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Esplorando le grotte delle Bahamas con Cristina Zenato

tempo di lettura: 6 minuti

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livello elementare
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ARGOMENTO: PROTAGONISTI DELLA SUBACQUEA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: REPORTAGE
parole chiave: Cristina Zenato, Bahamas, squali, grotte

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Ciao Cristina, siamo arrivati alla fine della nostra intervista ma confesso che starei delle ore ad ascoltarti. Ci hai raccontato della tua vita, del tuo amore degli squali, facendoci sognare.  Parlaci ora delle esplorazioni nelle grotte marine.

Ben’s cave – Photo credit Stephen Frink

Quando hai iniziato ad immergerti nelle cavità sommerse? 
Dopo aver deciso di rimanere alle Bahamas, per gli squali, ho scoperto le meravigliose grotte sommerse di queste isole, ed il mio amore per il posto ed il desiderio di rimanerci si sono duplicati. Nel 1996, due anni dopo il primo brevetto subacqueo Open Water, mi sono recata in Florida, al momento l’unico posto dove si poteva conseguire il brevetto per immersioni in grotta.

Ben’s cave clear water – photo credit: Paige Colwell

Al ritorno mi sono trovata da sola, su un’isola con tante grotte, poca informazione e nessun compagno d’immersioni con cui andare a scoprire questi posti. Così mi sono organizzata, ho cominciato piano piano, facendo all’inizio brevi immersioni di 40 minuti. Nella mia mente mi sembrava di essere andata fino alla fine del mondo e tornata indietro. Oggi, 24 anni più tardi, ritorno con scioltezza in quei luoghi, pensando quanta strada e quanta esperienza ho accumulato nel frattempo. Con cautela sono cresciuta, ma grazie a questa attitudine ho costruito una base solida che mi ha permesso di allargare le mie capacità una volta ottenute nuove tecnologie e conoscenze. Oggi impiego apparecchiature a circuito chiuso e side mount, e impiego sistemi moderni di mappatura delle grotte moderni più efficienti, dopo aver impiegato metodi tradizionali per molti anni. Esploro anfratti nelle grotte, scoprendo nuovi tunnel e vie. Ad esempio, esplorando una grotta scoperta negli anni 80 ho mappato oltre un chilometro e mezzo di tunnel in soli due mesi.

Come lavoro sono istruttore d’immersione in grotta, come passione sono un’esploratrice e sostenitrice della loro protezione. Nel 2019 ho creato un’associazione senza scopo di lucro, People of the Water (www.pownonprofit.org) per aiutarmi a sostenere sempre più lavori di esplorazione, identificazione, mappatura e protezione che fino a quel momento avevo personalmente sostenuto con il mio tempo libero e le mie finanze personali. Localmente assisto il Bahamas National Trust, un’organizzazione specializzata nella creazione e promozione di zone marine protette. Per loro ho lavorato a due progetti molto importanti, l’identificazione di tutti i passaggi sotterranei di una grotta conosciuta come Ben’s Cave (che ha preso il nome da Ben Rose) per allargare i confini del parco naturale dove si trova l’entrata, sopra tutta l’estensione della grotta. Un lavoro completato di notte dopo il lavoro quotidiano da subacqueo e durante i giorni liberi. In due anni, dal 2009 al 2011, ho realizzato una nuova mappa, determinando il percorso esatto di tutti i tunnel per una distanza totale di oltre dieci chilometri.

Ben’s cave – Photo credit Kewin Lorenzen

Parallelamente, per dimostrare come lo sviluppo urbano sopra una zona di grotte possa alterare il delicato equilibrio dell’ambiente, ho completato l’esplorazione e connessione di due grotte in una zona molto popolata. Questo sistema di cavità, Chimney-Mermaid Pond, era un sistema identificato da esploratori precedenti come uno dei sistemi più pericolosi al mondo, a causa della condizione di visibilità dell’acqua ma anche dei cambi di corrente dovuti alle maree. Un sistema sommerso considerato come impossibile da connettere. Il 31 dicembre 2012 ho completato per la prima volta al mondo la connessione tra una grotta marina, conosciuta come Blue Hole ad una grotta completamente a terra, distante dal mare oltre seicento metri. Durante queste immersioni ho raccolto campioni d’acqua che analizzati hanno dimostrato l’effetto distruttivo di uno sviluppo urbano non controllato.

Cristina Zenato – photo credit Matthew Addison

Associando questo lavoro al lavoro di Ben’s cave siamo riusciti, attraverso il Bahamas National Trust, ad includere Ben’s Cave completamente nel parco marino, prevenendo lo sviluppo urbanistico sopra le zone non incluse precedentemente nel parco. Ho poi continuato il mio lavoro identificando una seconda zona, in un’isoletta vicina, conosciuta alle Bahamas come Cays. Ogni settimana, durante il mio giorno libero, da luglio 2014 a settembre 2016 mi sono recata nelle Cays, pagando un barcaiolo per portarmi alle entrate di sette grotte differenti. In questa zona ho identificato le diverse entrate, completato le mappature che non erano state completate, connesso due sistemi che altri esploratori non erano riusciti a connettere, e consegnato ancora una volta tutte le informazioni al Bahamas National Trust, nella speranza di aggiungere questa zona molto preziosa alla lista dei parchi nazionali. Questa proposta è al momento in revisione con il Governo. Al presente ho nuovi progetti: il ritorno a Ben’s Cave con nuove attrezzature, l’acquisto di una nuova macchina fotografica e, grazie all’aiuto di un compagno di squadra/collaboratore, la creazione di una mappa interattiva, dove le persone possono cliccare sulla mappa della grotta e vedere un video facendo virtualmente “nuotare” lo spettatore attraverso i tunnel e le bellezze sotto i loro piedi. Inoltre vorrei creare delle mappe 3D per alcune delle stanze più grandi. Questi materiali verranno forniti al BNT che li userà per valorizzare il tour del parco, permettendo a tutte le persone di “vedere” cosa veramente esiste sotto i loro occhi, ma anche in tempo reale cosa esiste esattamente sotto i loro piedi.

Il secondo progetto è di identificare quante più grotte e blue hole sono presenti sull’isola,  verificando la presenza di nuove grotte. Sarà importante determinare se le entrate conosciute sono state bloccate, e fornire una mappa completa di tutte le locazioni, con mappe di tutti i passaggi, anche per quelle cavità sommerse che nessuno veramente sa dove e come si estendono.

Vi domanderete a cosa serve tutto questo
Ci sono due motivi molto importanti. Oltre al fatto che questi posti sono belli, quasi magici, essi raccontano la loro parte della storia del pianeta e la formazione delle Bahamas. Alle Bahamas, dove il punto più alto è il monte Alvernia, 207 piedi sul livello del mare (circa 63 metri), non esistono fiumi, laghi e ovviamente montagne con neve e ghiacciai, eppure c’è acqua dolce da bere a volontà. Questa risorsa, che io chiamo l’oro bahamense, è tutta racchiusa nelle grotte, in uno strato filtrato dal terreno carsico, che si deposita sopra lo strato di acqua salata che entra dal mare. Questa lente di acqua dolce è potabile direttamente alla fonte, senza bisogno di filtri e di sanitizzazione.

cave diving – photo credit Cristina Zenato

Il problema sorge quando lo sviluppo urbanistico al di sopra delle grotte, distrugge le capacità di filtrazione del terreno e permette ad agenti inquinanti di entrare nella zona potabile. L’isola di New Providence, dove si trova la capitale Nassau, ho rovinato la sua lente grazie ad uno sviluppo sconsiderato, e deve importare acqua da bere dall’isola di Andros. Io, ed ovviamente il BNT vogliamo evitare che questo sia il destino di Grand Bahama e di altre isole al momento meno sviluppate, mettendo in atto un piano proattivo prima che sia troppo tardi. Molte di queste grotte, anzi probabilmente tutte queste grotte sono collegate tra loro e con l’oceano, si affacciano sulle mangrovie, trasportano sostanze nutritive e collegano l’entroterra con la costa, con le baie e con il mare aperto.

acque sotterranee normalmente trasparenti inquinate dalla superficie – Photo credit Arek Pers

L’inquinamento non conosce confini e può viaggiare attraverso questo sistema di trasporto da un posto all’altro. Se lo sviluppo inquina una zona interna, questo inquinamento arriva alle zone costiere, alle foreste di mangrovie, alle baie, dove risiedono gli asili di tante specie di animali, dai coralli, agli invertebrati, ai pesci inclusi gli squali. Proteggere le grotte ed i loro sistemi protegge quindi noi, ma anche il mio primo e grande amore, l’oceano ed i suoi abitanti e con loro tutti gli squali, in un circolo perfetto.

Grazie Cristina di questa ultima testimonianza su questo ecosistema complesso e affascinante delle Bahamas. Tienici informati sulle tue battaglie che noi condividiamo come guerrieri dell’oceano. E speriamo di poterti venire a trovare presto.
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2 commenti

  1. Francesco Brecciaroli Francesco Brecciaroli
    23/04/2020    

    Bellissimo. Cristina ci ha fatto quasi toccare con mano quei posti meravigliosi con le magiche grotte marine! Grazie a Cristina!

    • 23/04/2020    

      Cristina è una protagonista del mare e speriamo di riaverla presto in Italia

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