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Le fosse oceaniche: morfologia degli oceani e dei mari – parte II

tempo di lettura: 3 minuti

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livello elementare
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ARGOMENTO: OCEANOGRAFIA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: oceani, mari,  fosse, piattaforma continentale

 

Perché le fosse abissali sono importanti?
Come abbiamo accennato, la presenza di una fossa ci indica dove una placca precipita al di sotto del fondo oceanico circostante per fenomeni di subsidenza. La fossa più nota e più profonda è quella delle Marianne (Mariana Trench) che raggiunge una profondità di 11.034 metri sotto il livello del mare.

Non è l’unica e le fosse abissali maggiori si ritrovano nell’Oceano Pacifico e Indiano orientale, mentre sono relativamente brevi, con segmenti di margine convergenti, nell’Oceano Atlantico e nel Mar Mediterraneo (presente nello Ionio). Da in punto di vista percentuale, le fosse occupano un totale di circa lo 0,5% degli oceani. Osservando le batimetrie oceaniche, notiamo che le fosse sono collegate fra di loro ma si distinguono dalle zone di collisione continentale dove la crosta continentale entra in zone di subduzione come tra l’India e l’Asia dove si forma la catena dell’Himalaya. Queste continue spinte tra placche generano movimenti sismici anche violenti che, in ambito marittimo, possono essere forieri di fenomeni importanti come gli tsunami.

Anche nel Mar Mediterraneo abbiamo una spaccatura importante, la fossa ellenica, chiamata anche con un tocco di romanticismo fossa Calypso, situata nel Mar Ionio sud-orientale al largo della Grecia, in cui si trova il punto più profondo del Mar Mediterraneo (5.270 metri). 

la fossa ellenica si trova tra la placca africana e quella del mare egeo. Un’area altamente sismica che in passato generò terremoti e tsunami di grande violenza – da File:Hellenic arc.png – Wikimedia Commons http://geodesy.unr.edu/publications/Chamot-rooke_et_al_2005.pdf 

La fossa ellenica si trova a circa 60 chilometri dalla costa meridionale del Peloponneso, a sud-ovest di Pilo, e si è formata a causa della subduzione della placca africana sotto la placca del Mar Egeo. Il tutto avviene con movimento medio Sud-Nord di circa 10 mm/anno, sotto la micro-placca Egea, che a sua volta si muove in direzione NE-SW di circa 45 mm/anno. Questa subduzione ha originato un arco insulare non-vulcanico e, nel mar Egeo, un arco vulcanico insulare (che comprende il vulcano Santorini). L’attività sismica in questa area è tra le più intense del Mediterraneo ma non è solo legata alla subduzione, ma anche da movimenti trascorrenti (ad esempi nella faglia dell’isola di Kephalonia) o legati a thrust superficiali (faglie inverse). I terremoti catastrofici che colpirono Creta nell’antichità furono riportati nelle fonti classiche.

Ad esempio, il terremoto di Creta del 365 (chiamato anche terremoto di Alessandria) fu un evento sismico con epicentro nel mare a sud dell’isola di Creta. Si trattò del terremoto più forte registrato nel mar Mediterraneo (con una magnitudo ricostruita compresa tra 8.3 e 8.5), e fu determinato dalla spinta della placca tettonica europea in subduzione sotto la placca egea lungo il piano di subduzione del cosiddetto arco ellenico. Tutto il Mediterraneo centrale fu colpito e molte città di Creta furono distrutte. Lo tsunami che ne derivò provocò onde di oltre nove metri sulla costa meridionale di Creta, che colpirono tutte le città costiere dalla Sicilia a Cipro. Si stima che il maremoto causò oltre 45.000 vittime in tutto il Mar Mediterraneo, di cui circa 5.000 nella sola Alessandria dove arrivarono onde di dodici metri.

La presenza di queste faglie in movimento fra di loro nel Mediterraneo è ancora causa di eventi tellurici importanti. Ci torneremo in un prossimo articolo.

 

in anteprima: Otto Krummel pubblica nel 1907 la prima  mappa della Mariana Trench. In: “Handbuch der Ozeanographie”. http://www.photolib.noaa.gov/about.html#about_images
File:Mariana Trench Map 1907.jpg – Wikimedia Commons

 

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PARTE I PARTE II

 

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