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livello elementare.
ARGOMENTO: STORIE DEL MARE
PERIODO: III-XXI SECOLO
AREA: NATALE
parole chiave: San Nicola, Natale, Babbo Natale
Uno dei personaggi più famosi del Natale è Babbo Natale, che vive sulla montagna Korvatunturi, in una casa tra la neve, aiutato dagli elfi nella preparazione di doni per i bambini buoni. Certo come faccia a sapere quali siano i buoni ed i cattivi lo sa solo lui ma fa parte della sua leggenda. Di fatto, la notte del 25 dicembre, parte con la sua slitta trainata da renne magiche e fa le sue consegne portando dolci e regali.
La sua leggenda è legata da un personaggio reale, Nicolaos di Myra, una città orientale dell’odierna Turchia. Nicolaos difese strenuamente la religione cristiana durante le persecuzioni dell’imperatore Costantino. Su di lui nacquero molte leggende che hanno come comun denominatore il suo grande amore per i bambini, al punto da essere considerato il loro santo protettore. Nel Medioevo si diffuse in Europa l’abitudine a commemorare il giorno presunto della morte di San Nicola, il 6 dicembre, con lo scambio di doni, soprattutto dolci e frutta, per i più giovani. Quest’usanza non si è persa, in particolare nei Paesi di religione protestante del Nord Europa dove ancora San Nicola porta i regali ai bambini. Questo probabilmente si affermò maggiormente durante la Riforma Protestante quando venne proibito il culto dei santi cattolico.

Christkind File:Christkind.jpg – Wikimedia Commons
La tradizione dei regali ai bambini, portati dal loro protettore (Santa Klaus) fu sostituita dal Christkind, uno spiritello bambino, solitamente rappresentato con dei capelli biondi ed ali angeliche, che sembra avesse origini da una leggenda nata nell’Alsazia, che parlava di un bambino che porta regali per conto di Gesù Bambino. La tradizione germanica arrivò poi nel Nuovo Mondo attraverso le colonie olandesi di New Amsterdam (rinominata dagli inglesi in New York) prima della conquista britannica del XVII secolo.
l’evoluzione nel tempo di Babbo Natale – Santa Claus» DidatticaMedievista.it Medievista.it
La leggenda del Babbo Natale moderno nacque nell’Ottocento, soprattutto negli Stati Uniti, grazie allo scrittore Washington Irving che descrisse un Nicola (Santa Claus, una corruzione di Sanctus Nicolaus) che volava sui tetti delle case con una slitta per distribuire i doni ai bambini buoni, facendoli passare dal camino e lasciandoli sotto l’albero. Curiosa un’analogia con una tradizione germanica che narra di un mostro che si insinuava nelle case attraverso la canna fumaria durante la notte, aggredendo e uccidendo i bambini. Un sant’uomo catturò il demone imprigionandolo con dei ferri benedetti ed obbligandolo a passare di casa in casa per fare ammenda dei suoi peccati, portando dei doni ai bambini.

Santa, Thomast Nast
Fu alla fine dell’Ottocento che il vignettista Thomast Nast rappresentò Babbo Natale come un panciuto vecchietto, con vestito rosso bordato di pelliccia, con una folta barba bianca. Il colpo finale, decisamente commerciale, lo diede la Coca Cola, che lo mise su tutti i suoi manifesti.
La storia di San Nicola
Tornando invece al San Nicola originario, protettore dei bambini ma non solo, è interessante conoscere la sua vera storia. In una data non conosciuta dalla fine del III secolo all’inizio del IV secolo, Nikolaos si trasferì da Patara di Licia a Myra, dove venne ordinato sacerdote. Nicola mostrò subito uno spirito caritatevole e generoso verso i più deboli e, alla morte del vescovo della città, venne acclamato dal popolo come suo successore. Erano anni difficili, in cui le persecuzioni contro i Cristiani emanate dall’Imperatore Diocleziano mietevano vittime in tutto l’Impero. Anche Nicolaos venne imprigionato ma fu poi liberato dall’imperatore Costantino nel 313, riprendendo l’attività apostolica, sempre caratterizzata da una forte ortodossia della religione cristiana.
Un carattere non molto mite, visto che si racconta che, durante il concilio di Nicea, fu preso da un impeto d’ira, prendendo a schiaffi il teologo Ario che sosteneva che Dio era unico, eterno e indivisibile, e quindi il Figlio di Dio, in quanto “generato”, non poteva essere considerato Dio allo stesso modo del Padre proprio essendo la natura divina unica. Una teoria considerata eretica che portò non pochi problemi ad Ario.

Políptico Quaratesi, di Gentile da Fabriano (1370-1427) conservato nella Pinacoteca del Vaticano
Su San Nicola nacquero molte leggende legate alla sua carità e bontà ma anche ad eventi miracolosi come quando fece placare una furiosa tempesta, permettendo l’arrivo di abbondanti scorte di cibo nel porto della città di Myra. L’evento avvenne in un momento particolare in cui, a causa di una carestia, la popolazione era allo stremo. Si racconta che una nave in navigazione, con numerosi pellegrini, fu colta da una forte tempesta. I marinai invocarono l’aiuto del santo che apparve nel momento di maggiore pericolo, non solo confortandoli ed incoraggiandoli ma anche unendosi fisicamente ai loro sforzi, permettendo così l’arrivo della nave in salvo in porto. Nikolaos fu da subito molto apprezzato per la sua carità verso i più deboli, in particolare verso i bambini, ma anche per le sue doti di mediazione, caratterizzate da una notevole abilità e scaltrezza diplomatica nell’amministrazione, anche politica, della sua diocesi.
Secondo la tradizione Nikolaos morì a Myra il 6 dicembre, presumibilmente dell’anno 343, nel monastero di Sion, e da subito gli furono attribuiti numerosi miracoli, effettuati sia in vita che in morte. Fu così che la sua reputazione di santità si diffuse ampiamente in Oriente, raggiungendo Roma e l’Italia meridionale. Le sue spoglie furono conservate con grande devozione di popolo nella cattedrale di Myra fino al 1087 quando, per opera di sessantadue marinai, vennero traslate a Bari, dove tutt’oggi riposano. Anche Venezia custodisce alcuni dei frammenti appartenenti a San Nicola, ora custoditi all’interno della Abbazia di San Nicolò del Lido.
San Nicola, chiamato a Venezia San Nicolò, venne proclamato protettore dei marinai e della flotta navale della Serenissima ed ancora oggi è considerato il Protettore di pescatori, marinai, farmacisti, bottai, profumieri, ragazze in età da marito, scolari, vittime di errori giudiziari, avvocati, commercianti e mercanti.
Dall’Anatolia a Bari
Come testimoniano numerosi testi, il trasporto delle spoglie del santo fu malvisto dalla chiesa greco-ortodossa, e considerato come una vera e propria azione di pirateria. Tutto iniziò durante un viaggio per attività mercantili, iniziato da Bari per raggiungere la ricca città di Antiochia, da sempre un punto focale commerciale e porta del Medioriente. I marinai di una nave mercantile proveniente da Bari appresero che alcuni veneziani, anch’essi ad Antiochia per motivi commerciali, avevano l’intenzione di trafugare le spoglie di San Nicola a Myra, che era all’epoca sottomessa ai Saraceni.
I marinai baresi, lasciata Antiochia, decisero di fare rotta verso Andriaki, il porto di Myra, per trafugare in anticipo le preziose reliquie. Non fu cosa difficile, probabilmente non c’era interesse per i Saraceni che esse rimanessero in città, ed i Baresi riuscirono nel loro intento e salparono con i santi resti da Myra il 20 di aprile e giunsero a Bari la sera di domenica 9 maggio.
Il fatto ebbe un certo risalto che raggiunse anche Kiev e tutta la Russia, al punto da spingere il metropolita Efrem ad istituire in quella data la festa liturgica. La popolarità e devozione verso San Nikolaus è sopravvissuta in tutto il mondo ortodosso dell’Est, nonostante i settant’anni di comunismo del secolo scorso. Di fatto in Russia non vi è una chiesa, dal Mar Baltico fino a Vladivostok, in cui non sia presente un’icona del Santo.
La venerazione per il Santo in Russia si deve a Vladimir, Principe di Kiev, su cui si racconta una storia curiosa. Vladimir, che aveva deciso di unificare le tante credenze pagane del suo popolo in un’unica religione inviò i propri ambasciatori a raccogliere informazioni sull’Islam, sull’Ebraismo e sul Cristianesimo nelle sue due forme principali, cattolico e ortodosso. Sempre secondo questa leggenda, scartò la prima perché proibiva il consumo di vino (“Quello di bere – disse – è il più grande piacere dei Russi”) e l’ebraismo che era legato alla dispersione di un popolo (in antitesi con la sua volontà di unificarlo) ed era stato adottato circa tre secoli prima dall’impero dei Kazari, acerrimi nemici della Rus’ di Kiev che aveva da poco sconfitti.
battesimo di Vladimir. Si dice che Vladimir abbia vissuto due vite. Fino a 55 anni fu un valoroso guerriero, il resto della sua vita divenne un monaco sotto il nome di Ephraim. Quando morì, aveva 95 anni. Le sue reliquie furono trovate nel 1572, in una bara di pietra, scolpita dalle sue stesse mani in pietra calcarea bianca. Nonostante per più di cinque secoli, le sante reliquie riposarono nella terra, rimasero incorruttibili. quadro The Baptism of Prince Vladimir by Victor Vasnetsov
Esaminò quindi le due fedi cristiane: i suoi emissari rimasero assai delusi del loro viaggio alla sede papale di Roma, probabilmente per la scarsa considerazione nei loro confronti, ma furono attratti dalla magnificenza della chiesa ortodossa e del rito greco. Forse la scelta del principe fu dettata da ragioni politiche, giustificate dai legami con l’impero bizantino, forse dai racconti ricevuti, ma di fatto il Principe Vladimir si fece battezzare secondo il rito ortodosso, imponendo a tutti ai sudditi della Russia di abbandonare le loro credenze pagane e di seguire il suo esempio. San Nicola divenne così da subito uno dei santi più venerati del mondo ortodosso.
Buon Natale
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).
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