda rafforzata delle numerose grandi navi di transito, vengono sospinte sulla Spiaggia degli Abissi tra Punta Pezzo e Cannitello sulle coste calabre (Vazzana A., 2011 p.32; 2016, p. 48; 2018 p. 93). Quando spirano i venti da sud, la quantità di spiaggiamento si nota in prevalenza tra Ganzirri e Capo Peloro in Sicilia.
Non solo spiaggiano i pesci abissali, ma contemporaneamente tutta la fauna marina profonda e batipelagica o plancton e necton, cioè accanto ai pesci abissali si notano le diverse specie di gamberetti e larve di crostacei o molluschi pelagici come per altri invertebrati si ha l’apparizione dei primi esemplari stagionali del sifonoforo Velella velella o barchetta di San Pietro. e Janthina pallida. Ciò permette agli studiosi di avere in estemporanea visione e una conoscenza degli abissi del nostro mare senza andare ad esplorare con batiscafi o ROV le alte profondità. Le varie componenti che determinano questo evento naturale esclusivamente in quest’area (cicli riproduttivi di faune marine atlantiche, fotoperiodo o solarità più breve; stagionalità meno luminosa, mancanza di chiarore notturno, maggiore forza del flusso delle correnti marine, presenza di moto ondoso favorevole o meno, cambiamenti climatici, praticabilità e impegno della fascia costiera) hanno permesso di definire e concentrare questo evento naturale che si può manifestare con effetti variabili in altri momenti o giornate nell’arco dell’anno solare, in un periodo ristretto di giorni. Perciò si è promosso di dedicare una giornata: quella dell’Abyss Day (già attuate dal 2014 al 2019) che coincide con la giornata del novilunio che cade intorno alla metà del mese di marzo di ogni anno, mentre per l’anno in corso, la giornata degli abissi è indicata nel novilunio del 20 Marzo 2020 nella prima mattinata presso le spiagge tra Punta Pezzo e Cannitello in Calabria.
La sequela dei fenomeni naturali biologici nell’Area dello Stretto continua.
Ad attendere l’arrivo in superficie della Biodiversità marina e profonda, avvisati da biosegnali, compaiono sulle onde o sulla scia della corrente migliaia di uccelli marini: quantitativamente più numerosi sono quelli del genere dei gabbiani (Larus sp.), più caratteristica è la presenza sugli scogli frangiflutti di Punta Pezzo dell’airone cinerino (Ardea cinerea Linnè, 1758) dei più vistosi Cormorani e Marangoni. I gabbiani si dispongono a perlustrare il mare volando a circolo verticale nord-sud-nord, inizialmente da nord sulla scia del riflusso della Scendente, raggiungono la zona dello stretto a fronte di Punta Pezzo all’altezza della Sella da dove risalgono le acque profonde e qui essi trovano in abbondanza le loro prede nei pesci abissali o batipelagici. Quindi pressati da altri consimili, si involano a pieno carico ritornando verso nord per ricominciare poi ad accodarsi in fila sull’acqua trasportati dalla corrente e in pausa per sistemare il cibo ingerito. Questo scenario si presenta di solito nelle prime ore mattutine.
I cormorani e i marangoni (Phalacrocorax carbo carbo e ssp. sinensis; Ph. aristotelis) si notano stazionare, tra un’escursione o un tuffo nelle acque, sopra gli scogli vicino alla costa con le ali aperte e mosse a ventaglio nel tentativo di asciugarle ai primi raggi del sole. Inoltre in queste acque a nord dello Stretto si raduna il grande predatore marino quale è il tipico pesce Spada (Xiphias gladius), proprio dove le correnti marine portano in superficie dalle profondità il suo cibo preferito: cefalopodi calamari e totani.
Per questo predatore in primavera comincia in quest’area il ciclo riproduttivo per la disponibilità di cibo; conseguentemente sul mare dello Stretto compaiono le tipiche feluche o passerelle che sono quelle imbarcazioni con un traliccio alto 25 m per l’avvistatore/timoniere e la passerella o ponte a sbalzo per il lanzatore a prua anch’essa abbastanza lunga per sorprendere dall’alto il grosso pesce con la spada e poterlo catturare.
Angelo Vazzana
testo e foto di Angelo Vazzana
** Vazzana A., 2016 – Fenomeni Naturali e Miti nell’Area dello Stretto-Skylla e Cariddi negli Autori reggini dell’Odissea. Ed. Gangemi, Roma; p.92, 120 foto a colori; ISBN 978-88-492-3276-9. International Publishing.
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Molto interessante e istruttivo. Un lavoro degno di essere divulgato nelle scuole. Abbiamo a portata di mano un mondo sconosciuto e misterioso e non lo sappiamo. Grazie !
Grazie, il dottor Angelo Vazzana è un serio professionista che da anni studia lo stretto di Messina e le sue caratteristiche, facendo divulgazione e didattica anche a favore delle scuole