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Impatto naturale e antropico sulle barriere coralline

tempo di lettura: 6 minuti

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livello elementare

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ARGOMENTO: EMERGENZE AMBIENTALI
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: BARRIERE CORALLINE
parole chiave: Coralli, impatto naturale, impatto antropico
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Negli articoli precedenti, abbiamo parlato dei coralli, della loro biologia, del loro modo di riprodursi e della loro capacità di aggregarsi in strutture biologiche complesse ed importanti in grado di costruire scogliere, barriere e atolli. Abbiamo visto quanto essi siano importanti nell’equilibrio degli oceani, sottolineandone la necessità di protezione.

Oggi entreremo nei particolari, per comprendere meglio quali siano gli impatti naturali (dove spesso c’è poco da fare) e quelli antropici per comprendere come mitigarne gli effetti.

La vita dei coralli non è facile e sono sottoposti a numerose minacce, naturali e non, per la loro sopravvivenza.
Le forze della natura sottopongono le barriere a stress continui che possono essere aumentati dagli effetti disastrosi del moto ondoso a seguito di uragani e cicloni. Le energie in gioco possono letteralmente spezzare o appiattire le strutture verticali di corallo, disperdendole in frammenti. Sebbene la durata degli effetti di un uragano non sia in grado di uccidere un’intera colonia, i coralli a crescita lenta possono essere ricoperti di alghe e di sedimenti prima che possano riprendersi e quindi soffocare.

Un altro fattore di stress sono le escursioni di marea che in alcune zone del mondo possono essere importanti sia verticalmente che orizzontalmente. Periodi di marea eccezionalmente bassa lasciano scoperte le teste di corallo in acque poco profonde, danneggiando le barriere. Ovviamente l’entità del danno dipende dall’ora del giorno e dalle condizioni meteorologiche concorrenti; i coralli che restano esposti durante le ore diurne sono soggetti alle radiazioni ultraviolette che possono seccare i loro delicati tessuti. Questo comporta che i coralli potrebbero iniziare a espellere le alghe zooxantelle con cui vivono in simbiosi, fattore che li porta allo sbiancamento e, in molti casi, alla loro morte.

Altri fattori che possono avere effetti devastanti sui coralli sono: l’aumento delle temperature superficiali del mare, la diminuzione del livello del mare per evaporazione con conseguente  aumento della salinità, o diminuzioni della stessa a seguito di precipitazioni violente causate da fenomeni atmosferici meteorologici periodici come El Niño.

Oltre alle variazioni chimico-fisiche, come tutti gli animali, i coralli sono vulnerabili alla predazione da parte di altri animali. Pesci, vermi marini, cirripedi, granchi, lumache e stelle marine predano i morbidi tessuti interni dei polipi dei coralli. In casi estremi, intere barriere coralline possono essere devastate se le popolazioni di predatori diventano troppo alte. Gli scienziati hanno osservato che la Grande barriera corallina australiana si è quasi dimezzata dal 1985 per gran parte a causa della presenza di una specie di stella marina, la stella marina corona di spine (Acanthaster planci), appartenente alla famiglia delle Acanthasteridae.

Sono stelle marine di grandi dimensioni che possono raggiungere il mezzo metro di diametro, provviste dalle 13 alle 21 braccia che si estendono a raggiera dal corpo centrale. Tra l’altro le braccia ed il corpo intero di questa stella marina sono ricoperti da spine velenose ed appuntite lunghe circa 5 centimetri che vengono usate come difesa contro le minacce. Il suo veleno non è mortale per l’Uomo ma la puntura può provocare un dolore intenso che può durare alcune ore con sanguinamento della parte colpita. La stella si nutre dei coralli estroflettendo il suo stomaco sulla preda e rilasciando enzimi che la digeriscono. Questa tecnica dà modo poi alla Acanthaster planci di assorbire i tessuti liquefatti della sua vittima. La stella ha però un suo vorace predatore, una grossa lumaca marina del genere Cheronia che, in certe zone, limita anche se parzialmente la diffusione di queste stelle assassine. 

Una curiosità
E’ stato valutato che ogni aumento della temperatura del mare di due gradi migliorerebbe di oltre il 240% il tasso di sopravvivenza della stella, mentre il tempo di sviluppo delle larve fino al loro insediamento sul sedimento si ridurrebbe del 30%. Anche questo è un fattore da valutare.

L’Uomo non è da meno
Non ultime le attività causate dall’uomo o antropogeniche legate all’inquinamento, alla pesca eccessiva e/o  distruttiva, alla raccolta di coralli vivi per il mercato dell’acquario, alla loro distruzione per ricavarne materiali da costruzione e, naturalmente all’aumento globale delle temperature. 

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public domain – wikipedia

Fra di esse, una delle minacce più significative per le barriere coralline è l’inquinamento. Il deflusso terrestre e gli scarichi inquinanti arrivano sulle barriere a seguito di operazioni di dragaggio dei porti, di attività di sviluppo costiero, di attività agricole e di deforestazione, e dagli impianti di trattamento delle acque reflue. Il deflusso può contenere sedimenti sciolti, sostanze nutritive, pesticidi ed insetticidi, oli, micro e nanoplastiche e detriti.

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eutrofizzazione di Eunicella – photo credit andrea mucedola

Quando questi inquinanti entrano nell’acqua, i livelli di nutrienti possono aumentare, favorendo la rapida crescita di alghe e altri organismi (eutrofizzazione) che possono soffocare i coralli, specialmente se favoriti da alte temperature superficiali delle acque. Un altro impatto chimico preoccupante è causato dalle perdite di carburante, al rilascio involontario di vernici e rivestimenti antivegetativi ed altre sostanze chimiche che entrano nel mare attraverso i fiumi ed i canali. Non bisogna dimenticare lo spilling di petrolio che nella parte più pesante si deposita sul fondo. Se la fuoriuscita di petroli avviene durante la riproduzione dei coralli, uova e sperma possono essere danneggiati mentre galleggiano vicino alla superficie prima di depositarsi. Ciò comporta che il loro processo riproduttivo viene influenzato, rendendoli maggiormente vulnerabili.

Non ultimo è l’impatto antropico causato dai subacquei che, incuranti degli avvisi, si recano sulle barriere dandovi fondo con le ancore e, una volta immersi, calpestando malamente i coralli. Sebbene tutte le didattiche insegnino comportamenti virtuosi da adottare per evitare interazioni dannose sull’ambiente marino, spesso le società non effettuano alcun controllo e i subacquei calpestano le barriere, colpendole con le pinne o addirittura sedendovisi sopra, facendo danni non riparabili in breve tempo.

Ancora peggiore è l’impatto causato dalle operazioni di pesca che non si limitano ai mezzi tradizionali ma vedono anche l’impiego illegale di esplosivi. Questo tipo, sottolineo, illegale di pesca uccide indiscriminatamente altre specie e può rompere e stressare i coralli così tanto da espellere le loro zooxantelle. Di conseguenza, ampie sezioni di barriere coralline vengono distrutte per un pugno di pesce. Altra pesca illegale è la pesca con il cianuro, che comporta lo scarico di cianuro sulle barriere coralline per stordire e catturare i pesci vivi, uccide anche i polipi dei coralli e degrada l’habitat della barriera corallina.

Qualche numero? Più di 40 Paesi denunciano attività di pesca con esplosivi e più di 15 Paesi di pesca effettuata con cianuro o altri veleni.

Tra le tecniche di pesca dannose per l’ambiente corallino vanno incluse la pesca a strascico in acque profonde, che comporta il trascinamento di una rete da pesca lungo il fondo del mare, e quella detta Muro-ami, una tecnica di pesca del sud-est asiatico che utilizza una rete da circuizione insieme a dispositivi di martellamento. Questi dispositivi sono costituiti da grosse pietre o da grandi blocchi di cemento che sono sospesi a picco sul mare da una gru montata sul peschereccio. Questi vengono ripetutamente e violentemente calati nell’area circondata dalla rete, frantumando letteralmente le barriere in piccoli frammenti per far uscire i pesci dalle loro tane. L’effetto ha effetti di lunga durata e praticamente totalmente distruttivi sulle barriere coralline.

Un effetto simile è causato dai pescatori di datteri mediterranei che con grossi martelli pneumatici frantumano la roccia in cui vivono i litodomi distruggendo tutto il coralligeno che vi cresce. Naturalmente è una pesca illegale che viene punita severamente sia nella pesca che nella commercializzazione.

Non ultimo, in molte aree tropicali sono nate delle società per la raccolta di coralli e dei pesci di barriera per rifornire gli acquari. Questo tipo di attività, sebbene possa sembrare minimale, è tuttora estremamente impattante sulle scogliere.

Come vedete l’impatto naturale e antropico sulle barriere non è trascurabile e sarebbe necessario, almeno per quello che ci riguarda, attuare delle moratorie internazionali per regolamentare quelle attività umane che impattano sulle barriere di tutti gli oceani.

 

se non diversamente attribuito – immagini da wikipedia – public domain 

 

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