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L’Armada Bolivariana del Venezuela – parte I

tempo di lettura: 7 minuti

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livello elementare

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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XIX -XXI SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: Venezuela, Simon Bolivar

 

Simon Bolivar è un personaggio onnipresente nella storia dell’America Latina e il suo nome viene sfruttato ancora oggi per intitolare istituzioni, eventi, opere pubbliche. Esso, tuttavia, in un solo caso designa una Marina Militare ovvero quella del Venezuela. 

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Simón Bolívar, il Libertador (Liberatore),  1º Presidente della Bolivia, nacque a Caracas, 24 luglio 1783, e morì a Santa Marta 17 dicembre 1830. Figura tra le più importanti dell’America latina, fu un generale, patriota e rivoluzionario venezuelano che contribuì all’indipendenza di Bolivia, Colombia, Ecuador, Panama, Perù e Venezuela – autore Jose Toro Moreno  Simón Bolívar. Toro Moreno, José. 1922, Legislative Palace, La Paz.png – Wikimedia Commons

Storicamente, il Venezuela fu il primo paese sudamericano a dichiararsi indipendente dalla Spagna, nel 1811, anche se poi fu necessario un decennio perché la sua sovranità divenisse effettiva e si estendesse su tutto il suo immenso territorio. La nascita della marina militare venezuelana è praticamente contestuale ai primi movimenti indipendentisti: si componeva di piccole unità catturate agli Spagnoli e il suo primo comandante fu il colonnello Antonio Mendoza, ma il personaggio di maggior spicco fu Felipe Santiago Esteves, un capitano mercantile che aveva studiato nautica in Spagna e che, fin dal 1810, ebbe il comando della nave Princesa Carlota sul fiume Tucuyo. Lungo la costa oceanica Esteves combatté poi il Capitano di fregata Juan Gabazo mandato dagli spagnoli con la patente di corsaro. 

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Le principali azioni navali del primo periodo furono di sostegno all’esercito e il pattugliamento del grande fiume Orinoco durante la cosiddetta “Prima Campagna della Guyana” nel 1811-1812. Incoraggiati da un primo successo contro gli spagnoli, che con 32 barche cannoniere avevano tentato inutilmente di prendere la città di Angostura sull’Orinoco, le navi venezuelane bloccarono il fiume e al comando di Felipe Santiago Esteves il 25 e 26 marzo 1812 affrontarono la squadra avversaria intervenuta per rompere il blocco nella cosiddetta battaglia di Sorondo. Gli spagnoli attaccarono i venezuelani con dieci unità e sei barche armate; i patrioti, che già avevano perso una goletta in uno scontro di poco precedente, riuscirono ad affondare le sei cannoniere, ma dopo aver subito un fitto cannoneggiamento a mitraglia persero sei navi, tre catturate e tre incendiate. Caddero o furono fatti prigionieri quasi mille marinai: fu un vero disastro che paralizzò per un certo tempo ogni attività navale in grande stile.

La Gazzetta Piemontese di fine 1818 riferiva che il generale Bolivar aveva proclamato – presumibilmente nell’estate precedente – che il Venezuela stava per avere una formidabile marineria poiché si stavano armando coi cannoni presi in battaglia ben cinquanta navi sull’Orinoco. Ma aggiungeva: “si deve andar assai cauti nel prestar fede a queste notizie date con maggior enfasi di quello che si convenga alla verità“. E infatti questa flotta non vide mai la luce.

Il Paese entrò a far parte della Repubblica della Gran Colombia nel 1821 anche se di fatto, a causa delle grandi distanze, le sue navi operarono autonomamente: in particolare la goletta Venezuela continuò l’attività di disturbo nel mar dei Caraibi. Nel 2014 ebbe un grande risonanza sui media locali il ritrovamento del relitto di una goletta chiamata Venezuela, che si ipotizzò fosse proprio quella che combatté durante le guerre di indipendenza, ma il silenzio che calò successivamente su questa notizia fa pensare che si sia trattato solo di un equivoco. Dopo essersi separato dalla Gran Colombia nel 1831, il Venezuela fu travagliato da continue insurrezioni e colpi di stato, ma non combatté mai guerre esterne, così che non si sentì la necessità di sviluppare la Marina Militare che vivacchiò sulle solite cannoniere, sul pattugliamento costiero e sui trasporti di truppe. In seno a questa si sviluppò il Corpo dei Guardacoste, istituito nel 1825 dal tenente di vascello Pedro Lucas Uribarri. Trattandosi di uno stato oceanico, le cannoniere in servizio erano qualcosa di più grande delle modeste unità costiere o fluviali in servizio presso le altre piccole marine dell’epoca.

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In particolate le due cannoniere Zumbador e Bolivar potevano essere paragonabili, almeno come dimensioni, a piccoli incrociatori, ma certamente si dimostrarono impotenti ad affrontare le flotte coalizzate di Gran Bretagna, Germania e Italia durante la grande crisi di inizio ‘900.

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Il Bolivar fu catturato il 10 dicembre 1902, nei pressi di Trinidad dall’incrociatore britannico HMS Charybdis; alla fine del conflitto fu restituito al Venezuela nel febbraio del 1903

Nel 1899 era salito al potere il generale Cipriano Castro, considerato sotto ogni aspetto uno dei peggiori uomini politici della storia universale, che nel 1901 sospese il pagamento dell’enorme debito estero che era stato accumulato nel passato dal paese, infischiandosene delle proteste della Gran Bretagna e della Germania che ne possedevano la quota più rilevante.

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Nel 1902 il sequestro di una nave britannica fece precipitare la situazione e furono respinti gli ultimatum tedeschi e inglesi, cui seguì uno successivo italiano: questo era giustificato dalla richiesta di protezione dei nostri emigrati che stavano subendo violenze e danni anche se in realtà era dettato più da interessi politici che economici o umanitari e dal desiderio di essere presenti durante le grandi crisi, così come avevamo fatto in occasione della rivolta dei Boxers in Cina nel 1900.

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ariete torpediniere regia marina italiana Giovanni Bausan – Detroit Publishing Company Photograph Collection Italian cruiser Giovanni Bausan LOC 4a04852v.jpg – Wikimedia Commons

Le coste venezuelane furono sottoposte a blocco e, accanto alle squadre di incrociatori inglesi e tedeschi, da parte italiana intervenne per primo l’ariete torpediniere Giovanni Bausan, seguito dall’incrociatore Carlo Alberto. Fu una campagna in acque lontane che si dimostrò meno difficile di quanto potesse sembrare perché la coalizione poteva contare sugli ottimi punti d’appoggio delle Antille britanniche e olandesi, ma fu inconcludente e consisté quasi esclusivamente in bombardamenti dei forti costieri ai quali, tra l’altro, l’Italia non partecipò. Dopo poche settimane, con l’intervento degli Stati Uniti, si giunse ad un accordo e a una rinegoziazione del debito.

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L’ARV Totumo, prima di essere affondato dal “Panther” La Guayra 1902 – Fonte Navy & Army Illustrated 1902 – ARV totumo.jpg – Wikimedia Commons

La reazione della Marina venezuelana fu quasi inesistente stante la disparità delle forze,  e si limitò a qualche azione di disturbo contro le grandi navi avversarie, ma questa piccola guerra navale ebbe una caratteristica che la rende unica: il Venezuela perse la flotta non combattendo, ma perché quasi tutte le sue unità furono catturate con abbordaggi tanto rapidi quanto incruenti. Il 9 dicembre quattro unità furono catturate a La Guaira e due di queste, le cannoniere Totumo e General Crespo, in cattive condizioni e non in grado di affrontare il mare aperto, furono portate al largo e affondate. Un’identico evento, benché su scala ridotta, si verificò nel dicembre 1908 e coinvolse solo il Venezuela e l’Olanda che ne bloccò i porti con gli incrociatori Gelderland, Jacob van Heemskerck e Friesland.

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HNLMS Gelderland – Fonte Schepen van de Koninklijke Marine in WO II – Autore Dutch naval personnel  – HNLMS. Gelderland (1897).jpg – Wikimedia Commons

Il HNLMS Gelderland si impadronì della cannoniera Alejo senza colpo ferire che rimorchiò a Curacao dopo aver sbarcato l’equipaggio venezuelano, e fu catturato anche il guardacoste 22 de Mayo. Il blocco durò solo poche settimane e come contraccolpo portò finalmente alla caduta del già ricordato dittatore Castro.

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cannoniera Mariscal Sucre,
http://www.navsource.org/archives/12/120992401.jpgMariscal Sucre.jpg – Wikimedia Commons

Negli successivi la flotta venezuelana fu ricostruita alla meno peggio e, negli anni ’20, contava solo poche navi anziane e di modestissimo valore bellico:

Bolivar 570 t, 18 nodi
Miranda 1895, 200 t, 12 nodi
Mariscal Sucre  1886, 1125 t, 13 nodi
General Salom 1884, 750 t, 12 nodi
Josè Feliz Ribas    300 t, 10 nodi

Nel 1937 si ebbe un limitato rinnovamento con l’acquisto in Italia dei posamine Dardanelli e Milazzo che furono ribattezzati rispettivamente General Soublette e General Urdaneta. Costruite nel 1925-1927, con un dislocamento a pieno carico di 815 tonnellate e armate con due cannoni da 102 mm e uno da 76, erano unità polivalenti che potevano essere impiegate anche come dragamine, cannoniere o navi coloniali. 

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La cannoniera della Marina venezuelana, General Soublette fu costruita dalla CNT, Monfalcone, Italia, come posamine classe Ostia (nome italiano Milazzo). Lei e la sua gemella Dardanelli (poi General Urdaneta) furono costruite nel 1925 e vendute al Venezuela nel 1938 – Fonte US NAVY – All hands Magazine 1948Venezuelan gunboat General Soublette in the 1940s.jpg – Wikimedia Commons

In vista della consegna al Venezuela, subirono alcuni lavori di trasformazione, in particolare le caldaie a carbone furono modificate per la combustione a nafta. Vennero classificate inizialmente come incrociatori, ma passato l’entusiasmo per queste due  unità, si scese a più miti consigli e ricevettero la tradizionale e generica denominazione di cannoniere.

Fine I parte – continua

Guglielmo Evangelista

 

PARTE I PARTE II

 

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