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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XIX SECOLO
AREA: STATI ITALIANI
parole chiave: Ducato di Lucca
Lucca fu una repubblica aristocratica indipendente fin dal medioevo e nel 1805, dopo un periodo di occupazione francese, fu costituita in Principato dall’Imperatore che lo assegnò assieme a Piombino a sua sorella Elisa Bonaparte e al marito Felice Baciocchi. A seguito delle decisioni del Congresso di Vienna nel 1815 il territorio di Piombino fu incorporato nel Granducato di Toscana mentre Lucca fu mantenuta indipendente, diventando un Ducato che fu assegnato a Carlo Ludovico di Borbone-Parma, ancora minorenne, sotto la reggenza della madre Maria Luisa di Borbone-Spagna.
Alla morte di Maria Luisa, avvenuta nel 1823, Carlo Ludovico assunse i pieni poteri e per un quarto di secolo Lucca godette di un certo sviluppo (1), ma alla fine gli sperperi e la pessima gestione che il duca fece delle sue finanze personali si ripercossero addirittura sull’economia dello stato che entrò in crisi. Nel 1847, in concomitanza alle trattative segrete fra il Ducato di Modena e il Granducato di Toscana ed alla morte della duchessa di Parma Maria Luigia, come già previsto dal Congresso di Vienna, Carlo Ludovico assunse il trono di Parma con il nome di Carlo II e il territorio lucchese, pur fra molti malumori dei suoi cittadini, venne smembrato fra i suoi vicini.
Amministrazione marittima
Anche Lucca, come tante altre città italiane con uno sbocco sul mare, ebbe i suoi Consoli del Mare istituiti nel 1370, espressione del ceto mercantile: era una magistratura di sei cittadini incaricati di assicurare il regolare funzionamento del porto di Motrone attraverso cui passava la maggior parte del commercio cittadino.
Dal 1480 a Viareggio si insediarono i Commissari di Spiaggia, che, come il molto più recente Comandante di Marina, soprintendevano al movimento del porto, agli sbarchi e imbarchi e, in generale, alla sicurezza della navigazione mercantile e della città fra cui la difesa con le artiglierie delle barche inseguite da pirati ed infine giurisdizione civile e penale. Si conoscono indirettamente alcune delle loro attribuzioni nello stralcio di una lettera del 1551 scritta dai “Signori lucchesi” a proposito del naufragio presso Viareggio di due galere, che viene riportata dal Guglielmotti nella sua “Storia della Marina Pontificia”: Inviammo subito a quella volta un nostro Commissario particolare, per intendere il successo, et di chi fussero le galere, inventariare le robe et farle guardare”.
La sede del Commissariato era un palazzo costruito nel 1546-1549 che fu demolito negli anni ’30 collegato con un loggiato alla Torre Matilde che fu a lungo la principale difesa della città. Durante il periodo di regno di Maria Luisa tutta l’amministrazione marittima, come al tempo dei Commissari, il cui ufficio era rimasto immutato per secoli fino all’arrivo dei francesi, ruotava attorno alla nuova figura del Comandante della Real Marina al quale, a norma del Regolamento del 1821, spettava anche la vigilanza sulla pesca, il soccorso in caso di naufragio e il recupero delle cose naufragate; era tenuto anche alla denuncia alla magistratura dei responsabili ed all’arresto degli autori dei misfatti atroci in sospetto di fuga.
Una volta vendute le navi, la carica di Comandante della Real Marina fu soppressa, ma fu mantenuta nella capitale una “Soprintendenza generale della Real Marina” dipendente dal Ministero degli Esteri presumibilmente per occuparsi delle implicazioni derivanti dal commercio internazionale e per i consolati all’estero.
A Viareggio, dal punto di vista operativo, gli affari attinenti alla navigazione furono dapprima trattati da un ufficio dipendente dall’amministrazione comunale, ma il 1° ottobre 1845 il Commissariato di Marina e l’Ispezione di Sanità ne furono separati restando il Gonfaloniere, cioè il Sindaco, solo Presidente della Commissione di Sanità Marittima. Dal 1826 fu Commissario di Marina e Ispettore Sanitario il marchese Alfonso Cittadella che, nel 1843, lasciò la carica in quanto nominato Ciambellano di Camera del Duca. Gli subentrò Michele Belluomini, maggiore dell’artiglieria da costa, già Vice-Commissario e Ispettore Sanitario onorario; rimase comandante del porto anche dopo l’annessione alla Toscana.
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I porti
La piccola Lucca fin da tempi remoti lottò per avere uno sbocco al mare, ottenendolo con l’acquisizione di Camaiore e poi di Pietrasanta; nel 1084 l’imperatore Enrico IV concesse alla città il dimenticato porto di Motrone che si trovava dove sorge Marina di Pietrasanta, le cui poche tracce sono visibili oggi in posizione molto arretrata rispetto alla linea di costa, dove fu costruito un forte in legno, più tardi ricostruito in muratura. Attraverso questo porto arrivava il sale sbarcato dai genovesi e si svolgeva tutto il commercio lucchese anche verso destinazioni lontane: fu al centro di scontri continui fra Lucca, Pisa, Genova e Firenze con esito altalenante cambiando spesso di mano finché, dopo essere stato riacquistato un’ultima volta e a caro prezzo da Lucca a fine ‘400, con il lodo del 1513 di Papa Leone XIII Motrone fu assegnato definitivamente a Firenze che tuttavia se ne disinteressò per la sua posizione eccentrica rivolgendo tutte le sue attenzioni allo sviluppo di Livorno.
Il porto era formato da una laguna alla foce dell’omonimo torrente, collegata al mare e non accessibile alle navi più grandi, al centro della quale sorgeva come un’isola l’imponente fortezza; decadde rapidamente anche a causa dell’interramento naturale e delle bonifiche che alterarono sensibilmente l’idrologia della zona, ma ancora inizio ‘800 alla “Torre di Mutrone” gettano l’ancora in tempo di bonaccia le barche di cabotaggio che si recano per commercio lucchese.
Il forte mantenne la sua importanza per la vigilanza della costa fino al 1813 quando fu minato e distrutto dagli inglesi durante le guerre napoleoniche: qualche muro e i resti di una banchina sono le sole tracce che ne restano oggi mentre le macerie vennero acquistate dalla famiglia Bichi per fare lucrosa speculazione sul ritratto del pietrame alienato a non tenue prezzo.
Una volta perso Motrone nel 1513, la repubblica fu obbligata a sostituirlo con il porto di Viareggio dove costruì una torre; lo scalo era allora molto modesto e consisteva nel tratto finale del fosso Burlamacca, emissario del lago di Massacciuccoli, che fu sistemato e reso navigabile nel 1580; il litorale fu reso più sicuro dalle incursioni saracene nel XVIII secolo con la costruzione dei forti di Cinquale e di Forte dei marmi.
La marineria viareggina acquistò in passato una reputazione certamente superiore a quelle che erano la realtà commerciale e il traffico del suo ancora piccolo scalo, tanto che fu affermato che Viareggio era, piuttosto che un vero porto di mare, soprattutto un semenzaio di marinai che imbarcavano sulle navi di tutti gli stati italiani; nel XX secolo erano circa 700 pari a quasi il 15% della popolazione residente nel comune e se si considerano anche i familiari, i marinai a riposo e gli addetti alle attività connesse a terra è evidente quanto la città vivesse del mare.
Oltre a Viareggio aveva una certa importanza anche Forte dei marmi: non esisteva un porto, ma mediante un pontile costruito sulla spiaggia si riusciva a caricare qualche partita di marmo, prodotto per eccellenza delle vicine Apuane.
Fine parte I – continua
Guglielmo Evangelista
NOTE
1. Fin dal 1841 il duca autorizzò la costruzione della ferrovia Lucca-Pisa, una delle prime ferrovie italiane che entrò in esercizio nel 1846 e che fu anche la prima linea internazionale del mondo.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
VV. “Nuova Enciclopedia popolare italiana” Unione tipografico-editrice, Torino 1866
Ranieri Barbacciani-Fedeli “Saggio storico dell’ antica e moderna Versilia” Fabris, Firenze 1845
Salvatore Bongi “Sulle marine lucchesi” In Atti dell’Accademia lucchese di scienze, lettere ed arti. Giusti, Lucca 1868
Alfredo Delpino, Giuliano Lombardi “Foto di gruppo della popolazione di Viareggio nel 1826 e l’equipaggio del Bargio Reale”. In “Terra di Viareggio”. N. 6/2015
Carlo Masse: “Storia civile di Lucca dal 1796 al 1848”. Tipografia del Serchio, Lucca 1848.
Bruno Mugnai: “Soldati e milizie lucchesi dell’800(1799-1847)” Ufficio storico SME. Roma, 2005
N.N. “Almanacco di Corte”. Giusti, Lucca anni vari.
N.N. “Almanacco toscano”. Stamperia Granducale, Firenze, anni vari.
Girolamo Tommasi: “Sommario della storia di Lucca”. Viesseux, Firenze 1844
Attilio Zuccagni-Orlandini “Corografia dell’Italia e delle sue isole” Parte VII. Firenze, in proprio 1845
Attilio Zuccagni-Orlandini “Ricerche statistiche del Granducato di Toscana” Tofani, Firenze 1850
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nasce a Broni (PV) nel 1951. Laureato in giurisprudenza è stato ufficiale delle Capitanerie di Porto e successivamente funzionario di un Ente Pubblico. Ha al suo attivo nove libri fra cui “Storia delle Capitanerie di porto” , “Duemila anni di navigazione padana” e “Le ancore e la tiara – La Marina Pontificia fra Restaurazione e Risorgimento” ed oltre 400 articoli che riguardano storia, economia e trasporti. Collabora con numerosi periodici specializzati fra cui la Rivista Marittima”.
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