.
ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XX SECOLO
AREA: OCEANO ATLANTICO
parole chiave: portaerei, Pyke, Bernal, Perutz, Mountbatten, Royal Navy
.
Tra i tanti progetti studiati durante la seconda guerra mondiale oggi raccontiamo l’idea decisamente stramba di costruire una portaerei in ghiaccio. Nacque così il Progetto Habakkuk, un piano britannico, sviluppato durante la seconda guerra mondiale, per costruire una portaerei con un materiale composito ricavato da ghiaccio e pasta di legno.
L’idea fu di Geoffrey Pyke, uno scienziato noto per le sue idee decisamente strambe, che apparirono tanto innovative e geniali da farlo presentare da Lord Mountbatten, Comandante in capo del Combined Operations Headquarters (COHQ), al ministro del gabinetto Leopold Amery. Questa storia del mare vale la pena di essere raccontata.
Chi fu Geoffrey Pike? Fu il direttore dei programmi del Combined Operation britannico sotto la direzione di Lord Mountbatten; educatore e successivamente inventore ebbe idee brillanti, decisamente non ortodosse e soprattutto difficili da sviluppare. Si dice che nel suo modo di vivere e nell’aspetto fosse simile allo stereotipo comune di uno scienziato folle, unito ad un carattere non molto facile. Ebbe l’idea di far inserire ricevitori microfonici nei palloni di sbarramento aereo per amplificare i suoni dei motori degli aerei nemici in avvicinamento verso l’Inghilterra. L’idea non fu però presa sul serio dalle autorità militari (tra l’altro Pyke ignorava che gli studi sul radar mostravano risultati migliori). Di fatto, il geniale pensatore andava oltre la visione tradizionale che vedeva la guerra combattuta sui tre teatri classici: il terrestre, il marittimo e l’aereo … e aveva pensato ai combattimenti che si sarebbero svolti al nord, tra i ghiacci. Climi gelidi come quello norvegese e canadese ma anche sulle Alpi italiane richiedevano tattiche e attrezzature particolari e Pyke studiò un veicolo per trasportare i soldati attraverso il terreno invernale, un mezzo molto simile a un mezzo corazzato cingolato che si muoveva nella neve con una vite azionata da un motore. Nacque così il progetto Plough che le autorità britanniche passarono agli americani, che avevano decisamente più fondi, … insieme allo scienziato. Di fatto l’Esercito degli Stati Uniti si stancò presto di Pyke e della sua stravaganza. Gli Americani lo trovavano arrogantemente ripugnante ed offensivo, in gran parte a causa del suo aspetto trasandato. Il pessimo rapporto fu reciproco e Pyke si lamentò spesso con i suoi superiori britannici dell’ostilità americana nei suoi confronti. A quel punto dovette intervenire Lord Louis Mountbatten, uno dei pochi a stimarlo ancora. |
Come nacque Habakkuk
Quando Pyke si trovava in America inviò a Lord Mountbatten un promemoria di 232 pagine per un nuovo curioso progetto chiamato Habakkuk. Pyke si era posto il problema di come proteggere gli sbarchi via mare e i convogli atlantici fuori dalla portata degli aerei. Le navi portaerei erano limitate e apparentemente dispendiose e acciaio ed alluminio scarseggiavano perché richiesti per altri scopi. Pyke pensò che la risposta era il ghiaccio, che poteva essere prodotto solo per l’1% dell’energia necessaria per produrre una massa di acciaio equivalente. In pratica propose di creare un iceberg artificiale, livellato per fornire una pista per il decollo dei velivoli e scavato al suo interno per proteggere gli aerei. La proposta fu passata da Mountbatten che la fece pervenire a Churchill, che ne fu entusiasta. In realtà l’idea non era stata sua … uno scienziato tedesco, il dottor A. Gerke di Waldenburg, non solo la aveva proposta ma aveva condotto alcuni esperimenti preliminari sul lago di Zurigo nel 1930.
Una curiosità Il nome in codice del progetto, con un riferimento biblico, fu spesso scritto nei documenti ufficiali in modo errato ovvero Habbakuk invece di Habakkuk, probabilmente per un errore di Pyke (cosa strana essendo lui ebreo). |
All’inizio del 1942 Pyke ed il suo mentore, lo scienziato britannico J.D. Bernal, chiamarono un biologo molecolare, Max Perutz, per determinare se potesse essere costruita abbastanza velocemente una banchisa artificiale sufficientemente grande da resistere alle condizioni dell’Atlantico. Perutz rispose che gli iceberg naturali avevano una superficie troppo piccola sopra l’acqua per realizzare una pista di atterraggio e potevano ribaltarsi improvvisamente. Il progetto sarebbe stato abbandonato se, nel frattempo due ricercatori del Polytechnic Institute of Brooklyn, New York, scoprirono per caso che miscelando segatura (o altri materiali fibrosi come il cotone, o la carta di giornale) e acqua, in proporzione 14-86, e portando il tutto a meno quaranta, si poteva creare una sostanza in grado di galleggiare molto più resistente del ghiaccio, che si scioglieva più lentamente e non affondava. Questo materiale poteva essere lavorato come il legno e fuso in forme come il metallo, e quando immerso in acqua formava un guscio isolante di pasta di legno bagnata sulla sua superficie che proteggeva il suo interno dalla fusione. Perutz fece però notare che una nave in pykrete si sarebbe lentamente sciolta a meno di essere raffreddata a -16 °C.
Un blocco di Pykrete, una miscela 50% spessa 50 mm (2 pollici) colpita da un singolo colpo di fucile da 7,62 x 39 mm (segno di impatto inferiore) sparato da 10 m rimbalzò dalla superficie. Ci vollero altri 7 colpi (segno di penetrazione superiore) di 7,62 x 39 mm sparati da 5 m per poter penetrare nel blocco – autore sconosciuto – immagine caricata da Charles Nichols File:Block of pykrete.jpg – Wikimedia Commons
Questo avrebbe comportato che per mantenerla sarebbe stato necessario isolare la struttura e refrigerarla continuamente. Dopo aver condotto esperimenti segreti sulla vitalità del pykrete e sulla sua composizione ottimale in un luogo segreto sotto lo Smithfield Meat Market nella City di Londra, fu deciso di costruire un modello su larga scala al Jasper National Park in Canada per esaminare le tecniche di isolamento e refrigerazione e per vedere come tale materiale avrebbe potuto resistere alle esplosioni. Grandi blocchi di ghiaccio furono realizzati a Lake Louise, Alberta, e finalmente un piccolo prototipo di 18 metri per 9 metri fu costruito a Patricia Lake, Alberta. Piccolo ma del peso di 1.000 tonnellate e mantenuto costantemente congelato da un motore da un HP.
Churchill invitò il comitato dei Capi di Stato Maggiore ad emettere un ordine per una nave completa, con la massima priorità, e che, in caso di successo, ulteriori navi avrebbero dovuto essere ordinate immediatamente. I Canadesi erano fiduciosi di poter realizzare la costruzione di una nave per il 1944, avendo a disposizione tutto il materiale necessario (300.000 tonnellate di pasta di legno, 25.000 tonnellate di isolamento in fibra di legno, 35.000 tonnellate di legname e 10.000 tonnellate di acciaio) con un costo è stato stimato di £ 700.000. A maggio il problema della refrigerazione apparve più serio e ciò fece aumentare la stima dei costi fino a 2,5 milioni di sterline. Inoltre apparve improbabile terminare la costruzione nel 1944.
Durante l’estate del 1943, i precedenti disaccordi di Pyke con i Statunitensi durante il Progetto Plough ne causarono l’estromissione da quel progetto, e gli architetti e ingegneri navali continuarono a lavorare sotto la guida di Bernal e Perutz. A complicare il tutto furono i nuovi requisiti, sempre più esigenti. La nave di ghiaccio avrebbe dovuto avere un’autonomia di 7.000 miglia, essere in grado di resistere alle tempeste atlantiche e resistere all’urto di un siluro, cosa che comportava che lo scafo avrebbe dovuto avere uno spessore di … 12 metri. Naturalmente, arrivarono le esigenze della componente aerea, il Fleet Air Arm, che richiese di allungare il ponte fino a 610 metri per permettere il decollo dei bombardieri pesanti. Non ultimo, il requisito da parte della Royal Navy di un timone che, per permettere di dirigere efficacemente la nave, avrebbe dovuto essere di oltre 30 metri di altezza.
In sintesi, furono stilate delle specifiche operative complesse che portarono alla realizzazione progettuale di ben tre versioni alternative rispetto al concetto originale di Pyke, che furono discusse in una riunione dello Stato Maggiore britannico nell’agosto del 1943:
– Habakkuk I (immediatamente scartata) costruita interamente in legno.
– Habakkuk II, il modello più vicino al modello originale di una nave semovente molto grande, lenta e realizzata in pykrete con rinforzi in acciaio. La nave avrebbe avuto una lunghezza di 1200 metri e una larghezza di 180 metri.
– Habakkuk III, una soluzione più piccola e veloce di Habakkuk II.
Per quanto riguardava la sua resistenza alle esplosioni si pensò ad una copertura del ponte con una sorta di stuoia flessibile. Sarebbe stato però più complesso gestire i fori delle bombe nella parte centrale, anche se il tetto sopra gli hangar degli aerei sarebbe stato reso a prova di esplosione contro bombe da 1.000 kg. Il progetto finale avrebbe avuto un dislocamento di 2,2 milioni di tonnellate con turbogeneratori a vapore che avrebbero dovuto fornire 33.000 hp (25.000 kW) per 26 motori elettrici montati in gondole esterne separate. Il suo armamento avrebbe incluso fino a 40 torrette DP (dual-purpose) da 4,5 pollici a doppia canna e numerosi cannoni antiaerei leggeri, e avrebbe ospitato una pista di atterraggio e fino a 200 bombardieri o caccia bimotore. Bernal ritenne che un modello su larga scala non potesse essere completato e testato in Canada nella primavera del 1944, sebbene le difficoltà costruttive e di navigazione rimanevano da superare. Sebbene i primi risultati furono promettenti, l’innalzare delle temperature primaverili dimostrò la debolezza infrastrutturale del sistema.
Un esito scontato
Il prototipo venne costruito nel 1944 sul lago Patricia vicino a Jasper, in Alberta, e al di là delle difficoltà tecniche, confermò la previsione dei ricercatori ovvero che la nave a grandezza naturale sarebbe costata più denaro e macchinari di un’intera flotta di portaerei convenzionali. All’ammiraglio Lord Mountbatten non restò che riferire, a giustificazione del fallimento del progetto, i seguenti motivi:
– in quel momento storico la domanda di acciaio per altri scopi era troppo grande.
– era stato ottenuto il permesso dal Portogallo di utilizzare gli aeroporti nelle Azzorre per la caccia di sottomarini nell’Atlantico
– l’introduzione di serbatoi di carburante ausiliari consentiva agli aerei britannici di pattugliare l’Atlantico in missioni a lungo raggio.
– il numero delle unità di scorta stava aumentando.
Una exit strategy che consentì a Lord Mountbatten di ritirarsi elegantemente da questo quanto meno bizzarro se non folle progetto. Di fatto l’idea dell’uso del ghiaccio per realizzare delle portaerei era già caduto in disgrazia ed erano state prese in considerazione altre idee più facilmente realizzabili come, ad esempio, creare delle “isole galleggianti” unendo diverse navi, come il Progetto TENTACLE, ma … questa è un’altra storia che racconteremo un’altra volta.
E cosa successe al prototipo?
Si dice ci vollero tre estati calde per fonderlo completamente nelle acque cristalline del lago canadese.
Andrea Mucedola
Una sorpresa per te su Amazon Music unlimited Scopri i vantaggi di Amazon Prime
Alcune delle foto presenti in questo blog possono essere state prese dal web, citandone ove possibile gli autori e/o le fonti. Se qualcuno desiderasse specificarne l’autore o rimuoverle, può scrivere a infoocean4future@gmail.com e provvederemo immediatamente alla correzione dell’articolo
PAGINA PRINCIPALE
Bibliografia
Wikipedia
Perutz, M. F. (1948). “A Description of the Iceberg Aircraft Carrier and the Bearing of the Mechanical Properties of Frozen Wood Pulp upon Some Problems of Glacier Flow”. The Journal of Glaciology 1 (3): 95–104
Susan B.M. Langley, “Project Habbakuk: World War II Prototype Vessel” su “Scientia Canadensis”
Progetto Habakkuk. Portaerei speciale da un materiale speciale da www.topwar.ru
http://thewarillustrated.info
https://warfarehistorynetwork.com
https://amusingplanet.com
- autore
- ultimi articoli
ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.