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livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XX SECOLO
AREA: MALTA – MAR MEDITERRANEO
parole chiave: piano di invasione, Malta, Regia Marina italiana, Royal Navy
Nel 1942, sotto l’energica direzione del generale Ugo Cavallero, gli studi di pianificazione per la conquista di Malta impegnarono sempre più seriamente gli Stati Maggiori delle tre Forze Armate del Regno. Il 21 febbraio il Capo di Stato Maggiore Generale inviò le direttive per pianificare, ognuno per la propria competenza, le diverse fasi dell’operazione “C.3”, il cui inizio sarebbe stato previsto per la fine di luglio, ovvero entro cinque mesi, oppure il 1° agosto come annotò Cavallero nel suo Diario. Cavallero, con l’autorizzazione di Mussolini, chiese un contributo di pensiero anche ai tedeschi ed ai giapponesi che, nella guerra in Estremo Oriente, avevano acquisito grande esperienza nelle operazioni di sbarco.
La conquista di Malta secondo il piano di operazione presentato dallo Stato Maggiore del Regio Esercito italiano – Autore sconosciuto – Fonte L’ESIGENZA “C.3” (OPERAZIONE “HERCULES”) E IL BLOCCO DI MALTA NEL CONTESTO DELLA GUERRA IN MEDITERRANEO NEL 1942 Parte 1 | Francesco Mattesini – Academia.edu
Fu attentamente analizzata la configurazione costiera di Malta che, a causa delle alte scogliere, a strapiombo sul mare, e le alture a ridosso delle spiagge, non facilitava lo sbarco. Inoltre la presenza di una forte difesa costiera e arretrata (Linea “Victoria”) riduceva la possibilità di sbarco solo a sette punti lungo la costa. Il piano finale si basava sulla sorpresa tattica ottenuta sbarcando le prime forze nel punto più improbabile di tutti, le scogliere meridionali di Dingli Cliff, che risultavano debolmente difese. Inoltre, si sarebbe cercato di assicurare una base nella zona di Marsa Scirocco, in modo da garantire un adeguato flusso di uomini e mezzi nelle operazioni successive.
Gli attaccanti
Il Corpo di Spedizione del Regio Esercito italiano aveva per Comandante Tattico Superiore, il generale Vecchiarelli ed era costituito da tre Corpi d’Armata: il Corpo di aviosbarco, il XXX ed il XVI Corpo di Armata.
Carlo Vecchiarelli (Cingoli, 10 gennaio 1884 – Roma, 13 dicembre 1948)
In particolare, il Corpo di Aviosbarco includeva la gloriosa Divisione Paracadutisti Folgore, composta da nove battaglioni paracadutisti, tre gruppi d’artiglieria da 47/32 ed un battaglione guastatori, la 7° divisione paracadutisti tedesca da sei battaglioni paracadutisti, più un battaglione pionieri ed un reggimento artiglieria, e la Divisione aerotrasportabile La Spezia da sei battaglioni fanteria, un battaglione mortai, una compagnia guastatori, un reparto esplorante e tre gruppi di artiglieria da 65/17; in totale 24000 paracadutisti (di cui 11000 italiani) e 10500 fanti aerotrasportati della Divisione La Spezia.
Il XXX Corpo d’armata era composto dalle Divisioni di fanteria Livorno, Superga e Friuli, ciascuna con sei battaglioni fanteria (rinforzati con lanciafiamme, mortai da 81 e 4 cannoni da 47), un battaglione mortai, un battaglione controcarro ( 2 compagnie semoventi L40 e una compagnia fucilieri armati con Solothurn (un fucile anticarro svizzero da 20mm), guastatori e rocciatori alpini, un reparto esploratori e tre gruppi di artiglieria.
Il XVI Corpo d’armata includeva le Divisioni di fanteria Assietta e Napoli, normali divisioni fanteria rinforzate con armi contraeree e controcarro, mitragliatrici e nuclei di guastatori e rocciatori. Tutte erano supportate da reparti del genio e dei servizi.
Tra le truppe di rinforzo erano compresi:
un raggruppamento corazzato (con due battaglioni di carri M 13, un gruppo semoventi 75/18, un battaglione motociclisti, un battaglione semoventi L40) ed un reggimento d’artiglieria di corpo d’armata (un gruppo da 149/13 e due da 105/28) e due gruppi contraerei (il primo da 90/53 1 e l’altro da 75/46), tre battaglioni di guastatori, un raggruppamento del Genio, il battaglione VV.FF. destinato a fornire gli operatori delle scale mobili installate su varie unità da trasporto e sbarco. Inoltre, erano previsti:
il reggimento San Marco della Regia Marina su due battaglioni rinforzati (4 compagnie di fanteria, una compagnia da 81 ed una compagnia da 47), il Battaglione P (paracadutisti con 140 uomini organizzati in 6 squadre) ed il Battaglione N (nuotatori d’assalto su 400 uomini). Infine, il raggruppamento Camicie Nere da sbarco che era costituito da quattro battaglioni, un battaglione di armi di supporto ed un reparto guastatori.
I Tedeschi avevano promesso il Panzerabteilung z.b.V.66 (zur besonderen Verwendung [per uso speciale]), un’unità tedesca parzialmente equipaggiata con dei carri armati catturati ai Russi. Inoltre, erano stati resi disponibili dieci carri armati pesanti KV-1 (47 t) e 1 KV-2 (54 t).
Almeno dieci motozattere italiane (mezzi da sbarco) erano state modificate con pavimentazione rinforzata e rampe interne per trasportare i veicoli russi. Altri carri armati dell’unità includevano dodici carri armati medi T-34 russi catturati, carri armati leggeri tedeschi corazzati (cinque VK 1601 e cinque VK 1801) più dodici tedeschi Panzer IV G (vedi foto in alto) armati di cannoni da 75 mm. Erano stati anche offerti venti carri Panzer III, ma non si sa da quale unità. Il totale delle truppe, compreso il Reggimento San Marco della Marina, assommava quindi a circa 100.000 uomini, 104 carri armati, 88 semoventi, 360 mortai, 250 lanciafiamme, 300 pezzi d’artiglieria, 238 cannoni controcarri da 47 mm, 120 mitragliere da 20 mm, 84 cannoni controcarro.
Era previsto che l’aviazione dell’Asse dovesse partecipare all’operazione impiegando:
– da parte tedesca, a disposizione del II Fliegerkorps, nove gruppi da bombardamento, tre gruppi da bombardamento (cacciabombardieri Stuka), un gruppo “distruttori”, otto gruppi da caccia (due dei quali armati con bombe) da impiegare come cacciabombardieri, tre gruppi da ricognizione strategica, da 6 a 8 gruppi di velivoli da trasporto per le truppe aviotrasportate;
– da parte italiana, a disposizione del Comando Aeronautica della Sicilia e della 4° Squadra Aerea in Puglia, 14 gruppi da bombardamento, sei gruppi da caccia, sette gruppi d’assalto, tre gruppi di aerosiluranti, una squadriglia da ricognizione strategica, e sei gruppi di velivoli da trasporto da impiegare per il lancio e il trasferimento delle truppe aviotrasportate.
Complessivamente, la consistenza delle forze aeree ritenute disponibili per la Esigenza “C.3” era di 1.583 velivoli, dei quali 1.128 da combattimento (486 da bombardamento, 411 da caccia, 195 d’assalto, 36 aerosiluranti) e 455 di altro tipo (386 da trasporto, 27 alianti, 42 da soccorso).
Fotografia scattata da Andrea Nicola (1916 – 1972), osservatore-fotografo della Regia Aeronautica nel periodo 1940/1942 File:Savoia-Marchetti S.M.79 flight in formation.jpg – Wikimedia Commons
Il SIAI Marchetti S.M.79 Sparviero era un trimotore ad ala bassa multiruolo, inizialmente progettato come aereo da trasporto civile veloce. Negli anni 1937-39 stabilì 26 record mondiali e fu, per un certo periodo, il più veloce bombardiere medio del mondo. Costruito in legno, tela e metallo, si riconosceva per la tipica “gobba” dietro l’abitacolo, che ospitava la mitragliatrice da 12,7 e il relativo armiere.
In numeri, gli Italiani avrebbero fornito 890 aerei, dei quali 696 velivoli da combattimento (270 bombardieri, 222 caccia, 168 d’assalto, 36 aerosiluranti), a cui se ne aggiungevano altri 194 (170 da trasporto, 24 da soccorso), mentre i Tedeschi mettevano a disposizione 693 aerei, dei quali 432 da combattimento (216 bombardieri, 189 caccia, 27 d’assalto), a cui se ne aggiungevano altri 261 (216 da trasporto, 27 alianti, 18 da soccorso). Nel caso fosse stato necessario l’aerotrasporto della Divisione La Spezia, e per l’inoltro di rifornimenti dopo la caduta dell’aeroporto di Al Far, erano disponibili 300 alianti DFS230, 200 go242 e 12 Me321 non utilizzabili nelle campagne ma che avrebbero potuto sfruttare anche piccoli spazi di atterraggio all’interno dell’area aeroportuale.
La Regia Marina, con il concorso delle forze navali minori tedesche in Mediterraneo, aveva il compito di formare e proteggere i convogli di mezzi da sbarco dalle forze navali inglesi. La protezione indiretta ed il supporto di fuoco sarebbe stato affidato al Comando Forze navali che includeva quattro navi da battaglia (Littorio, Vittorio Veneto, Caio Duilio e Andrea Doria), quattro incrociatori pesanti, otto incrociatori leggeri e ventuno cacciatorpediniere. Le più anziane, Caio Duilio e Andrea Doria, avrebbero imbarcato ciascuna 200 colpi da 320 mm, riservati al tiro contro costa.
Dovevano partecipare alle scorte dei convogli, alle dipendenze della neo costituita Forza Navale Speciale (11esima e 12esima Divisione Navale), 22 tra cacciatorpediniere e torpediniere (con un cacciatorpediniere tedesco), nove MAS, tre motovedette, dodici dragamine ed un avviso veloce, a cui si aggiungevano, da parte tedesca, le motosiluranti della 3° Flottiglia e i moto dragamine della 6° Flottiglia.
il Sesia in uscita dal mar piccolo, Taranto, nel dopoguerra
Un concorso doveva essere fornito dai sommergibili italiani e tedeschi, mantenuti in missione d’agguato nei due bacini del Mediterraneo; i compiti sarebbero stati eseguiti agendo in stretta collaborazione con l’aviazione delle 2 nazioni. Come mezzi da sbarco la Regia Marina, accanto alle quattro motocisterne/navi da sbarco classe Sesia, ottenne dai Tedeschi i piani costruttivi delle Marinefährprahm Type A da far riprodurre in Italia.
Foto di un Marinefährprahm a Auxerre, Francia 1942 – Fonte http://historisches-marinearchiv.de/projekte/,,,,/marinefaehrprahm/… – autore Hirsche Bundesarchiv Bild 101II-M2KBK-218-06, Frankreich, Landungsboot im Hafen.jpg – Wikimedia Commons
Questi mezzi da 220 tonnellate potevano portare fino a 200 fanti o tre o quattro carri medi o un carico equivalente e potevano sbarcarli direttamente in spiaggia grazie ad una rampa prodiera. Circa 65 di queste motozattere sarebbero state costruite entro il 1942 e circa 50 sarebbero state impiegabili per l’invasione. Gli Italiani avevano nel frattempo messo a punto le cosiddette Motolance, si trattava di mezzi appositamente concepiti e costruiti in Italia in previsione di operazioni anfibie. Realizzate in acciaio, a doppi scafo e fondo piatto, con prora abbattibile, erano lunghe una dozzina di metri e capaci di fare 12 nodi, con due motori. Da proravia, per due terzi della lunghezza, vi era la “vasca”, ossia una zona adatta ad ospitare una trentina di uomini in assetto di guerra, protetti da piastre di acciaio da un centimetro, alte quanto bastava per giungere a circa 60 cm dal galleggiamento; sulla sinistra della vasca, a prora, vi era un arma da 13.2 mm.
Consegnate alla FNS dal giugno 1942, le M/L erano state organizzate, in luglio (1942), su quattro flottiglie di 20 unità ciascuna, oltre 5 di riserva, comandate da Tenenti di vascello
Circa 27 German MFP erano disponibili nel mar mediterraneo assieme a dodici catamarani Siebel, grossi traghetti/pontoni capaci di trasportare 300 uomini o 100 tonnellate di carico o 10 autocarri, sei Pionierlandungsboote Type 39 capaci di 20 tonnellate di carico o due veicoli leggeri o 45 fanti, sei Pionierlandungsboote Type 40, versioni allargate Type 39 capaci di 40 tonnellate di carico, 3 o 4 veicoli leggeri o 80/90 fanti ed una compagnia di 81 Sturmboot Type 39 (piccoli scafi con motore fuoribordo capaci di trasportare sei fanti e centinaia di gommoni capaci di trasportare fino a 25 uomini, alcuni motorizzati altri … a remi.
La Marina tedesca prevedeva di fornire il Seeschlange (o “Sea Snake”), fondamentalmente un ponte galleggiante nave-terra progettato per l’operazione Sea Lion, formato da una serie di moduli uniti che fungono da molo temporaneo. Accanto ad essi numerosi mezzi adattati dagli italiani tra cui due traghetti ferroviari adattati al trasporto e sbarco di 4/8 mezzi corazzati, dieci navi passeggeri capaci di trasportare da 800 a 1,400 uomini, sei piccoli traghetti ciascuno capace di trasportare 400 uomini, sei navi da carico ognuna con 3,000 ton di rifornimenti, trenta motovelieri con 300 uomini ciascuno, altri 25 con 100 tonnellate di rifornimenti, 5 posamine con circa 500 uomini ciascuno,e 74 mezzi assortiti capaci da 30 a 75 uomini, Gli Italiani richiesero anche la cessione di 200 Sturmboote.
Alcuni motovelieri o grossi natanti avrebbero installato a prua una scala da pompiere, con opportuni dispositivi articolati di fissaggio, da impiegare per lo sbarco delle truppe in coste alte o rocciose, mentre altri mezzi, da far approdare su coste più favorevoli, avrebbero utilizzato per lo sbarco di ponti a scivolo e di scale.
Fine I parte – continua
Gianluca Bertozzi
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nella foto in anteprima un incontro tra Mussolini e Hitler insieme ai rispettivi stati maggiori il 29-30 aprile 1942, per discutere la strategia mediterranea e nordafricana dell’Asse. Sono presenti il Maresciallo Ugo Cavallero e all’estrema destra il generale Antonio Gandin, capo pianificatore di Esigenza C3 / Operazione Herkules
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Fonti
– Operazione C3. Malta, Libro di Mariano Gabriele
– L’esigenza “C.3” (Operazione “HERCULES”) e il blocco di Malta nel contesto della guerra in Mediterraneo nel 1942 di Francesco Mattesini
– Caruana, Le tre previste invasioni di Malta
– Invasion of Malta, 1942 di John D. Burtt & Davide Pastore, 2011
– The axis and the intended invasion of Malta in 1942; a combined planning endeavor di Alessandro Vivarelli
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