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La navigazione nel mondo antico – III parte

tempo di lettura: 6 minuti

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livello elementare

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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: II MILLENNIO a.C.
AREA: STORIA DELLA NAVIGAZIONE
parole chiave: Micenei, Greci, popoli del mare

Micenei
L’influenza politica dei Minoici attirò le attenzioni dei Micenei, un popolo  proveniente da Micene, principale centro economico degli Achei. Facciamo un passo indietro. Intorno al 2.500 a.C. alcune popolazioni indoeuropee stanziate nell’Asia centrale si spostarono in cerca di condizioni di vita più favorevoli, stabilendosi in diverse aree europee, comprese la penisola italica. Quelli che arrivarono nella penisola balcanica diedero origine ai Micenei, anche chiamati Achei o più genericamente Elleni. Parliamo degli stessi bellicosi eroi cantati nell’Iliade e nell’Odissea che vivevano di commerci ma anche di razzie per terra e per mare.

Essi possono essere annoverati tra i Popoli del mare, potenti guerrieri che seminarono per secoli il terrore lungo le rotte e le coste del Mediterraneo.

Dapprima assoggettati al potere minoico-cretese, i Micenei riuscirono successivamente a conquistare l’isola di Creta facendone la propria base marittima per il controllo del mar Egeo. Dopo la conquista di Creta, che pose fine alla civiltà minoica, i Micenei continuarono il proprio piano di espansione fondando numerose colonie a Rodi, in Asia Minore (Cnido, Alicarnasso), nelle Cicladi e nella Magna Grecia (Siracusa). La storia raccontata nell’Iliade descrive in maniera epica la lunga campagna militare per la conquista di Ilio (Troia) importante e ricca città dell’Asia Minore condotta da diverse tribù Achee che, come abbiamo accennato, possono essere annoverate tra i Popoli del mare. Omero nell’Iliade racconta come i re Achei si vantavano di quante città avevano depredato. 

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Replica di una trireme (trieres) ateniese – Atene War Museum – Fonte
https://www.flickr.com/photos/127226743@N02/21870542750/Autore Dimitris Kamaras Replica of Athenian trireme (trieres). Athens War Museum.jpg – Wikimedia Commons

Elleni
Ma torniamo nel Peloponneso, nel VIII secolo a.C.. Gli Elleni svilupparono una civiltà basata sul potere marittimo che sconvolse gli equilibri politici ed economici dell’epoca. Anche gli Elleni erano degli eccellenti navigatori e sapevano utilizzare molte stelle per dirigersi nell’alto mare. L’Odissea di Omero ci ha lasciato molte testimonianze scritte sulla loro capacità marinaresca e nella conoscenza della navigazione celeste. Ad esempio, nell’Odissea la bellissima ninfa Calypso raccomanda a Odisseo (il mitico Ulisse) per dirigersi verso Itaca, la sua terra natia, di lasciare l’Orsa Maggiore sempre sul suo lato sinistro e, allo stesso tempo, osservare la posizione delle Pleiadi, Boote e Orione, navigando verso Oriente (ovvero da dove sorge il sole). Odisseo ci fornisce un’ulteriore prova della conoscenza degli allineamenti costieri come strumenti di posizionamento. Egli descrive la posizione della sua casa utilizzando dei riferimenti costieri osservabili dal mare: “ la mia casa è sotto il chiaro cielo di Itaca e il nostro riferimento è un picco boscoso”..

Nell’antica Grecia, grazie alle conoscenze scientifiche orientali degli astronomi babilonesi ed egizie, vennero sviluppate le scienze matematiche e la cartografia, fondamentali per lo sviluppo della nautica moderna. Ricordo gli studi di grandi matematici e cartografi come Talete, Eudosso di Cnido, Ecateo o anche di filosofi come Aristotele che, intorno al 350 a.C., fu in grado di formulare per primo la sfericità della Terra. Se ci pensate il concetto di una Terra sferica fu fondamentale per sviluppare un metodo di navigazione “per longitudine” ovvero per navigare verso Occidente o Oriente (ovvero Ovest o Est).

Ad Anassimandro di Mileto (610 – 546 a.C.), filosofo ionico discepolo di Talete, si dice sia dovuta la prima mappa del mondo. Si dice che Anassimandro abbia introdotto l’uso dello gnomone, uno stilo la cui coperta è attribuita ai Babilonesi, basato sull’ombra usata per segnare il tempo nelle meridiane, per misurare l’altezza del Sole sull’orizzonte e per determinare, concetto importantissimo in cartografia, l’istante del mezzogiorno locale. In seguito, la prima opera geografica greca scritta fu la Periegesi (Viaggio intorno al mondo) di Ecateo di Mileto (550 – 480 a.C.), che costituisce quello che oggi potremmo definire un portolano, ovvero una guida per i naviganti alle zone costiere del Mediterraneo. 

Fu un suo discepolo, Dicearco di Messina, ad introdurre il concetto, ancor oggi utilizzato, di “reticolato geografico” da applicare alle carte nautiche. Il suo disegno  mostrava un sistema di riferimenti ortogonali passanti per l’isola di Rodi, intersecanti ortogonalmente il “parallelo di Rodi”, da lui chiamato diaphragma perché divideva in due l’ecumene ovvero la terra abitata. Notare in lato a sinistra un isola, la mitica Thule, identificabile con l’Islanda o altre isole nordiche. Questo significa che quegli antichi navigatori si erano spinti anche nell’Oceano ed erano arrivati e ritornati da quelle terre lontane?

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Mappa di Eratostene,1883 – Source Bunbury, E.H. (1811-1895), A History of Ancient Geography among the Greeks and Romans from the Earliest Ages till the Fall of the Roman Empire, page 667. London: John Murray, 1883. Mappa di Eratostene – File:Mappa di Eratostene.jpg – Wikimedia Commons

Nel 250 a.C. circa Eratostene di Cirene (276 ca. -194 ca. a.C.) misurò la circonferenza della Terra ed un arco di meridiano e disegnò un migliore reticolato per determinare la posizione dei luoghi della Terra basandosi sempre sulla mappa di Dicearco. Il grande navigatore greco Pitea di Massalia (ovvero di Marsiglia) utilizzò queste conoscenze per un viaggio ai confini dell’allora mondo conosciuto. Da astronomo competente e geografo, Pitea si avventurò dalla Grecia attraverso lo stretto di Gibilterra verso l’Europa occidentale e poi verso le Isole Britanniche. Egli descrisse il sole di mezzanotte, il ghiaccio polare, le tribù germaniche e forse, anche Stonehenge. Pitea raccolse poi le sue esperienze di viaggio in un libro “intorno all’Oceano”, affermando che le maree erano causate dalla Luna. Teniamo conto che Pitea non aveva a disposizione bussole, sestanti e sistemi cronometrici e tutto veniva fatto osservando il moto di alcune stelle e calcolando il tempo con delle semplici clessidre. Forse questo grande navigatore aveva a disposizione delle mappe rudimentali, solo vagamente descrittive e non certo utilizzabili per navigare secondo i canoni moderni.

Ma questa è solo un’ipotesi. Ci sono molti misteri in merito alle conoscenze antiche ed il loro patrimonio cartografico andò completamente distrutto con l’incendio della biblioteca di Alessandria causato dei Romani.

Prima di chiudere questo terzo appuntamento sulla navigazione nell’antichità, voglio ricordare il misterioso meccanismo di Antikythera, recuperato in un relitto nei pressi di un isola greca (Antikythera o Anticitera) e si pensa costruito intorno al I secolo a.C.. Si trattava di un sofisticato strumento astronomico, mosso da ruote dentate, in grado di calcolare il moto degli oggetti celesti, il sorgere del sole, le fasi lunari, i movimenti dei cinque pianeti conosciuti, gli equinozi, i mesi e i giorni della settimana.

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La sua scoperta
Esaminando i reperti recuperati dal relitto fu scoperto un blocco di pietra che presentava un ingranaggio inglobato al suo interno. Dopo un più approfondito esame si scoprì che si trattava di un meccanismo fortemente incrostato e corroso di cui erano sopravvissute solo tre parti principali e decine di frammenti minori che facevano parte di una serie di ruote dentate, ricoperte di iscrizioni, facenti parte di un elaborato meccanismo a orologeria. La macchina era in origine costruita in rame, originariamente montata in una cornice in legno, ed era ricoperta da oltre 2.000 caratteri di scrittura. Il meccanismo risultò essere un antichissimo calcolatore per il calendario solare e lunare, le cui ruote dentate potevano riprodurre il rapporto di 254:19, necessario a ricostruire il moto della Luna in rapporto al Sole (la Luna compie 254 rivoluzioni siderali ogni 19 anni solari). Insomma un gioiello della tecnica, la cui precisione era ottenuta con l’utilizzo di una ventina di ruote dentate ed un differenziale al fine di ottenere una rotazione a velocità pari alla somma o alla differenza di due date rotazioni. Uno strumento incredibile, basato su conoscenze astronomiche sofisticate, superiori a quelle oggigiorno in possesso di uno studente delle superiori.

Il nostro viaggio con la navigazione antica proseguirà presto con gli antichi Romani.

Andrea Mucedola

 

 

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