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Il piano dell’operazione C3/Herkules per l’invasione di Malta: i dettagli – parte III

tempo di lettura: 9 minuti

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livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XX SECOLO
AREA: MALTA – MAR MEDITERRANEO
parole chiave: piano di invasione, Malta, Regia Marina italiana, Royal Navy

 

Il Piano 
Entriamo ora nella descrizione del piano di invasione. Il 29 maggio 1942, l’ammiraglio Luigi Sansonetti, Sottocapo di Stato Maggiore della Regia Marina italiana, scrisse al Comando Supremo proponendo:
per assicurare maggiormente il segreto sui punti di sbarco prescelti si propone che nella corrispondenza ufficiale e negli ordini operativi in corso da parte di tutti gli uffici interessati siano adottate le seguenti denominazioni convenzionali:
Zona di sbarco principale = Zona Famagosta;
Zona di Marsa Scirocco = Zona Larnaca;
Zona di Gozo = Zona Cipro;
Zona di Mellieha = Zona Alessandretta;
Zona di Tuffieha = Zona Beyrouth;
Zona di Maddalena = Zona Giaffa.

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Giorno X
Gli aerei da combattimento tedeschi e italiani dovevano essere sopra Malta a partire dalle 04:00 del mattino. I loro bersagli sarebbero state tutte le  installazioni difensive all’interno della zona di atterraggio dei paracadutisti, insieme agli aeroporti, alle posizioni antiaeree e alle fortificazioni costiere. Era previsto anche di schermare, con cortine fumogene, l’area di atterraggio.

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Andrea Doria, nave da battaglia classe Duilio. Varata nel 1913 la nave svolse una modesta attività nel corso della prima guerra mondiale operando poi intensamente nel primo dopoguerra. Tra il 1937 e il 1940 venne sottoposta a radicali lavori di riammodernamento, eseguiti presso i cantieri di Trieste, e in questa nuova configurazione partecipò al secondo conflitto mondiale. Le modifiche allo scafo, all’apparato motore e a buona parte delle sovrastrutture furono le stesse delle Cavour, così come anche la ristrutturazione dell’armamento principale con l’eliminazione della torre centrale da 305 e la ritubazione dei rimanenti cannoni da 305mm in 320 mm. Rispetto alle Cavour mancano le sei torrette binate da 120mm intorno al ridotto centrale, sostituite da 4 torri trinate concentrate ai fianchi delle torri principali di prua. Furono invece installati  dieci pezzi antiaerei da 90/50, con una visione per l’epoca molto avveniristica in quanto la minaccia aerea alle corazzate non era tenuta in grande considerazione negli ambienti militari. Decisamente interessante fu la protezione subacquea, con cilindri assorbitori modello Pugliese dal nome dell’ingegnere e generale del Genio Navale che la progettò, la cui efficacia rimane controversa e non fu né confermata né smentita dalle vicende belliche – ANDREA DORIA (2) (associazione-venus.it)

Nella mattinata del giorno X le due navi da battaglia classe Doria e otto cacciatorpediniere avrebbero eseguito il bombardamento contro costa nelle aree di Alessandretta Beiruth e Giaffa a nord di Sliema e sui due versanti di Mellieħa. Dal pomeriggio sarebbero avvenuti dei finti sbarchi nelle stesse aree, con stendimenti di cortine fumogene, fuoco contro costa da parte di un cacciatorpediniere e sbarco di nuotatori guastatori, mentre nelle zone centrali dell’isola sarebbero stati aviolanciati molti manichini ed alcuni paracadutisti per ingannare le difese.

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paracadutisti del 1° Reggimento Paracadutisti ad Oslo, Norvegia all’aeroporto di Fornebu
Bundesarchiv Bild 101I-757-0023-32, Oslo, Fallschirmjäger auf Flugplatz.jpg – Wikimedia Commons

Erano previsti, a favore delle divisioni paracadutisti Folgore e della 7° germanica, che disponevano di batterie di cannoni da paracadutare a terra, tre lanci distanziati di qualche ora (alle 14.00 e alle 16.00 ed alle 19.00 del giorno X) con il compito di realizzare una testa di sbarco larga circa 12 km e profonda circa 2 Km.

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I paracadutisti italiani della Divisione Folgore dovevano conquistare l’aeroporto, tra l’altro ancora in costruzione e mal presidiato, di Qrendi, con il compito secondario ma non meno importante di prepararlo per l’uso dell’Asse il prima possibile. Il compito successivo dei paracadutisti era di stabilire un perimetro difensivo e controllare l’accesso all’area di sbarco. L’Asse si aspettava un rapido contrattacco dalla zona di Luqa/Hal Far, seguito da un altro, probabile, proveniente da Zebbuj. Nel contempo ipotizzavano una scarsa reazione dall’area di Mdina, sull’altopiano di Dingli.

Notte del Giorno X e giorno X+1
Per aumentare le possibilità di successo dello sbarco, esso sarebbe avvenuto nell’area dove gli Inglesi non si aspettavano attacchi in in forza: l’inospitale costa meridionale. Quella linea di costa era così accidentata e difficile che solo Fort Benghaisa aveva artiglieria costiera in grado di coprirla. La zona di sbarco principale, nome in codice “Famagosta“, si estendeva da Hajia-is-Soda a ovest a Wied-il-Bassasa a est, una distanza di circa 5.900 metri. Su quelle rocce gli Italiani pianificarono di sbarcare, nella notte del giorno X, circa 14.000 uomini della Divisione Friuli e del Reggimento San Marco.  Nel contempo il Genio doveva installare due teleferiche, eliminare le difese passive e sistemare spiagge e viabilità verso l’interno con gli 8.600 uomini della Livorno a seguire.

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Fasi dell’addestramento del raggruppamento Camicie Nere da Sbarco osservate dal Console Santi Quasimodo e dall’Ammiraglio Vittorio Tur (di spalle) nel Golfo di Le Grazie di Portovenere (La Spezia)

Complessivamente in sole quindici ore dovevano sbarcare 24000 uomini, 45 Semoventi (8 da 75) e 56 cannoni da 75mm. Per rendere le cose ancora più complicate, gli sbarchi dovevano iniziare prima dell’alba e avvenire in dieci punti separati cosa che avrebbe costretto i reparti a disperdersi. Che lo sbarco della prima ondata e della Livorno avvenisse entro questa finestra temporale era necessario perché solo dopo che questo fosse stato completato le navi avrebbero iniziato il viaggio di tredici ore di ritorno in Sicilia per imbarcare le divisioni Assietta e Napoli. Queste avrebbero dovuto imbarcarsi in sole dodici ore ed arrivare a Malta la mattina del giorno X+2. La zona di sbarco secondaria, denominata in codice “Larnaca“, si estendeva attorno alla baia di Marsa Scirocco, in essa era previsto che il forte Benghisa, dopo il bombardamento eseguito dalla Duilio e da una squadriglia di cacciatorpediniere, sarebbe stato attaccato da 300 pionieri aliantisti tedeschi, che dovevano occupare il Forte contemporaneamente allo sbarco delle forze speciali italiane sull’isolotto di Fileda e su punta Delimara. Effettuate queste azioni preliminari, sarebbero sbarcate in sette punti sulla costa parte del raggruppamento CC.NN. da sbarco, che dovevano creare la testa di ponte per permettere la messa a terra del Reparto corazzato tedesco nell’area dell’idroscalo britannico di Kalafrana.

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esercitazione da moto bragozzi di marinai del reggimento San Marco da Operazione C3 Malta (historicalab.it) Mariano Gabriele – Operazione C3: Malta – Ufficio Storico Marina Militare

Per quanto riguardava la conquista dell’isola di Gozo, zona “Cipro”, sarebbe stata effettuata con lo sbarco in tre zone di costa, su nove punti di mille uomini di due battaglioni da sbarco (uno del San Marco ed uno del  CC.NN.) seguiti dai 9200 uomini della Divisione Superga), con due batterie di cannoni da 75/18 mm e 32 semoventi. Questo sbarco dopo solo tre ore di distanza dai primi sbarchi nell’isola di Malta, e doveva concludersi entro le successive dodici ore. L’obiettivo dei tre raggruppamenti, che comportava nella parte meridionale dell’isola il Forte di Chambray, sarebbero state le località di Rabat e Shaghra, in modo da tagliare l’isola in due parti e controllarne tutte le strade. Poiché sull’isola non erano presenti fortificazioni e armi pesanti né ne era stata organizzata la difesa, ci si aspettava che quella parte dell’invasione fosse facile. Col senno del poi oggi sappiamo che la difesa maltese sarebbe consistita, in quella parte dell’isola, da solo 3000 uomini tra esercito, RAF, polizia e guardia nazionale per cui presumibilmente la resistenza sarebbe stata minima. Una volta completata l’occupazione nel giorno x+2, sarebbero sbarcati sull’isola un gruppo da 149/40 e sarebbero arrivati due pontoni, ciascuno con un cannone da 305, per battere la città di Malta.

Nel Giorno X+2
La Divisione Friuli si sarebbe radunata attorno al villaggio di Bubakra, quindi doveva puntare ad est verso l’aeroporto di Hal Far dove sarebbe stata trasportata la Divisione La Spezia.

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80a Divisione Fanteria La Spezia insignia, Regio Esercito italiano, WWII 80a Divisione Fanteria La Spezia.png – Wikimedia Commons

Il suo sforzo successivo sarebbe stato quello di collegarsi con la forza di invasione di Larnaca e ripulire il resto dell’area del porto di Marsa Scirocco, fondamentale per la spedizione dell’Asse. A sinistra, avrebbe collaborato la Divisione Livorno che dopo aver essersi radunata attorno al villaggio di Gudia si sarebbe diretto verso Marsa Scala e proseguito per la penisola di Delimara verso Fort Delimara. Nel caso che la resistenza avesse imposto l’arrivo della divisione aerotrasportata, le operazioni si sarebbe dovute sviluppare ulteriormente, da parte della Divisione Livorno assieme ai i paracadutisti, per realizzare un’energica puntata verso l’aeroporto di Luqa, allo scopo di conferire sicurezza sul fianco sinistro delle Divisioni Friuli e La Spezia, operanti su Marsa Scirocco.

Giorno X+3

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mostrina della Divisione Livorno

Mentre le Divisioni di fanteria Livorno e Friuli ripulivano la parte orientale di Malta, a Marsa Muscetto sarebbe iniziato lo sbarco dell’ultimo contingente, il XXV Corpo d’armata con i suoi supporti. La Divisione Assietta si sarebbe radunata nella zona di Dingli (tenuta dai paracadutisti tedeschi) e la Divisione Napoli si sarebbe posizionata attorno al villaggio di Qrendi (tenuto dai paracadutisti italiani). Ogni ulteriore proseguimento delle operazioni sarebbe stato stabilito, come di logica, al momento e sul posto. 

Giorni X+4 e X+5

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mostrina della Divisione Superga

L’atto finale dell’invasione sarebbe stato effettuato da un singolo reggimento di fanteria della Divisione Superga, che sarebbe sbarcato dopo la conquista di Gozo sulla costa nord di Malta a est della St. Paul’s Bay e che avrebbe poi dovuto puntare a Madliena dive si sarebbe congiunto con la divisione Assietta.  Questa, una volta riorganizzata doveva puntare verso la città di Rabat e la costa nord. Non sarebbe stato facile perché le strade erano strette ed in cattive condizioni. La Divisione Napoli, dopo essersi radunata intorno al villaggio di Siggiewi, sarebbe a sua volta avanzata verso nord, sulla destra dell’Assietta, dirigendosi verso la costa nord. Nel frattempo la città di La Valletta sarebbe stata attaccata dalle Divisioni Friuli e Livorno e dal raggruppamento corazzato.

Giorno X+6
Il sesto giorno si sarebbero dovute eliminare tutte le ultime resistenze.

Logistica
Sia i 24.000 paracadutisti che i 80.000 uomini da sbarcare dal mare avevano grosse esigenze logistiche. Ogni paracadutista sarebbe atterrato con con sei litri di acqua e circa 10 kg di cibo e munizioni. Ci si aspettava che l’acqua durasse due giorni, il tempo necessario alle truppe sbarcate dal mare di raggiungere i paracadutisti. Se questo non fosse avvenuto a partire dal secondo giorno, i paracadutisti avrebbe avuto bisogno di circa 180 tonnellate di rifornimenti ogni giorno da ricevere con aviolanci o con avio rifornimenti, qualora fossero riusciti a prendere un aeroporto.

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da https://tanks-encyclopedia.com/articles-tactics-esigenza-c3-the-italian-invasion-of-malta/

Per le truppe da sbarcare dal mare l’idea era di sbarcare rifornimenti per cinque giorni dal primo giorno dell’invasione, trasportati con le truppe della prima ondata. Ogni uomo sarebbe sbarcato con circa due litri di acqua e 20 kg di munizioni e cibo; altri quattro litri di acqua e 45 kg per uomo dovevano essere sbarcati autonomamente dalle truppe e poi trasportati nei luoghi di immagazzinamento. Un problema logistico non semplice. Per i 10.000 uomini della Divisione Friuli significava 470 tonnellate di cibo e munizioni, più 40 tonnellate di acqua, che sarebbero dovute essere dovrebbero essere sbarcate insieme ad armi di supporto, artiglieria e corazzati e rapidamente allontanate dalle aree di sbarco.

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La Moto Trasporti Costiera 1005 della Marina militare italiana, negli anni ’50. Durante la II guerra mondiale era catalogata come Motozattera MZ 737 – Fonte http://www.betasom.it/forum/index.php?showtopic=35681 – Autore Marcello Risolo MTC 1005.jpg – Wikimedia Commons

Lo sbarco iniziale di 24.000 uomini voleva dire che il primo giorno dovevano essere scaricati uomini, armi, mezzi e rifornimenti equivalenti a 113,000 tonnellate. La razione di acqua, distribuita prima dello sbarco, doveva durare due giorni, dopo di che si sarebbero utilizzate alcune navi cisterna che stazionavano al largo con circa 500 tonnellate di acqua, sufficienti per 50.000 uomini per tre giorni. Erano stati progettati sistemi di pompaggio per portare l’acqua dai siti di sbarco alle cime delle creste circostanti. Fu calcolato che se l’intera forza fosse sbarcata, per alimentarla, sarebbero stati necessari 2400 tonnellate al giorno di rifornimenti (il minimo vitale era di 700). Dato che per via aerea potevano affluirne solo 300 (se fosse stato disponibile un aeroporto) o 150 con aviolanci, la rapida occupazione del porto di Marsa Muscetto sarebbe stata necessaria nel più breve tempo possibile.

Ultima considerazione, non poco importante, l’operazione sarebbe dipesa dalla effettiva cooperazione tedesca, dato che era subordinata alla fornitura da parte loro di 40.000 tonnellate di nafta e 12.000 tonnellate di benzina avio, senza le quali la Regia Marina e Regia Aeronautica sarebbero state paralizzate.

Fine III parte – continua

Gianluca Bertozzi

 

in anteprima, foto di un esercitazione pre-sbarco dei contingenti italiani

 

Fonti

– Operazione C3. Malta, Libro di Mariano Gabriele
– L’esigenza “C.3” (Operazione “HERCULES”) e il blocco di Malta nel contesto della guerra in Mediterraneo nel 1942 di Francesco Mattesini
– Caruana, Le tre previste invasioni di Malta
– Invasion of Malta, 1942 di John D. Burtt & Davide Pastore, 2011
– The axis and the intended invasion of Malta in 1942; a combined planning endeavor di Alessandro Vivarelli

 

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