livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XIX SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: Marina Toscana, Risorgimento
Le Marine “minori”
Un breve tratto del litorale versiliese appartenne al Ducato di Lucca, erede dell’antica Repubblica che, a seguito degli accordi presi durante il Congresso di Vienna, dopo un periodo di indipendenza, fu incorporato al Granducato di Toscana nel 1847.
La Duchessa Maria Luisa, che prediligeva Viareggio, a cui diede nel 1823 il rango di città profondendo impegno e denaro nella costruzione di opere pubbliche, nel 1819 vi fece costruire una darsena e nominò Comandante di Marina Ippolito Zibibbi, un vecchio ufficiale napoleonico. La Duchessa coltivò anche l’effimero sogno di avere una piccola flottiglia militare, alla cui costituzione diede inizio acquistando una goletta e un modesto bovo da carico. (23). L’iniziativa, anche per motivazioni economiche, non ebbe però seguito.
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Maria Luisa Leopoldina Francesca Teresa Giuseppa Lucia d’Asburgo-Lorena, nota semplicemente come Maria Luisa d’Austria o Maria Luigia di Parma
La bandiera navale lucchese era conosciutissima sull’Atlantico, non certo per la pochezza della sua marineria, ma perché era una specie di “paradiso fiscale” del quale approfittavano gli armatori genovesi per le navi dirette a Buenos Aires, dove il console concedeva sconti più consistenti rispetto ai diritti pretesi da quello piemontese.
Più a nord, il Ducato di Modena si affacciava sulla costa con i territori di Massa e Carrara acquisiti per successione ereditaria nel 1829, dopo l’estinzione della casa ducale Cybo. A Brugiano, una località di poche case presso Massa, situata alla foce dell’omonimo torrente, era destinato un ufficiale dell’esercito quale Comandante della R. Marina, dalle competenze piuttosto oscure non risultando che il Ducato abbia mai posseduto alcuna imbarcazione militare (24).
Una spada per tre bandiere
Il più noto marinaio toscano del periodo Risorgimentale fu certamente il conte Carlo Corradino Chigi, nato a Siena nel 1802. Destinato alla carriera militare navale preferì affrontarla nella Marina del Regno di Sardegna convinto che avrebbe potuto offrirgli sotto l’aspetto professionale qualcosa di più rispetto a quella, modestissima, del Granducato. Entrò quindi nella Scuola di Marina di Genova nel 1818 e nel 1825, con il grado di tenente di vascello, partecipò alle operazioni condotte dalla flotta sarda contro Tripoli. Si distinse nell’attacco notturno ad alcune navi ormeggiate nel porto nonostante che l’oscurità avesse allontanato due delle tre barche che costituivano la forza al suo comando e per i brillanti risultati conseguiti venne insignito dal re Carlo Felice della Croce dei Ss. Maurizio e Lazzaro.
Nel 1839 venne promosso capitano di vascello ma, a questo punto, avrebbe dovuto optare per la cittadinanza sarda che rifiutò tornando in Toscana dove gli fu attribuito il grado di capitano di fregata e dove iniziò una lunga carriera politica che lo portò nel tempo a essere Governatore dell’isola d’Elba e poi Gonfaloniere (cioè Sindaco) di Fivizzano e di Siena.
Quando scoppiò la guerra del 1848 e la Toscana mandò un corpo di spedizione in aiuto dei piemontesi assunse la carica di Capo di Stato Maggiore e contemporaneamente i gradi di colonnello effettivo e maggior generale onorario dell’esercito. Assieme alle truppe regolari partecipò alla campagna la Compagnia della Guardia Universitaria formata da tre professori, un assistente e 55 studenti dell’Università di Siena che, assieme agli altri studenti toscani, si distinse a Curtatone e a Montanara. Il 29 maggio 1848 Corradino Chigi li guidò nello scontro di Curtatone.
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Carlo Corradino Chigi
Durante il combattimento, come racconta egli stesso, il fodero della sciabola si impigliò fra le gambe e, abbassata la mano sinistra per scostarlo, gli venne massacrata da un colpo di mitraglia e all’ospedale da campo il chirurgo fu costretto ad amputargli il braccio. Nacque così la leggenda dell’”eroico mutilato di Curtatone” che avrebbe gridato, incurante della ferita: “Viva l’Italia! Maledizione a coloro che gridano in piazza e non vengono sul campo!“ (25). Rimpatriato, ebbe il comando della Guardia Civica di Siena e poi si ritirò a vita privata ma, nel 1859, gli fu conferita la carica di Comandante Generale Provvisorio della Marina Militare Toscana; venne poi nominato senatore da Vittorio Emanuele II e poco dopo promosso contrammiraglio nella marina Sardo-italiana. Chigi, conscio che era stato troppo tempo lontano dalla vita militare sul mare, dopo un periodo quale giudice del Tribunale Supremo di Guerra di Firenze preferì dare le dimissioni. Più tardi, in qualità di senatore, si trovò a dover giudicare l’ammiraglio Persano inquisito per i fatti di Lissa che era stato suo compagno nella missione di Tripoli del 1825. Si spense a Fivizzano nel 1881.
Progetti di riforma
Basta osservare una carta geografica per rendersi conto che, con lunghi confini marittimi e una molteplicità delle isole, la Toscana avrebbe avuto bisogno di una difesa navale magari contenuta ma comunque adeguata ed è ovvio che la situazione paradossale delle condizioni della Marina non sfuggisse né al Governo, né agli osservatori politici.
… Lo Stato della Chiesa e il Toscano singolarmente sono così disorganizzati nella loro Marina che possono essere considerati inferiori a Tripoli e a Tunisi, piccoli stati barbareschi… (26). Ancora durante il Governo Provvisorio del 1859 c’era chi parlava in termini ironici di formidabile nostra marina militare (27).
Definendola “quasi che un nome“ si esprimeva in termini non molto diversi anche il capitano Oreste Brizi, autore di un dettagliato progetto di riforma delle forze armate toscane (28); poiché una ristrutturazione del Corpo sarebbe potuta avvenire soltanto in dipendenza della costruzione di nuove navi da guerra, le cui caratteristiche e il cui numero al momento in cui scriveva non erano ancora state decise, il Brizi si limitava a proporre l’istituzione di un Comando Marina a Livorno e di alcune particolari nuove categorie di marinai: Cannonieri, Fucilieri di Marina e Operai dell’Arsenale di mare. Raccomandava inoltre di svincolarne il comando supremo, anche se solo nominale, dal Governatore di Livorno e di affidarlo all’ufficiale di grado più elevato.
Ad ogni modo, dopo il 1850, il Governo cominciò a pensare seriamente alla rifondazione della Marina Militare, programmando interventi nel settore del personale, insufficiente e anziano (29), e del naviglio nel quadro del potenziamento generale delle forze toscane voluto dal comandante dell’Esercito, Federico Ferrari da Grado. Si riteneva necessaria la costruzione di due cannoniere a elica da 3 cannoni, di una corvetta a elica da 18 cannoni e di una nave ausiliaria a ruote da 6 cannoni; le unità dovevano costruirsi a Livorno, la cui cantieristica era sufficientemente sviluppata e moderna. Motivi economici ed organizzativi fecero slittare nel tempo questo programma, minimale ma ragionevole, che sostanzialmente fu attuato solo dopo la fine del governo Granducale.
Il Governo Provvisorio
Nel 1859, dopo la fuga del Granduca, venne istituito un Governo Provvisorio sotto la presidenza di Bettino Ricasoli, incaricato di preparare l’annessione al Regno di Sardegna. Come l’Esercito anche la Marina – posta sul piede di guerra il 30 giugno 1859 – fu riorganizzata, anche per quanto riguardava le uniformi, sul modello di quella sarda (30) e il 14 dicembre 1859 venne istituito un Commissariato di Marina a Livorno (31).
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pirocannoniera Ardita
Ai sensi del Decreto del 19 dicembre di quello stesso anno la Marina venne strutturata in uno Stato Maggiore, un Corpo Reali Equipaggi e un Corpo delle Escavazioni dei porti e fossi, quest’ultimo dipendente, per il servizio, dal Capitano del porto di Livorno. In quei mesi vi fu un’intensa ripresa delle costruzioni da parte del vecchio cantiere di Luigi Mancini la cui attività era proseguita dal figlio Giuseppe (32): vennero completate due cannoniere Ardita e Veloce, poi armate a Tolone, il Curtatone e il gemello Palestro (varate a luglio del 1860 nell’arsenale di Livorno ma poi allestite nel Cantiere della Foce) e venne impostata la corvetta Magenta.
la pirocorvetta Magenta fu progettata dall’ingegner Giuseppe Micheli ed impostata nell’Arsenale Mediceo di Livorno per la Marina del Granducato di Toscana nel settembre 1859, appena tre mesi dopo la Battaglia di Magenta che aveva dato il via all’unificazione nazionale. Pochi mesi dopo, con il dissolvimento del Granducato di Toscana e l’annessione dei suoi territori al Regno di Sardegna, la proprietà della nave in costruzione passò alla Marina del Regno di Sardegna, e poi, dal 17 marzo 1861, alla neocostituita Regia Marina italiana. Il 2 febbraio 1866, al comando del capitano di vascello Vittorio Arminjon, la nave lasciò Rio de Janeiro e iniziò un lungo viaggio, diventando la prima nave da guerra italiana a compiere il giro del mondo, per promuovere e propagandare l’immagine internazionale dell’Italia e stabilire relazioni diplomatiche con l’Estremo Oriente, oltre a compiere rilevazioni scientifiche e naturalistiche per la Reale Società Geografica Italiana
Era anche in programma la costruzione, presumibilmente in sostituzione di quelle esistenti, di due nuove spronare destinate alla repressione del commercio illegale lungo la Costa (33).
Venne istituito un Consiglio sanitario marittimo del quale faceva parte anche il Comandante della Marina. Di fronte al potenziamento del naviglio, proporzionalmente molto sensibile, il personale fu portato a 57 ufficiali ed equiparati e 332 marinai (34). A questo punto la piccola Marina toscana si presentava come una forza limitata, ma finalmente dignitosa, anche se questa profusione di risorse rappresentava solo il contributo delle forze locali in vista della costituzione del Regno d’Italia, con la cui marina venne ben presto fusa.
Guglielmo Evangelista
articolo pubblicato originariamente su La voce del marinaio
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Note
16) Daniela Manetti Marina Militare e costruzioni navali nel Granducato di Toscana cit. Pagg. 402-403.
17) La pesca e la lavorazione del corallo erano attività economiche importanti per Livorno, benché in decadenza nel XIX secolo. Nel 1850 erano in attività 21 barche coralline: 17 paranzelle, 3 leuti e una feluca, meno della metà rispetto al 1836. Cfr. Attilio Zuccagni-Orlandini Ricerche statistiche…cit. pag. 307 e Luigi Serristori Statistica dell’Italia. Pag. 183 Stamperia Granducale, Firenze 1842.
18) V. artt. 75-77 e altri del “Regolamento per il porto, la darsena e i fossi di Livorno” del 17 luglio 1840.
19) Infatti il 22 febbraio 1849 Antonio Petracchi aveva scritto al Governatore di Livorno Pigli: … sono a Viareggio: mandate qua subito il Giglio. Laugier ha rotto i ponti. Mandatemelo subito se no non posso passare…In N.N: Collezione storica di tutti gli atti, dibattimenti, sentenze della celebrata causa di lesa maestà contro Francesco Domenico Guerrazzi, Giuseppe Montanelli e Giuseppe Mazzoni. Parte 1, sez 1. Pag. 168. Ed. in proprio, Firenze 1852.
20) Supra. Parte 2, sez 2. Pagg. 104 e ssgg. Firenze 1853.
21) N.N.: I casi della Toscana nel 1859 e nel 1860. Pag. 162. Salani, Firenze 1860.
22) George M. Trevelyan: Garibaldi e i Mille. Pag. 286. Zanichelli, Bologna 1907.
23) Michele Rosi: l’Italia Odierna, cit. vol. I , pag 968 nota 87.
24) Attilio Zuccagni-Orlandini: Corografia fisica…cit. Vol. IX pag. 218.
25 Francesco Piccolomini Bandini: Ricordi militari del contr’ammiraglio senatore Carlo Corradino Chigi, (Tripoli 1825 – Curtatone 1848). L. Lazzeri, Siena 1899.
26) Costantino Mini: Geografia e storia militare dell’Italia. Tomo I pag. 125. Ed. in proprio. Firenze, 1850.
27) N.N.: I casi della Toscana…Cit. Pag.122.
28) Oreste Brizi: Progetto di riorganizzazione permanente dell’Armata Toscana. Pag. 32. Tip. Galileiana, Firenze 1848.
29) E’ molto eloquente l’esempio fatto in una relazione del 1856 da cui risultava che il più giovane dei Sotto Nostromini aveva 56 anni e 30 di servizio. Daniela Manetti Marina Militare e costruzioni navali nel Granducato di Toscana , cit..Pag. 408 nota 120.
30) Decreti del 21 settembre e 22 novembre 1859.
31) Le sue competenza erano le stesse del Corpo di Commissariato della Marina Sarda: era diretto da un Commissario di prima o seconda classe con alle dipendenze sette sotto-commissari delle varie classi e otto subalterni.
32) Per la storia del cantiere v. Vittorio Marchi-Ugo Canessa: 200 anni della Camera di Commercio nella storia di Livorno. Vol. II pagg. 74 e ssgg. Dibatte, Livorno 2001.
33) Cfr. Relazione del Ministro della Guerra al Presidente del Consiglio dei Ministri sul riordinamento dell’armata del 10 gennaio1860. In Atti e documenti del Governo della Toscana. Parte quarta, pag. 60. Stamperia sulle Logge del Grano, Firenze 1860.
34) Torello Bartalesi: Biografia del luogotenente generale Raffaele Cadorna. Pag. 42 Barbera, Firenze 1864.
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nasce a Broni (PV) nel 1951. Laureato in giurisprudenza è stato ufficiale delle Capitanerie di Porto e successivamente funzionario di un Ente Pubblico. Ha al suo attivo nove libri fra cui “Storia delle Capitanerie di porto” , “Duemila anni di navigazione padana” e “Le ancore e la tiara – La Marina Pontificia fra Restaurazione e Risorgimento” ed oltre 400 articoli che riguardano storia, economia e trasporti. Collabora con numerosi periodici specializzati fra cui la Rivista Marittima”.
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