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livello elementare.
ARGOMENTO: OCEANOGRAFIA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: onde anomale
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Nell’aprile del 1966, un’onda di eccezionali dimensioni colpì il transatlantico italiano Michelangelo durante una burrasca nell’Oceano Atlantico, causando a bordo della nave tre morti e numerosi feriti. La Michelangelo era partita da Genova il 7 aprile e, dopo aver effettuato alcuni scali, stava navigando verso New York con a bordo 775 passeggeri e 710 persone di equipaggio.
i danni alla prua del transatlantico italiano Michelangelo – Photo credit Bruno Blasi, Roma
Le previsioni metereologiche avevano segnalato la presenza in zona di una forte perturbazione. Alle 10.20, del 12 aprile 1966, un’onda gigantesca scavalcò la prua, alta circa 18 metri sul livello del mare, colpendo la parte prodiera della nave. Nel suo rapporto, il comandante della nave descriverà quel momento come se la nave fosse stata centrata da un colpo di cannone. L’onda raggiunse il ponte di comando (a venticinque metri dalla linea di galleggiamento) ed il Comandante, gli ufficiali e il timoniere presenti in plancia furono investiti dalle schegge di vetro dei finestroni della plancia (spessi quasi due centimetri) che andarono in frantumi. Due passeggeri ed un membro dell’equipaggio che si trovavano nelle cabine del ponte sottostante, persero la vita. I feriti furono una cinquantina. Gli ingenti danni inclusero lo sfondamento del ponte frontale, distante più di 70 metri dalla estremità della prua, e la distruzione di un notevole numero di cabine oltre all’avaria dei radar e di molte apparecchiature di navigazione. Un’onda simile colpì in un’altra occasione anche la Raffaello, nave gemella della Michelangelo.
Rogue waves, onde “canaglia”
Incidenti marittimi causati da onde anomale sono più frequenti di quanto si immagini. Negli ultimi vent’anni è stato stimato siano scomparse in mare più di 200 grosse navi. Nei rapporti questi incidenti sono stati attribuiti a improvvise onde anomale generatesi non sempre a causa di estreme condizioni meteorologiche marine. Nel 1942, la RMS Queen Mary fu fiancheggiata da un’onda di circa trenta metri e, si racconta, si inclinò di circa 50 gradi prima di tornare lentamente alla normalità. Nel 1978, la nave mercantile “Munich” stava attraversando l’Oceano Atlantico, trasportando merci dalla Germania agli Stati Uniti. Il Munich era considerato il gioiello della flotta mercantile tedesca; era lungo più di duecento metri ed era dotato della migliore tecnologia nautica. Il 12 dicembre 1978, una nave greca ricevette un messaggio di S.O.S dal Munich a cui seguirono immediatamente delle operazioni di ricerca da parte di un centinaio di navi e aerei che setacciarono senza successo l’Atlantico. La sua scomparsa resta un grande mistero anche perché le condizioni meteo non erano particolarmente cattive. Nacque così l’ipotesi si fosse trattato dell’incontro con un’onda anomala.
Sebbene testimonianze di questi “mostri” del mare siano stati sempre raccontate dai marinai, una delle prime testimonianze della loro esistenza fu quella della petroliera Esso Languedoc nel 1980.
da Research gate fig. 1 (a) Esso Languedoc (b) l’onda anomala quotata in distanza
La nave era in trasferimento dal Sud Africa verso l’Oceano Indiano, sottoposta a violente raffiche di vento di 60 nodi, con un mare vivo descritto come agitato. Le onde raggiungevano periodicamente un’altezza tra i cinque ed i dieci metri, infrangendosi contro lo scafo della nave ma, d’improvviso, si generò un’onda di trenta metri a poppa dell’unità abbattendosi sul ponte e causando ingenti danni in coperta. Il Comandante ebbe appena il tempo di scattare quella che per anni fu considerata l’unica immagine certa di un’onda anomala.
Un altro incidente riportato in letteratura accadde nel 2001 alla Caledonian Star, una nave passeggeri al suo rientro da una crociera tra le acque antartiche. La grande nave venne colpita sul suo mascone da un’onda alta trentadue metri, preceduta da una profonda depressione. La nave letteralmente sprofondò nel cavo dell’onda, e l’enorme muro d’acqua colpì le infrastrutture della plancia spazzando via radar e la maggior parte delle apparecchiature per le comunicazioni. Per fortuna, non essendo stati danneggiati i timoni e avendo mantenuto la propulsione, i marinai riuscirono a riprendere il controllo della nave e riuscirono a riprendere la navigazione per il porto più vicino.
Non solo negli Oceani
Queste onde sono presenti anche nel Mar Mediterraneo e possono causare situazioni ugualmente pericolose. Per memoria, mote navi militari e civili sono rientrate in porto con danni ingenti alle sovrastrutture. Il 3 marzo 2010, nel Golfo del Leone, una nave da crociera di oltre duecento metri, la Louis Majesty, in condizioni di mare avverso con raffiche oltre i 50 nodi, venne investita da un’onda anomala alta otto metri che spazzò la vetrata della sala riunioni di prua che era affollata di gente, causando diciassette feriti e due morti.
Per chi volesse approfondire, l’incidente fu valutato matematicamente dallo studio “Rogue waves in crossing seas: The Louis Majesty accident“. In questo caso però non si trattò propriamente di un’onda anomala che, come ho premesso, avviene in maniera sporadica durante una tempesta in mare aperto. Le onde “canaglia” hanno la particolarità di arrivare ad un’altezza doppia delle media delle onde circostanti. Questi mostri si formano quando due diversi fronti d’onda si incontrano con un certo angolo. In quel caso si verifica il fenomeno dell’Onda della Draupner, ovvero dell’Onda del Nuovo Anno. L’onda deve questo infausto nome alla piattaforma petrolifera Draupner E, situata nel Mare del Nord al largo delle coste norvegesi che venne investita da una violenta tempesta il 1 gennaio 1995, per l’appunto nel giorno di Capodanno.
Il grafico, modificato da una figura di una pubblicazione di Sverre Haver, evidenzia il picco dell’onda della Draupner – autore Paolosan Draupner wave peak.png – Wikimedia Commons
La piattaforma, inaugurata nell’estate del 1994, era stata dotata dalla società Statoil di vari tipi di strumentazioni che ne rilevassero le condizioni e l’eventuale danneggiamento ad opera delle tempeste.
Proprio uno di questi sensori, un laser, registrò intorno alle 15:04 UTC un’onda di 18,5 metri di picco sul livello del mare in calma (still water level), con un’altezza massima tra cresta e gola dell’onda di 25,6 metri. Un evento eccezionale se si tiene conto che nel tratto di mare in cui si trova la piattaforma Draupner l’altezza d’onda significativa è di dodici metri.
Il problema di queste onde è legato alle pressioni eccezionali che si applicano sulle strutture. Per fare un esempio, se un’onda di tre metri esercita una pressione di sei tonnellate per m², un’onda di dieci metri può esercitarne dodici tonnellate per m² e un’onda anomala di trenta metri, può arrivare fino a 100 tonnellate! Nel dicembre 2000 l’Unione Europea ha avviato un progetto scientifico, chiamato MaxWave, per confermare la presenza di onde anomale, modellare il modo in cui si verificano e considerare le loro implicazioni per i criteri di progettazione delle navi e delle strutture offshore, utilizzando dati radar satellitari ERS dell’ESA. Intanto, nella disgraziata ipotesi di incontrarle, meglio cercare di prenderle di prua, e … pregare.
Cieli sereni … e mari calmi
Paolo Giannetti
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in anteprima foto di un’onda anomala a Biscay (Biscaglia), pubblicata nell’autunno 1993 su Mariner’s Weather Log – NOAA – Fonte
Wea00800,1.jpg – Wikimedia Commons
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entrato in Accademia nel 1977 (Corso SAOREN) ha prestato servizio e comandato numerose unità navali, specializzandosi nel tempo in Idrografia (Idrographic Surveyor di categoria “A”) e Oceanografia con un Master presso la Naval Postgraduate School di Monterey, California. Appassionato divulgatore ha creato Capitan Bitta, detto il “Gianbibbiena”, un personaggio immaginario che racconta con brevi scritti curiosità di nautica, meteorologia e astronomia
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