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Le isole Eolie diventano Hope Spot

tempo di lettura: 4 minuti

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livello elementare

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ARGOMENTO: CONSERVAZIONE
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: MAR MEDITERRANEO
parole chiave: Eolie, Hope Spot

 

Bella notizia … si, ma cosa sono gli Hope Spot, i siti della speranza?
Si tratta di aree marine individuate come scientificamente fondamentali per la salute degli oceani. L’iniziativa si deve alla fondazione Mission Blue di Sylvia Earle, la più importante oceanografa del mondo che, da più di 50 anni, si batte per la difesa degli oceani, perché, vale la pena ricordarlo, proprio dagli oceani dipende gran parte della vita sulla terra.

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Silvie Earle ha ricevuto nel 2017 il tridente d’oro dall’Accademia Internazionale delle Scienze e Tecniche Subacquee per il suo impegno per la protezione degli oceani, sullo sfondo il celebre documentarista Pippo Cappellano

I criteri di individuazione sono diversi e vanno dalla ricchezza della biodiversità e degli ecosistemi, alle capacità di rigenerarsi dai danni derivanti dall’impatto delle attività umane, ma anche all’importanza economica che rivestono per le comunità. Aree per l’appunto, in grado di dare speranza ai nostri mari, e alle popolazioni che di mare vivono.

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Le isole Eolie sono state aggiunte al centinaio di siti sparsi per il mondo, un arcipelago nel Mar Tirreno, a nord della Sicilia, formato da sette isole vulcaniche che prendono il nome da Eolo, Dio greco dei venti. Le Eolie,  che per inciso sono patrimonio mondiale dell’UNESCO, sono riconosciute per la loro attività vulcanica unica: tre isole sono ancora vulcani attivi e le restanti quattro isole presentano fenomeni vulcanici secondari.

Le Isole Eolie e le acque circostanti ospitano una straordinaria biodiversità, fatta di una moltitudine di specie che va dalle cernie alle aragoste ed ai polpi. Ad abbracciare le coste rocciose delle isole ci sono praterie di posidonia oceanica che forniscono importanti habitat per i pesci giovanili. E ancora, grotte sommerse e montagne sottomarine offrono rifugio a grandi pesci pelagici come ricciole, tonno rosso, barracuda e caponi. Ma basta allontanarsi dalla costa per avvistare capodogli, delfini e tartarughe marine che attraversano le isole per la migrazione e l’accoppiamento.

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recupero di una rete da parte dei volontari di Healthy Seas © Carmelo Isgro

Tuttavia negli ultimi anni non sono mancati i problemi di tutela ambientale. Il sovra sfruttamento ittico, l’uso di attrezzi da pesca poco sostenibili e l’assenza di adeguate misure di gestione delle risorse marine hanno impoverito il mare. I pescatori artigianali si sono rimboccati le maniche per difendere non solo l’equilibrio ambientale ma anche la loro fonte di sostentamento.

Un gruppo di oltre trenta tra loro, supportato da Blue Marine Foundation, lavora per promuovere una pesca a basso impatto, sostenibile e responsabile. I piccoli pescatori hanno sviluppato volontariamente un “Codice di buona condotta” centrato sulla pesca responsabile. Fra le iniziative anche il recupero di reti fantasma, abbandonate cioè perché impigliate o danneggiate, e quindi estremamente pericolose per le specie marine. Insieme ai subacquei locali e in collaborazione con la Healthy Seas, i pescatori hanno recuperato venti tonnellate di reti in due anni. Le isole hanno inoltre visto un aumento dell’inquinamento da plastica.

Grazie alle amministrazioni locali che hanno previsto specifiche ordinanze per ridurre il consumo di plastica monouso, le Isole Eolie sono oggi plastic free. Fondamentale il lavoro svolto dall’Aeolian Islands Preservation Foundation e dai suoi partner nella promozione di pratiche di pesca e turismo sostenibili, attività di ricerca scientifica su numerose specie in via di estinzione.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è eolian-reserve.pngTutto questo ha portato alla designazione per l’arcipelago del titolo di Hope Spot. Le parole della dottoressa Sylvia Earle, fondatrice di Mission Blue: “Plaudo al lavoro dell’Aeolian Islands Preservation Foundation (AIPF) e dei suoi partner per quello che stanno facendo per proteggere questo arcipelago coinvolgendo la comunità, con l’obiettivo di sensibilizzare sull’importanza di convivere pacificamente con la natura. Questo è il momento di agire. Grazie per aver dato voce a coloro che non possono parlare: le tartarughe marine, gli squali e le cernie. Sono sicura che se potessero parlare vi ringrazierebbero”.

Certo da sola la speranza non basta, e allora da oggi riparte con forza la campagna per la designazione delle isole Eolie come area marina protetta. Un modello che, dall’istituzione della prima ad Ustica nel 1986, ha dimostrato quali e quanti benefici ne tragga il mare, chi di mare vive e tutti noi che ogni due respiri che facciamo, uno lo dobbiamo al mare.

Alessandro Filippini

in anteprima photo credit @andrea mucedola

 

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