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Lo scafandro, i primi passi: da Fréminet a Klingert – parte II

tempo di lettura: 4 minuti

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livello elementare
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ARGOMENTO: SUBACQUEA
PERIODO: XVIII-XIX SECOLO
AREA: STORIA DELLA SUBACQUEA
parole chiave: scafandri, subacquea

 

Nel precedente articolo abbiamo visto come, da Alessandro Magno al Borelli passando per Leonardo da Vinci, si fossero piantati i semi che avrebbero fatto germogliare lo scafandro elastico da palombaro a metà dell’Ottocento. Pur se teorici ed in parte mai realizzati, ritengo sia interessante passare in rassegna alcuni dei progetti più famosi che spesso abbiamo visto sulle pagine dei libri senza magari renderci conto delle complicate soluzioni trovate dai loro inventori. 

La “Macchina Idrostatica” di Fréminet
Uno dei primi scafandri di tipo “moderno” lo ritroviamo nel 1772, fu la cosiddetta Macchina Idrostatica di Fréminet, composta da un vestito in cuoio fissato all’elmo in rame munito di due oblò e da una riserva di aria calata dalla superficie.

La “Machine hydrostatergatique” di Fréminet

Da questa “riserva di aria” partivano due lunghi tubi flessibili (nel diegno a lto descritti con la lettera C) collegati all’elmo A: uno serviva per la mandata dell’aria, che arrivava davanti alla bocca del palombaro, e uno di richiamo dell’aria viziata fissato al disopra del primo. Un meccanismo a molla faceva funzionare il mantice che provocava la circolazione dell’aria in andata e ritorno. Dopo aver sperimentato, sin dal 1771 la strana apparecchiatura in superficie, Sieur Frèminet ideò questa nuova strana macchina per assicurare la respirazione autonoma al palombaro, tramite un serbatoio. Fréminet chiamò la sua invenzione machine hydrostatergatique e la usò con successo per più di dieci anni nei porti di Le Havre e a Brest.

FIGURA 1BIS

Uno sviluppo dello scafandro di Fréminet con la riserva di aria posta direttamente sulle spalle

La cosa che ci meraviglia non poco è che con questo scafandro lo stesso Fréminet ed altri volontari riuscirono a immergersi svariate volte fino ad arrivare, secondo le cronache ben circostanziate del tempo, ad una permanenza di un’ora a 16,50 metri di profondità, svolgendo in alcuni casi anche dei recuperi di oggetti dal fondo (attrezzi, ancore, ecc.). Nonostante il funzionamento della machine hydrostatergatique di Fréminet fosse veramente empirico ed inefficace nella depurazione dell’aria, sembra che nessun incidente capitò durante gli esperimenti.

Lo scafandro di Klingert
Qualche anno dopo, nel 1797, forse “agevolato” dalle improbabili sperimentazioni di Fréminet, comparì lo scafandro di  Karl Heinrich Klingert, uno scienziato polacco  originario di Wroclaw (Breslavia). Lo scienziato era particolarmente interessato alla termodinamica, alla meccanica dei fluidi e alla fisica applicata, conducendo nuovi esperimenti con elettricità e aria. Tra le tante cose che inventò: una pompa che rilasciava ossigeno dall’acqua, un accendino ad aria compressa, lampada subacquea, scala antincendio, termometro e bussola per non vedenti, protesi del braccio, sedie per esercizi di riabilitazione ed a rotelle, compressore e cilindri. Klingert eseguì la prima serie di test l’anno successivo e, con il suo assistente F. W. Joachim, completò con successo diverse immersioni. Lo scafandro di Klingert ha molti punti in comune con quello di Frèminet, a partire dallo scafandro e dal vestito in cuoio collegato all’elmo in rame. Anche qui la circolazione dell’aria avveniva attraverso due tubi flessibili, uno di andata e uno di ritorno, ma il sistema venne perfezionato.

scafandro di Klingert – 1797

Infatti, il palombaro espelleva l’aria espirando in un boccaglio collegato al tubo di ritorno mentre inspirava nell’elmo dove arriva l’aria pura. 

FIGURA 3

Lo scafandro di Klingert accoppiato al serbatoio idrostatico

A questa prima versione Klingert fece seguire un perfezionamento che vedeva lo scafandro accoppiato ad un ingegnoso sistema di rifornimento di aria che contemporaneamente fungeva da “ascensore idrostatico”. Per ironia della storia, Klingert progettò e costruì questo scafandro pur essendo nato e vissuto ben lontano dal mare, a Breslavia. Anche questo scafandro venne sperimentato con immersioni pratiche consentendo al “palombaro” di arrivare a segare un tronco sul fondo del fiume Oder. Dobbiamo dire che lo scafandro di Klingert rappresenta il primo esempio ben costruito di apparecchiatura da immersione pur essendo ancora lontani da qualcosa di veramente fruibile.

fine parte II – continua

Fabio Vitale

Disegni ed immagini concessi dall’Autore

 

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