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livello elementare.
ARGOMENTO: RECENSIONE
PERIODO: XX – XXI SECOLO
AREA: BIOGRAFIA
parole chiave: Zannini, COM.SUB.IN., Battaglione San Marco, bonifica ordigni, Molfetta
In redazione riceviamo molti libri che ci parlano di storie di mare. Oggi recensiamo la storia di una vita, di un eterno giovane di 82 anni, la cui vita avventurosa troverebbe spazio in molti libri. Il protagonista è Pier Giorgio Zannini, marchigiano di Osimo, che lui definisce “il paese dei senza testa” ma solo per un curioso fatto storico. Quando Carlo Magno conquistò la regione trovò nell’atrio del comune due file di statue molto ben fatte ma non potendo portarsi dietro tanto peso si prese tutte le teste decapitate lasciando i corpi al loro posto. Un paese arroccato su una collina a dieci chilometri da Ancona ed altrettanti dal mare, dove il giovane e irrequieto Pier Giorgio Zannini scopre la sua natura avventurosa che lo porterà, come leggerete, a vivere tante vite.
Sin da piccolo Zannini, futuro ardito incursore della marina militare, si rese conto di essere diverso dai ragazzi della sua età; non era attratto dai giochi sedentari ed era alla continua ricerca di nuove sfide che richiedevano a volte rischi eccessivi. Si costruì una capanna sulla cima di un alto pino, camminava in equilibrio sul muro di cinta della strada alto 5/10 metri, ed esplorava con corde e scalette i cunicoli scavati nel tufo sotto il suo paese. Oggi diremmo uno spirito inquieto, quello di un ragazzo che a 17 anni, falsificando la firma della madre, partecipò ad un corso da paracadutista civile. Durante un lancio, preso dall’emozione e dalla bellezza di tutto ciò che lo circondava (chi ha provato un lancio con il paracadute sa di cosa sto parlando) non assunse però la posizione di atterraggio e si ruppe la caviglia del piede. Ma le difficoltà erano uno stimolo sempre più forte e la sua vita nei reparti speciali della marina militare era già segnata. Imparò a nuotare in un paesino del lago di Como ma fu dopo il suo rientro nelle Marche che comprese che il suo futuro sarebbe stato legato al mare, al respiro dell’aria salmastra, alle sterminate distese blu. Dentro di sé sapeva che sarebbe diventato un marinaio. Il padre, pur non avendo una laurea o un diploma, era un imprenditore di successo che lo portava spesso in giro per l’Italia. Avrebbe sperato in un figlio ingegnere e lo iscrisse al liceo scientifico di Ancona. Ma, alla fine del primo anno, facendo forza sulla maggiore età, Zannini si iscrisse al 2°anno dell’Istituto Nautico di Ancona per diventare “Capitano di lungo corso” nella Marina Mercantile.
Il caso volle che un parente acquisito, che prestava servizio nel reparto “Arditi incursori” della Marina Militare, gli parlò con entusiasmo del suo lavoro, della vita avventurosa e delle attività di quelli che erano gli eredi della leggendaria “Decima Mas” che sui mezzi di assalto nella 2° guerra mondiale avevano ottenuto grandi vittorie, riuscendo ad affondare tante navi da guerra inglesi nelle loro basi del Mediterraneo.
Fu così che, dopo il diploma nautico, effettuò il corso da ufficiale di complemento all’Accademia Navale di Livorno, seguito dal corso “Arditi incursori” che sarebbe iniziato a febbraio del 1961 al Varignano, nel paese di Le Grazie (SP) dove ha sede il “COM.SUB.IN.”, Comando subacquei e incursori, casa madre di tutto il personale subacqueo della Marina Militare con le scuole sommozzatori/palombari, incursori e, per molti anni, di formazione specialistica dei marinai/fanti del rinato Battaglione S. Marco.
Dopo il corso ordinario arditi incursori, della durata di circa un anno, fu allievo di personaggi passati alla storia del Comando Subacquei ed incursori (Barabino, Feroldi, Proto, etc.) ed ottenne tutti i brevetti (incursore, paracadutista, pilota di mezzi insidiosi, etc.).
Poi, con compiti direttivi, si occupò di operazioni difensive subacquee dove maturò molta esperienza che, come descrive, gli servì in seguito nelle sue attività in campo civile. Inoltre, per cinque anni diresse la scuola di formazione specialistica per i fanti del Battaglione San Marco.
Nel 1980, alla notizia di un suo prossimo trasferimento a Roma, in un ufficio del Ministero Difesa, nell’ipotesi di dover lasciare il mare e sedersi dietro una scrivania, decise di lasciare la Forza Armata. Forse fu una decisone sofferta ma il trasferimento sarebbe avvenuto in prossimità dell’imminente raggiungimento del minimo pensionistico che, all’epoca, era di solo 19 anni, sei mesi ed un giorno. La decisione non fu motivata dal desiderio di una vita più comoda, anzi, tutt’altro. Si aprivano a Zannini nuovi orizzonti, e i quindici anni di imbarco sulle navi militari specialistiche, che all’epoca difficilmente uscivano dal Mediterraneo, non avevano pacato la sua insaziabile voglia di conoscere anche gli oceani.
L’unica possibilità di appagare il suo desiderio era entrare nella Marina Mercantile dove, sfruttando il diploma dell’istituto nautico, imbarcò come giovane ufficiale dal 1981 al 1984. Poi arrivò l’esperienza sulle navi da diporto seguita, per molti anni, dal lavoro di bonifica degli esplosivi in mare. Un’attività che lo portò anche a Molfetta (2009-2012) dove mai avrebbe immaginato di scoprire l’esistenza di un’area inquinata da tanti pericolosi ordigni bellici. All’epoca i fondali interni sull’avamporto ed esterni del porto pugliese, per un’area di oltre due km di raggio, erano infatti ancora disseminati con quasi tutti i munizionamenti esistenti, comprese molte bombe di aereo anglo/americane della seconda guerra mondiale, proiettili con cariche chimiche altamente ustionanti.
Le investigazioni subacquee, svolte nei mesi di luglio e agosto, per conto dell’I. S. P. R. A., eseguite sui punti rilevati da una ricerca sonar per la caratterizzazione dei porti pugliesi, avevano confermato la presenza di numerosi bersagli ferrosi (per lo più cavi di acciaio) frammezzati ad un gran numero di ordigni bellici di ogni genere di medio/piccolo calibro. Un lavoro sporco e pericoloso ma necessario per permettere la sicurezza delle attività commerciali marittime di quell’area costiera dove insiste una grande flotta peschereccia.
In sintesi, le oltre 300 pagine di questo libro sono quindi un lungo tragitto di vita, tra gioie e dolori, con episodi che vanno letti senza mai dimenticare l’epoca in cui avvennero.
Molti ex militari vi ritroveranno ricordi di persone decisamente particolari conosciute al COM.SUB.IN., con particolari di vecchie storie ormai dimenticate, per altri una storia di una vita vissuta avventurosamente. Il titolo di questo suo libro di memorie, “IL RISCHIO È IL MIO MESTIERE”, edito da PortoSeguroEditore (in vendita da Mondadori, La Feltrinelli, Libraccio etc., per informazioni maggiori potete contattare info@portoseguroeditore.it) non poteva essere più azzeccato.
Le foto sono estratte dal libro di Pier Giorgio Zannini “Il rischio è il mio mestiere”
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