livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XX SECOLO
AREA: MAR MEDITERRANEO
parole chiave: seconda guerra mondiale, mezzi di assalto, 1943, Ferraro, Borghese
L’operazione Stella di Luigi Ferraro
Intanto nei porti turchi di Alessandretta e Mersina, nei mesi estivi del 1943, operò da solo Luigi Ferraro, un one-man show. Ma andiamo con ordine. Luigi Ferraro, nato a Quarto dei Mille, si trasferì in giovane età con la famiglia a Tripoli. Dopo il diploma frequentò un corso a Roma e divenne insegnante di educazione fisica all’Accademia, che aveva sede alla Farnesina. Grazie ai suoi eccellenti risultati, ottenne i gradi di ufficiale della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale per quanto riguardava le attività ginniche delle organizzazioni giovanili.
cortesia ufficio storico della marina militare: Luigi Ferraro e Orietta Romano il giorno del loro matrimonio
Rientrato in seguito a Tripoli, come insegnante di ginnastica, nel 1939 si sposò con la triestina Orietta Romano anch’essa insegnante di educazione fisica. Vorrei dare un breve accenno a questa donna straordinaria. Sebbene già madre di due figli, la signora Orietta, già buona nuotatrice, fu l’unica donna a frequentare un corso da sabotatore navale presso l’Accademia Navale. Si racconta che per mantenere il massimo segreto sul progetto venne fatta entrare vestita da Marinaio a bordo di un automezzo.
cortesia ufficio storico della marina militare: Ferraro in tenuta Gamma
Ma torniamo a Luigi Ferraro. Allo scoppiare della guerra per potersi arruolare in Marina frequentò la scuola sommozzatori di Livorno, ed ottenuto il brevetto passò al Gruppo Gamma, del quale divenne poi vicecomandante ed istruttore. Nel maggio 1943 venne inviato personalmente dal comandante Junio Valerio Borghese in Turchia per la missione Stella, con l’incarico di compiere azioni di sabotaggio contro i mercantili nemici. Abituati ai film di spionaggio moderni, in cui improbabili agenti cambiano continuamente di identità restiamo comunque sorpresi a leggere cosa Ferraro, con la copertura di un passaporto diplomatico che lo descriveva come anonimo impiegato al consolato italiano di Alessandretta fu capace di fare. Di giorno, anonimo impiegato presso l’ambasciata italiana, frequentava gli ambienti mondani, salotti e spiagge, non entrando mai in acqua poiché diceva di non saper nuotare; l’intelligence inglese lo ritenne un bamboccione e non di interesse. Ma di notte, Ferraro, indossava la tenuta gamma e nuotava fin sotto le chiglie delle navi in rada ed in porto posizionando i bauletti esplosivi che si era portato dall’Italia. Ne aveva portato otto, otto ne posizionò e, come leggeremo, sei esplosero, affondando i bersagli nemici. Ferraro da solo riuscì ad affondare quasi 19.000 tsl di naviglio. Nel primo attacco applicò, la sera del 30 giugno, due bauletti esplosivi con congegno di scoppio ritardato alla chiglia del piroscafo greco Orion di 7.000 tsl, carico di minerale di cromo, che affondò il mattino successivo a poche miglia dal porto.
Il 9 luglio, operando dal vicino porto di Mersina, ripeté l’attacco sul piroscafo Kaituna di 10.000 tsl, che subì ingenti danni e fu costretto ad incagliarsi sulle coste di Cipro per evitare l’affondamento. Nuovamente a Mersina, Luigi Ferraro ripeté l’azione, la sera del 30 luglio, contro il piroscafo britannico “Sicilian Prince”, che non subì conseguenze a causa di un’ispezione alla carena dei sommozzatori britannici che scoprirono i bauletti esplosivi. Miglior successo ebbe l’ultima azione effettuata il 1 agosto contro la motonave norvegese Fernplant di 7.000 tsl, carica anch’essa di minerale di cromo ed ancorata nel porto di Alessandretta. La Fernplant affondò nelle acque al largo della Siria. Avendo finito l’esplosivo a disposizione e non potendo quindi effettuare ulteriori attacchi al naviglio nemico, Ferraro rientrò in Italia nell’agosto dello stesso anno.
Nel dopoguerra, nel 1953 il regista Francesco De Robertis realizzò il film Mizar (Sabotaggio in mare), che potrete vedere nel video, liberamente ispirato alle vicende militari di Luigi Ferraro. La vita di Luigi Ferraro merita un approfondimento per cui ci ritorneremo in futuro.
L’ultimo anno di guerra 1943
cortesia ufficio storico della marina militare: Borghese e Sforza
L’imminente capitolazione delle armate dell’Asse in Tunisia e la preponderanza aerea e navale alleata in cielo ed in mare alle porte di casa non scoraggiarono gli uomini della Decima decisi a portare sempre e comunque avanti le loro missioni. Il 1 maggio 1943, il capitano di vascello Ernesto Forza lasciò il comando della Xa MAS al capitano di corvetta Junio Valerio Borghese. Nel frattempo sull’Olterra, sotto il naso degli Spagnoli e dei servizi segreti inglesi, proseguiva l’attività degli operatori gamma al comando del capitano di vascello Ernesto Notari.
Il 7 maggio 1943 tre Siluri a Lenta Corsa, con le coppie Notari-Lazzari, Tadini-Mattera e Cella-Montalenti, uscirono dalla nave per colpire le navi in rada, realizzando che il forzamento del porto di Gibilterra risultava praticamente impossibile a causa del rafforzamento delle misure inglesi. Iniziò così l’”Operazione B.G. 6“. L’iniziale piano di piazzare le cariche su due imbarcazioni venne accantonata ed entrambe furono applicate su un unico nave.
cortesia ufficio storico della marina militare: l’Olterra
Nel corso della missione, Notari realizzò una vera e propria deception, disseminando alcuni equipaggiamenti sulla spiaggia a nord di Gibilterra, così da non far comprendere agli inglesi quale fosse il luogo esatto dal quale erano partiti. La coppia del tenente del genio navale Camillo Tadini e del sottocapo palombaro Salvatore Mattera, sebbene disturbati dalla presenza di alcuni pescherecci spagnoli, rientrarono per ultimi, alle 04;15, dopo aver piazzato la testa esplosiva dell’S.L.C. alla carena del loro bersaglio.
cortesia ufficio storico della marina militare: Notari
Notari era arrivato al Serchio alla fine del luglio ’41 e vi trova in addestramento De La Penne, Martellotta e Marceglia, il primo gruppo pronto per una missione. Al Serchio si faceva l’addestramento in mare con il “maiale”, mentre a La Spezia c’era la vecchia S. Marco che era stata a Tobruk ed ora serviva da base addestrativa per gli attacchi sotto carena.
Alle 06:15 dell’8 maggio la baia di Algeciras venne destata dall’assordante rumore della prima detonazione. Nonostante la fortissima corrente e qualche problema di governo dei mezzi, gli operatori raggiunsero gli obbiettivi ed all’alba dell’8 maggio il Pat Harrison (7.191 tsl), il Mashud (7.540 tsl) ed il Camerata (4.875 tsl), venivano squassati dalle esplosioni sotto gli occhi di quei sei “trasandati e sonnolenti marittimi” che dall’Olterra seguivano e commentavano i risultati.
In una sua ultima intervista Notari raccontò: “Appena arrivati ci hanno appuntato la medaglia d’argento sul campo. E l’ammiraglio Riccardi ci ha detto: “State pronti, perché dovete tornare per nuove missioni” : Eravamo pronti, altroché. Siamo tornati sull’Olterra e abbiamo rifatto il nostro attacco, stessa tecnica, stesse difficoltà, analogo risultato. Gli Inglesi capirono tutto solo dopo la guerra, quando trovarono la nostra base dopo aver preso l’Olterra. Con tutto il loro Secret Service non avevano mai capito nulla di quanto gli italiani, di solito così chiacchieroni, erano riusciti a fare per anni nel più assoluto segreto, a pochi passi da una grande base britannica come Gibilterra … Ma sa, noi eravamo la Squadriglia dell’Orsa Maggiore. La Squadriglia delle Stelle“.
Lionel Crabb e Syney Knowles, Gibilterra 1942 da “The Queen’s Frog.” What did captain Crabbe do in the cruiser Ordzhonikidze (topwar.ru)
Gli Inglesi ammisero la gravità delle perdite e Lionel Crabb istituì un’apposita squadra di sommozzatori, l’Underwater Working Party (UWWP) con il compito di ispezionare le carene delle imbarcazioni, alla ricerca di quegli strani ordigni esplosivi posizionati dagli italiani e rimuoverli. Crabb aveva dato avvio all’operazione Tadpole, per la prevenzione e contrasto degli attacchi nel porto di Gibilterra. In realtà Crabb non si rendeva conto di come gli Italiani potessero eludere il sistema difensivo del porto e, oltre alle esplosioni controllate per stordire eventuali sommozzatori, fece dotare le navi presenti nella baia di Algeciras di un reticolato spinato posto al di sopra delle alette di rollio.
fine parte sesta – continua
Andrea Mucedola
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).
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