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Reportage: documentata una forma di foresìa tra meduse e granchi di Pasquale Vassallo

tempo di lettura: 4 minuti

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livello elementare
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ARGOMENTO: REPORTAGE
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: FOTOGRAFIA
parole chiave: ecologia, foresia

 

Lunedì mattina, verso le sei del mattino, sono entrato in mare. È ancora buio e calmo. Ero lì, dove un tempo vivevano i Romani, dove mi sarei goduto quel paradiso nelle prime ore dell’alba. Amo immergermi nel mare solo con muta, maschera, pinne e la mia inseparabile macchina fotografica.

Intorno a me solo pace, silenzio, le prime luci dell’alba e le dolci onde della marea. Alcuni colpi di pinna ed incontro la mia prima medusa. Faccio alcune foto ma niente di speciale. Di solito faccio il mio solito percorso tra resti di strutture romane e grotte semisommerse. Ed è proprio all’interno di una di esse, girandomi verso l’ingresso, che mi ritrovo circondato da molte meduse. Sono solo nel mezzo.

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Comincio a scattare foto, e nel brusio dell’euforia noto che tra i loro tentacoli ci sono altre piccole creature marine. Alcuni pesci più piccoli trovano riparo nei tentacoli delle meduse, in modo che i pesci più grandi non provino a mangiarli. Alcune altre specie ospiti, che hanno catturato la mia attenzione, sono quei granchi della famiglia Liocarcinus vernalis, che saltano sulle meduse che si avvicinano al fondo, solo per ottenere un “passaggio” per nuove destinazioni lontane dal Golfo.

Il Liocarcinus vernalis è un granchio di sabbia della famiglia dei Portunidae. È un granchio che vive nei fondali sabbiosi e fangosi, ino ad una profondità di 100 metri, ma è anche un ottimo nuotatore, presente in tutte le acque marine costiere italiane. Ha un carapace che può arrivare fino a 40 millimetri di larghezza, ed è tipicamente grigio-gialla, con peluria sporadica. Il segmento terminale della quarta zampa posteriore è appiattito, e viene utilizzato per scavare una fossa in cui il granchio si nasconde. Le sue fosse sono particolarmente visibili agli ecoscandagli, restituendo una eco molto forte.

Le meduse sono delle Rhizostoma pulmo, comunemente chiamate Polmone di mare, della famiglia delle Rhizostomatidae. Le avrete viste in molti, si tratta di una specie pelagica, molto diffusa in Mediterraneo, di grosse dimensioni che può raggiungere anche i 10 chilogrammi di peso, rappresentando la più grande del mar Mediterraneo. Di solito non provoca al contatto gravi conseguenze perché i suoi tentacoli non risultano urticanti per l’Uomo. Però in acqua di solito rilascia una sostanza tossica che può causare piccole abrasioni.

Nei giorni seguenti, sono tornato più volte in mare in diversi momenti della giornata, per approfittare di questo evento, mai notato prima. Continuavo ad uscire dall’acqua con il viso e le labbra gonfie. Sinceramente anche ora, che sto mettendo giù queste parole, sento ancora l’effetto dei loro tentacoli urticanti. Ciò non ha rallentato minimamente le mie immersioni con queste creature affascinanti, che con i loro movimenti sinuosi e delicati restano fissi nella mia testa, ma soprattutto nel mio cuore.

Foresìa
Presentati i due attori, parliamo di ciò che ho potuto osservare. Questo evento che avviene tra questi due organismi, tra la medusa ed il granchio, viene definito “foresìa”, ed è un vero e proprio trasporto attivo, dove un organismo (il granchio), che viene definito con il nome foronte, si fa trasportare da un altro (la medusa) senza arrecare danno a quest’ultimo. Il beneficio per il foronte è quello di colonizzare più rapidamente nuove zone e, molto più probabilmente, allontanarsi dalla zona precedente, forse frequentata da troppi predatori. Un vero spettacolo della natura.

 

Pasquale Vassallo
Fotografo subacqueo, laureato in produzioni marine presso l’università “Federico II” di Napoli, studioso dell’ecosistema marino, nasce a Napoli nel 1970. Ha imparato sin da piccolo ad amare il mare e ad immergersi in apnea alla ricerca di polpi e ricci. Con il passare degli anni, la passione per il grande blu, si è evoluta in pura esplorazione del mondo sommerso. Autodidatta, inizia la sua attività di fotosub con una Nikonos III nel 1989, orientandosi sempre più verso la fotografia d’interesse biologico, favorito dalla ricchezza dei fondali del golfo di Napoli. Le sue foto ed i suoi articoli sono stati pubblicati su importanti riviste nazionali e internazionali, tra queste: National Geographic, Tauchen, Dive Master, Discovery Magazine, Le Figarò, GeoMagazine e molte altre.

Numerosi i premi e riconoscimenti in tutto il mondo, tra cui il prestigioso “Plongeur dʼOr” nel 2011 di Marsiglia. Un suo portfolio è stato pubblicato nel numero 100 della rivista Asian Diver; alcune sue immagini sono state inserite nell’edizione unica della rivista “Scuba Diver Ocean Planet” dedicata agli artisti che hanno lasciato un segno nella fotografia subacquea. E’ anche collaboratore della nota agenzia fotografica francese, BiosPhoto. Nel 2016 è il fotografo della prima guida al Parco Archeologico sommerso di Baia, realizzata in collaborazione con il Centro Sub Campi Flegrei, presentata allʼADEX di Singapore.

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