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Una tragedia del mare: i martiri di Tazacorte, 1570

tempo di lettura: 5 minuti

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livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE 
PERIODO: XVI SECOLO
AREA: OCEANO ATLANTICO
parole chiave: Inacio de Azevedo, corsari francesi

 

A sud dell’isola spagnola di La Palma si trova un cimitero particolare in cui nessuno può accendere una candela, perché in fondo al mare. Si tratta di una pagina buia della storia umana, quando l’uso della religione per motivi politici comportò la morte di tanta gente innocente nel mondo. Ripensandoci queste tragedie della storia si ripropongono ancora con attori diversi ed il finale purtroppo è sempre lo stesso.

Questa storia del mare è una storia di amore e sacrificio del beato padre Inacio de Azevedo e dei suoi fratelli nelle acque delle Canarie. Nell’ottobre del 1568 dopo due anni in Brasile, il giovane gesuita tornò a Lisbona e, nel maggio del 1569, si recò a Roma per riferire a Papa Pio V la terribile situazione di miseria sia materiale che spirituale che vi aveva incontrato. Nel suo rapporto finale, Inácio de Azevedo richiese più missionari disposti a svolgere in Brasile l’attività evangelizzatrice. L’iniziativa venne benedetta da Papa Pio V, che consegnò al beato Ignacio anche l’immagine della Madonna della Basilica di Santa Maria Maggiore. Anche  (San) Francesco Borgia,  uno dei principali collaboratori di Sant’Ignazio di Loyola, “Preposito Generale” della Compagnia di Gesù, gli diede debitamente ampi poteri per reclutarli.

Dopo diversi mesi di intensi preparativi che inclusero diversi incontri anche con il re Sebastiano del Portogallo, Azevedo e i suoi compagni si imbarcarono in Portogallo per il Brasile sulla nave mercantile Santiago il 5 giugno 1570. Nel frattempo un altro gruppo di oltre 20 missionari salì a bordo della flotta militare del neo nominato governatore generale del Brasile. Si trattava in totale di sette navi e una caravella che partirono alla volta di Madeira, dove giunsero dopo una settimana di navigazione.
Nell’isola i missionari sentirono voci sul fatto che nelle acque circostanti giravano dei feroci pirati francesi, particolarmente ostili verso i Cattolici. Una parte consistente della spedizione decise di rimanere a Madeira, tranne 39 gesuiti e il beato Ignacio, che nonostante tutto, salparono sulla nave San Jacobo alla volta dell’isola di La Palma. Il 13 luglio, il convoglio decise di navigare fino all’altro lato dell’isola, raggiungendo il porto di Santa Cruz, ma quando arrivò più o meno a metà strada, al largo del faro di Fuencaliente, incontrò le navi francesi, comandate dal corsaro Jacques de Sores.

Jacques de Sores, soprannominato “l’angelo sterminatore”, era il capitano di una banda di corsari ugonotti partiti dalla Francia nel 1553 con tre navi reali ed un certo numero di corsari su commissione di Francesco I di Francia, per predare le ricchezze che tornavano in Spagna dal Nuovo Mondo. I Francesi combattevano gli Spagnoli in quanto non riconoscevano la tabula di Papa Alessandro VI (non accettata dalla Francia e ancor meno dall’Inghilterra). Per ovvi motivi politici i sovrani francesi e inglesi tolleravano (se non invitavano) i loro corsari che attaccavano senza pietà gli interessi spagnoli anche nelle acque europee. L’Inghilterra, fino ad allora, era rimasta fuori dal gioco ma, nel 1558, con l’ascesa al trono di Elisabetta I cambierà la situazione. Protestante, minacciata da tutte le parti, il sovrano inglese costruì una nuova Inghilterra  facendo affidamento sui pirati del Devon e della Cornovaglia. Da sempre pirati Elisabetta li trasformò in corsari semplicemente con una lettera da Corsa o di Marca, una patente a delinquere per gli interessi della Corona.

Il primo, John Hawkins, eseguì vaste operazioni nei Caraibi nel 1562, 1564, 1567, con flotte sempre più potenti, mascherando l’ingordigia con motivazioni religiose condite di letture quotidiane di salmi e pagine della Bibbia a bordo. Non da meno Drake che diventerà El Dragon, terrore dei Caraibi che catturò il convoglio dell’argento di Panamà l’anno successivo.

Il confronto diretto con la cattolicissima Spagna divenne quindi inevitabile
Tra questi avidi corsari, quelli francesi, dal 1521, avevano trovato particolarmente redditizio colpire gli interessi spagnoli nei pressi delle Isole Canarie. Fra di loro De Sores si era particolarmente distinto, si fa per dire, per la razzia di Santiago de Cuba nel 1554 e della Habana nel 1555, usando come base operativa Cayo Romano e Cayo Coco nell’arcipelago dei Jardines del Rey.

Jacques de Sores era noto per essere un sadico psicopatico alla ricerca di gloria … che odiava i Cattolici. Quando saccheggiò l’Avana nel 1555, sembra che si dedicò ad ogni nefandezze, arrivando a pugnalare le immagini dei Santi e dei religiosi nelle chiese, saccheggiando a sfregio le reliquie.

La mattanza
Era il 15 luglio 1570. La nave francese «Le Prince» intercettò la San Jacobo. Venendo a conoscenza che trasportava dei religiosi, De Sores usò cinque delle sue navi per abbordarla. Padre Ignacio invocò l’aiuto divino e decise di esporre l’immagine della Vergine che gli era stata donata dal Papa, collocandola sull’albero maestro, ed esortò l’equipaggio a unirsi nella preghiera

Dopo la cattura della nave, i corsari ugonotti risparmiarono la vita ad alcuni membri dell’equipaggio ma si accanirono con una ferocia inaudita sui religiosi, dando il via ad un vero massacro. I gesuiti, trentadue spagnoli e otto portoghesi di età compresa tra 20 e 30 anni, caddero uno a uno sotto i colpi dei corsari che li decapitavano mentre pregavano in ginocchio sul ponte. Ad alcuni tagliarono anche mani e piedi, gettando i corpi in mare perché affogassero nelle profondità dell’oceano senza potersi più muovere. Solo un gesuita si salvò. Si chiamava Juan Sánchez e sopravvisse solo perché lavorava in cucina e quindi non indossava la tunica. Inoltre, essendo un cuoco, i pirati ne avevano bisogno e lui restò sulla loro nave fino all’arrivo in porto a La Rochelle quando riuscì finalmente a fuggire.

Il porto de La Rochelle all’inizio del XVII secolo – gravure da Histoire de France, di François GUIZOT, France, 1875.

L’evento sconvolse il mondo cattolico e nel 1571, il 7 luglio, Papa Pio V onorò i quaranta martiri, riferendosi al loro “martirio volontario” nel Breve Dum Indefese. Secondo le fonti, San Francesco Borgia pregò ogni giorno per i quaranta martiri. Grazie alla memoria dell’eccidio, l’11 maggio 1854, Papa Pio IX beatificò i 40 martiri di La Palma. Forse qualcuno si chiederà perché 40 se uno era riuscito a sfuggire alla morte. Si dice che il nipote del capitano della San Jacobo, Juan de San Juan, di soli 14 anni e candidato ad entrare nell’Ordine, condivise il tragico destino dei religiosi.

Nel 1999, furono poste sul luogo del martirio quaranta croci di cemento, a circa duecento metri dal faro di Fuencaliente, a ricordo di quel tragico evento della follia umana. Il sito, conosciuto come le Croci di Malpique, è situato a una profondità di circa venti metri ed è oggi una destinazione molto popolare per le immersioni, dichiarata riserva della Biosfera dall’Unesco. Questa immersione sorprende sia i sub esperti che quelli alle prime armi, ed è una meta ambita da parte di fotografi subacquei e amanti delle immersioni notturne. Inoltre, la vicina Riserva Marina di La Palma fa sì che il luogo possa anche contare sulla presenza di una notevole vita marina. 

Andrea Mucedola

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