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Impianto idrico a bordo, il fai da te a prova di norma – parte IV

tempo di lettura: 5 minuti

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livello elementare

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ARGOMENTO: NAUTICO
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: impianti di bordo

 

LE TUBOLATURE DI BORDO, FASCETTE, CENTRALINA E FILTRI
Fino a una decina di anni fa (spesso mi capita ancora di trovarne tracce a bordo di vecchi cabinati), si trovavano impianti idraulici in barca realizzati con tubi di gomma flessibile, tipo “pompa verde da giardino”. Non si prestava così tanta attenzione. Oggi con avvento della tecnologia si è fatto un grande passo avanti anche nella tecnica degli impianti idraulici.

Per fortuna oggi le tubolature si trovano a prezzi accessibili a tutti. In relazione al liquido che vi deve passare, le variabili per poter scegliere oculatamente le giuste tubazioni sono quanto ne deve passare, a che temperatura, pressione, la distanza e il percorso. Quelle in “Armorvin“, spesso trasparenti con il rinforzo spiralato armato, sono ancora largamente utilizzate per aspirazione e scarico acqua di mare, anche se le ritengo ormai superate per essere usate in un intero schema di adduzione acqua dolce. Sono inadatte per pressioni alte, il fissaggio avviene con fascette metalliche a raccorderia in ottone o bronzo, tendono a riempirsi di vegetazione all’interno, trasudano gli odori e nel tempo hanno antiestetici ingiallimenti.

Le tubolature in PVC, Polietilene (PE) o Polipropilene di tipo “Plug and Play” con innesti rapidi conici auto stringenti sono ottim3 ma assolutamente da non piegare e curvare (da raccordare).

Il multistrato, malleabile grazie ad uno strato interno in alluminio, è ottimo e può essere invece curvato e quindi adatto in barca.

Qualche anno fa, sono nati i tubi semi rigidi e flessibili, con i raccordi a innesto rapido chiamati “John Guest”, con il quale si realizzano impianti in modo professionale, velocemente e con una perfetta tenuta della pressione. Si innestano semplicemente spingendo il tubo all’interno dei raccordi senza che vi sia necessità di fare altro. Quando l’impianto va in pressione, l’acqua tenta di spingere il tubo verso l’esterno che s’incastra ancora meglio nel raccordo. I tipi Whale o John Guest sono i più diffusi sistemi di tubazioni semirigidi flessibili in polietilene, ideali per schermature idriche nautiche sia per acqua calda, fredda, riscaldamento, compresi quelli pressurizzati. Questi tubi sono commercializzati in rotoli, a metraggio. Di colore azzurro per l’acqua fredda e rosso per quella calda.

Le FASCETTE stringi tubo sono componenti molto importanti da avere sempre a bordo in quantità e di diverse misure. Devono essere in acciaio inox e dimensionati per il tubo a cui sono collegati. Effettuate un controllo costante del loro serraggio, usura e se sono datate, sostituitele. Non si lubrificano e non si spazzolano, non si stringono “a morte” e se ci sollevano dubbi, si sostituiscono e basta. Costano poco e sono i ricambi essenziali più utilizzati e presenti in ogni imbarcazione. Si consiglia, soprattutto nei passa-scafi a mare la doppia fascetta perché vibrazioni, pressioni o difetti della stessa possono allentare la “morsa” e causare danni anche seri. 

CENTRALINA o “clarinetto”
E’ un collettore lineare parallelo che raggruppa tutte le diramazioni, ognuna con la propria valvola di chiusura, in modo tale da poter isolare, in caso di necessità, l’utenza desiderata. La centralina riceve l’acqua dall’autoclave, da cui parte poi per ogni singola utenza. Non è indispensabile per il funzionamento ma utile. Sono sempre usate nelle abitazioni, in barca però usiamole con valvole anti corrosione.

FILTRI
Non sono indispensabili ma se li montiamo è molto meglio. All’entrata dell’autoclave e prima della distribuzione dell’acqua alle utenze. Eliminano il cloro, piombo, sedimenti e contaminazioni organiche, ripuliscono l’acqua dalla torbidità, rimuovono i cattivi odori e i solidi in sospensione.

 

Possono essere a cartucce di Sali, a Carboni Attivi e altre sostanze filtranti e depuranti. Il filtro è quindi una delle prime componente dell’impianto da controllare quanto l’autoclave da problemi!

SERBATOI
Ne esistono di materiali diversi: acciaio inox, alluminio, neoprene o pvc, polietilene e vetroresina. Collocati normalmente al centro, a sx e dx e nel punto più basso per una miglior distribuzione dei pesi o, più raramente, a poppa sotto le cuccette o uno (più piccolo di tipo morbido) a prua.

Tutti i serbatoi nella parte alta sono dotati di un tubo di grosso diametro per il riempimento, attraverso il bocchettone montato di solito in coperta, e uno più piccolo, indispensabile per lo sfiato dell’aria che ha la funzione anche del troppo pieno, con lo scarico messo nella parte più alta della fiancata, sotto alla falchetta. Controllare se ostruito da impurità. Spesso uno sfiato tappato inganna sulla capacità di rifornimento del pieno di acqua. La pressione esercitata nel serbatoio, non trovando sfogo dallo sfiato, si comprime fino a diventare un tappo e impedire il riempimento (spesso nei serbatoi di acciaio quando, durante il pieno, si sentono rumori di assestamento della lamiera può essere un segnale di questo problema facilmente risolvibile, pulendo lo sfiato). Sono dotati (almeno quasi tutti) di un’apertura d’ispezione nella parte superiore per la pulizia interna quando questa si rende necessaria. Nella parte bassa è posizionato l’innesto del tubo di aspirazione dell’autoclave ed eventualmente un utile bypass per alimentare il circuito delle pompe a pedale.

Sono realizzati in:
Acciaio inox 
un materiale igienicamente ideale; sono i più sicuri e durano molto a lungo prima di dare problemi di perdite. Controllare gli angoli interni e che le saldature angolari siano integre (si spera eseguite bene al Tig o con elettrodi adatti e compatibili con il tipo di acciaio da saldare). La ruggine è in agguato, particolarmente in quei punti. Costruiti spesso per realizzare una forma particolare di adattamento allo scafo. Fondamentale è l’ispezionabilità attraverso tappi flangiati e imbullonati di dimensioni adatte. Spesso hanno paratie forate anti-sbattimento e rollio. Attenzione ad utilizzare l’amuchina per disinfettare, i composti clorati fanno bucare i serbatoi inox (succede spesso).
Alluminio
compatibili per barche costruite con questo materiale o raramente in vetroresina, meno usati in Italia e più all’estero.
Neoprene o Pvc
sono morbidi, a forma cilindrica o triangolare, che si prestano molto bene per quei gavoni nei quali non si potrebbe infilare nessun altro serbatoio, oppure nel triangolo di prua, non molto indicato per i pesi. Hanno una capacità che varia da 50 litri fino a 175 e oltre. E’ necessaria un’accurata pulizia dei gavoni per evitare tagli o forature.
Polietilene
Probabilmente i serbatoi migliori e più diffusi in assoluto. Ormai i cantieri montano quasi tutti questi in polietilene rigido perché economici, duraturi, pratici e leggeri. Si vedono su molte barche, soprattutto recenti e a vela e hanno sopra un grosso tappo svitabile per la pulizia e l’ispezione. Hanno anche il pregio di non amplificare il rumore dello sbattimento del liquido, contenuto nel serbatoio, durante la navigazione.
Vetroresina
non vengono più costruiti e sono invece ancora presenti nelle barche di una certa età. Strutturali allo scafo l’interno è trattato con speciali vernici per alimenti per evitare l’inquinamento dell’acqua.

Come pulirli?
Aceto di vino bianco da 0,50 Euro/litro. E’ naturale, disinfettante e non aggressivo. Poi possiamo divertirci e provare con Ipoclorito di Sodio (amuchine, candeggine varie), Pura Tank, Aqua Clean, Micropur Forte, ioni d’argento o sali quaternari di ammonio, fino al detersivo per piatti poco clorato. Buona pulizia!

Fine IV parte – continua

Sacha Giannini

 

PARTE I PARTE II PARTE III

PARTE IV PARTE V

 

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