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livello elementare.
ARGOMENTO: NAUTICA
PERIODO: XX SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: Bretagna, faro La Jument
Lo avrete certamente visto in tanti poster o documentari televisivi. Il faro della Jument si trova tra il Canale della Manica ed il Golfo di Biscaglia, uno dei tratti di mare più insidiosi della costa atlantica a causa delle violente mareggiate, con onde che possono arrivare fino a trenta metri d’altezza. Il faro fu costruito nel 1911 ed è stato reso celebre anche dalle foto mozzafiato di Jean Guichard, eseguite dall’elicottero durante una delle frequenti tempeste oceaniche. Si trova poco lontano dall’isola di Ouessant, al largo delle coste del Finistère, una delle zone più belle e suggestive della Bretagna.
Una regione che merita una visita per i suo spettacolari paesaggi costieri, impreziositi dagli splendidi fari che abbracciano e proteggono le rotte verso la costa. Proprio uno di questi fari, la Jument (48°25’40″N-05°08’00″W), è divenuto anche il protagonista di un film francese L’Équipier del 2003, purtroppo inedito in Italia. Il suo nome, Jument, deriva dalla roccia su cui l’enorme faro venne eretto, chiamata dai bretoni dell’isola Ar Gazek-Coz (‘la Vecchia Giumenta’), probabilmente a causa della sua forma particolare. Essendo il faro situato a largo della punta sud-ovest dell’isola, l’unico modo per potervi salire è quello di farsi issare sopra di esso dal mare. Ma raccontiamo ora la sua storia.
Una storia movimentata
Il 9 gennaio del 1904 Charles-Eugène Patron, dopo essere scampato miracolosamente ad un naufragio, fece un lascito testamentario di 400.000 franchi per la costruzione di un faro. Il ricco donatore pose però due condizioni: la prima che il faro dovesse sorgere nei pressi dell’Isola di Ouessant, uno dei passaggi più pericolosi dell’Atlantico, l’altra era che il faro dovesse essere costruito entro sette anni, pena il decadimento della donazione.
Quando il signor Patron morì le autorità decisero che sarebbe stato utile costruire un faro sullo scoglio di La Jument nel canale che conduce alla città francese di Brest dove, anni prima, si era già verificato un tragico affondamento.

1906, si incomincia a costruire il faro File:45 La construction du phare de la Jument 1906.JPG – Wikimedia Commons
I lavori iniziarono nello stesso anno e si presentarono subito estremamente complessi a causa delle impervie condizioni meteorologiche che comportavano forti moti ondosi del mare: gli operai lavoravano anche nell’acqua sempre sotto la minaccia di grandi e violente onde. Il faro, costruito in granito, alto 47 metri, fu comunque completato e finalmente acceso il 5 ottobre del 1911.

il faro nel 1912 File:Phare de la Jument 1912.jpg – Wikimedia Commons
Purtroppo, nella fretta di finire i lavori, gli ingegneri non si erano resi conto che al di sotto della roccia si trovava una cavità e che una vicina barriera di scogli convogliava ondate pericolose contro la base del faro.
In pratica, le onde che arrivavano da Sud Ovest si infilavano nella cavità e facevano tremare pericolosamente tutta la struttura, i vetri della lanterna si spaccavano, l’acqua entrava dalle finestre ed il mercurio della vasca su cui galleggiavano le lenti si spargeva dappertutto, intossicando gli addetti al servizio del faro. Seguirono lavori di rinforzo e di consolidamento, anch’essi, effettuati a rilento e con grandi difficoltà, tra l’alta e la bassa marea, tra un’onda e l’altra, che durarono fino al 1940. I guardiani tornarono poi a La Jument, anche se il faro continuò a … tremare, ma ciò era ormai considerato un evento … normale, e nessuno ci fece più caso. Dal 1991 il faro è automatizzato ed i suoi tre lampi bianchi, che si ripetono ogni 15 secondi, continuano ad essere visibili in quel pericoloso tratto di mare fino a 22 miglia (più di 40 km!).
Un vecchio proverbio brettone su questo passaggio, che ancora si tramanda come ammonizione, recita “Qui voit Ouessant voit son sang” (“Chi vede Ouessant vede il suo sangue”), testimonianza popolare della pericolosità di quello scoglio in mezzo all’oceano.
Cieli e mari sereni.
Paolo Giannetti
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entrato in Accademia nel 1977 (Corso SAOREN) ha prestato servizio e comandato numerose unità navali, specializzandosi nel tempo in Idrografia (Idrographic Surveyor di categoria “A”) e Oceanografia con un Master presso la Naval Postgraduate School di Monterey, California. Appassionato divulgatore ha creato Capitan Bitta, detto il “Gianbibbiena”, un personaggio immaginario che racconta con brevi scritti curiosità di nautica, meteorologia e astronomia
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