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livello elementare
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ARGOMENTO: BIOLOGIA MARINA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: Ofiuriodei, stella gorgone
La stella gorgone (Astrospartus mediterraneus) è un’echinoderma della famiglia delle Gorgonocephalidae. Il suo nome scientifico deriva dalle parole latine aster (stella) e spartos (arbusto). Il nome italiano di stella gorgone deriva dal mito delle Gorgoni (Medusa, Steno e Euriale) figure mostruose della mitologia greca, che avevano serpenti al posto dei capelli ed erano in grado di impietrire chi le guardasse con uno sguardo. Il suo nome inglese (basket star) deriva invece dalla sua abitudine di raggomitolarsi a cesto (basket, in inglese) durante il giorno con le braccia ramificate. L’astrosparto mediterraneo è un’echinoderma ancora poco studiato, appartenente alla classe degli Ofiuroidei, le comuni ofiure o stelle serpentine.
da slideshare
Non è facile incontrarlo sott’acqua a causa della profondità in cui spesso si ritrova. Prevalentemente un organismo circalitorale (tra i 30 e 120 metri di profondità), può raggiungere i fondi batiali superiori dove l’intensità luminosa rimane molto bassa. Recentemente in ambienti ricchi di corrente sono stati fotografati degli esemplari avvinti alle gorgonie intorno ai trenta metri di profondità.
Una specie mediterranea
Questo organismo bentonico è endemico del bacino del Mediterraneo, dove può essere osservato da 30 a 800 metri di profondità. La sua presenza è stata osservata nel Mar Mediterraneo occidentale, sulla costa dell’Oceano Atlantico e sulle coste della Spagna e del Senegal; comune in Algeria e in Marocco. Da adulto vive generalmente sui rami di Paramuricea clavata, Eunicella singularis o sulle spugne.
E’ considerata una specie rara, anche se in alcune regioni italiane, come la Toscana, sono state registrate numerose segnalazioni di avvistamenti. In particolare è stata segnalata nello Stretto di Messina, vicino a Scilla, ad oltre 40 metri di profondità, nei fondali dell’Isola del Giglio (a Punta del Fenaio, e all’Arenella da 40 fino a 90 metri), sulle secche di Tor Paterno, Roma, a 30 metri di profondità. Inoltre è stata vista in Sardegna nell’Arcipelago della Maddalena e nel promontorio di Portofino tra i 35 e 45 metri.
Dal punto di vista tassonomico, si tratta di un’echinoderma come i ricci di mare e le stelle marine, caratterizzato da cinque tentacoli, ognuno ramificato più volte, con i quali si aggrappa ai rami delle gorgonie. Il corpo ha un diametro di otto centimetri, con l’apertura dei tentacoli la larghezza massima dell’intero animale può arrivare a 80 centimetri. Ad osservarlo sembra un mostro marino con braccia filiformi le cui estremità si aggrappano al loro supporto.
Queste braccia, che sono i suoi tentacoli, si estendono nell’oscurità per catturare le particelle sospese e il loro avvolgimento ricorda i capelli animati. Le sue dimensioni possono variare da 6 a 20 cm chiuso e fino a 80 cm schierato. E’ un animale filtratore passivo che si nutre, tramite i tentacoli aperti, di micro particelle planctoniche. Ogni tentacolo ha dei piccoli ami che formano una rete circolare che permette alla “testa della medusa” di afferrare la sua preda. Quando queste ultime sono in quantità sufficiente, i tentacoli si avvolgono in successione per riportarle alla sua bocca, una piccola apertura al centro del disco. Questo fenomeno può essere osservato al mattino dopo la sua caccia notturna.
La sua riproduzione avviene con l’emissione di spermatozoi e uova in mare aperto, durante il loro sviluppo le larve planctoniche si attaccano ad un substrato duro. La fecondazione avviene quindi in acque libere dove le larve, chiamate ofioplutei, come tutte quelle appartenenti agli Ofiuroidei, conducono una breve vita planctonica per poi fissarsi al substrato dove avverrà la metamorfosi.
Come altre stelle marine è in grado di rigenerare i suoi tentacoli. I loro organi sono infatti dislocati un pò ovunque per cui è possibile ricreare l’intero corpo a partire da un arto singolo. Un animale interessante da incontrare ed un ottimo soggetto fotografico per chi ha la fortuna di vederlo. Una delle tante meraviglie del mare.
Andrea Mucedola
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).
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