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livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XX SECOLO
AREA: RUSSIA
parole chiave: forze speciali
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SDV (swimmer delivery vehicle)
Continuiamo questo mini saggio sui mezzi delle forze speciali russe con i swimmer delivery vehicle, dei mini sommergibili progettati per trasportare i sommozzatori delle Forze Speciali subacquee su lunghe distanze verso il loro obbiettivo. Genericamente, gli SDV trasportavano un pilota, un co-pilota ed il team di attacco. Per missioni a lungo raggio, potevano trasportare una dotazione di aria compressa a bordo per estendere l’autonomia di miscela degli operatori senza fargli intaccare quella dei rebreather personali. Ne esistevano due tipi: il tipo “umido”, dove i nuotatori di combattimento restavano all’esterno, ovvero sempre esposti all’acqua, ed uno “asciutto” dove gli operatori restavano all’interno del mezzo.
SIRENA
Il progetto Sirena fu per alcuni aspetti un precursore degli SDV in quanto il mezzo poteva essere trasportato e rilasciato dai sottomarini. Sebbene venissero rilasciati esternamente allo scafo, sembrerebbe che i sommergibili sovietici classe Kilo furono modificati per rilasciarli anche attraverso i tubi lanciasiluri. Di fatto questo mezzo aveva ben poco dei SLC italiani o britannici della guerra.
Photo credit Pavlo1
Photo credit Pavlo1
Questo mezzo aveva un diametro di 532 mm ed una lunghezza di circa 8.6 metri con un peso di circa 1.367 kg. La sua velocità variava da 2 a 4 kts con un autonomia di due ore – Profondità: 40 metri – massima dislocazione 8 miglia.
La serie TRITON
Un passo avanti nei progetti sovietici fu il primo mezzo Triton, che si avvicinava concettualmente ai mezzi italiani della seconda guerra mondiale. In realtà non ebbe molto successo e non entrò mai in servizio. Questa foto lo mostra durante le prove in mare.
In seguito venne realizzato il progetto Triton 1 M (progetto 907) con capacità di trasporto di due sommozzatori. Il mezzo fu costruito negli anni ’70 su disegno della società Marin Design Bureau Malakhit di San Pietroburgo, che risulta ancora attiva in campo commerciale. Lo scopo del Triton 1 M era ovviamente il trasporto di operatori subacquei su lunghi percorsi in operazioni clandestine. Secondo le fonti ufficiali, ne furono realizzati solo 32, ora sono stati in gran parte dismessi. Aveva un abitacolo “bagnato” (non pressurizzato) e l’equipaggio indossava l’attrezzatura durante le missioni.
Lunghezza | ∼5 m |
Larghezza | 1,4 |
massima altezza | 1,4 |
massima profondità | 40 metri |
autonomia | 6 ore |
max velocità in immersione | 6 nodi |
equipaggio | 2 sommozzatori |
range | 35 miglia |
scafo | lega alluminio magnesio |
La sua evoluzione fu il Triton 2, un mezzo decisamente più voluminoso. Costruito in lega di alluminio e magnesio, trasportava 6 operatori, operando fino ad una profondità massima di 40 metri, con un’autonomia di 12 ore e un raggio operativo di 60 miglia nautiche. Sembrerebbe che ne furono costruiti ben tredici esemplari che entrarono in servizio tra il 1975 ed il 1985.
da wikipedia
Probabilmente non più in servizio attivo, fu un importante programma SDV dei sovietici durante la guerra fredda. Molto simile al SDV Mk. 8 in dotazione agli USN SEAL, poteva trasportare sei uomini su lunghe distanze rispetto ai mezzi precedenti. Anche se si trattava di un mezzo bagnato, era costruito come un sottomarino per consentire una differenza di pressione tra l’acqua all’interno ed all’esterno dello scafo. Il pilota e il navigatore sedevano nella parte anteriore ed i quattro operatori passeggeri all’interno posti su due file nella parte posteriore del veicolo.
Caratteristiche: Lunghezza: 9.5m – larghezza: 1.8m – Velocità: 5.5 nodi con autonomia di 60 nm – sensori: sonar MGV-11, sistema di comunicazione subacqueo MGV-6V, sistema di navigazione Samur.
Triton NN
Un modello interessante fu il Triton NN, derivato da un progetto nato per consentire una dislocazione a medio-lungo raggio, indipendente dalle navi o dai sottomarini madre. Questo tipo di battelli sacrificavano inevitabilmente le prestazioni subacquee per cui la maggior parte della missione veniva condotta in superficie; d’altro lato offrivano una maggiore flessibilità di missione ed indipendenza per le Forze Speciali. Il Triton, una volta immerso, si comportava come un mini sommergibile utilizzandogli stessi propulsori usati in superficie. Si presume che il mezzo si dirigesse, parzialmente sommerso, verso l’obiettivo, per poi immergersi nella sua vicinanza per rilasciare gli operatori. È improbabile che il progetto Triton NN sia entrato in servizio con gli Spetsnaz.
Progetto Piranha
Tra i progetti conosciuti va menzionato anche il progetto Piranha, progetto 865, denominato in campo NATO LOSOS. Ne furono realizzati due esemplari, in seguito assegnati nel mar Baltico. Lo scafo era realizzato in una lega di titanio che ne riduceva la segnatura magnetica in quanto metallo non magnetico. Essi potevano rilasciare attraverso un’apertura, posta sulla caratteristica gobba del minisommergibile, due Proton.
Il Pirahna aveva le seguenti caratteristiche tecniche:
Lunghezza 28 metri – larghezza 4,8 metri – dislocamento 218 t in superficie, 319 t in immersione – velocità massima in superficie – equipaggio 3 e 6 operatori. Nell’era post sovietica ovvero negli anni ’90, la Marina russa decise, di non mantenerli in servizio ed i due sommergibili furono radiati definitivamente nei primi anni del 2000. Ma le recenti instabilità a livello mondiale hanno fatto intraprendere nuovi progetti basati sulla modularità dei mezzi per allargare le tipologie di missione.
Spetnaz: una componente navale in grado di operare nelle tre dimensioni sempre più moderna ed all’avanguardia
In sintesi, in guerra fredda i Sovietici seppero costruire una componente letale per le forze speciali subacquee, sviluppando mezzi insidiosi simili a quelli dei colleghi delle marine occidentali. Il loro sviluppo odierno non è noto ma fa presupporre che sia allo stato dell’arte. La guerra asimmetrica futura richiederà reparti speciali subacquei equipaggiati con mezzi di trasporto sempre più innovativi per operare in missioni di infiltrazione occulte. Questi uomini altamente specializzati sono integrati nelle forze di élite ma trovano anche impiego nelle forze di protezione di aeroporti, porti, navi e, con contratti presso società di sicurezza civili. Sono i famosi contractor come le Blackwater americane o il gruppo Wagner russo. Le sfide del futuro non sono solo umane ma anche tecnologiche … e la ricerca di nuove misure e contromisure per contrastare pirati e terroristi viaggiano anche in rete … il futuro è domani.
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se non diversamente citate, tutte le immagini sono estratte da Covert Shores di HI Sutton
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).
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