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livello elementare.
ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XV – XVI SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: Inghilterra
Il fattore geografico conferì alle isole britanniche un beneficio maggiore per il controllo dell’area atlantica; le rotte commerciali con le Americhe, a causa della rotazione oraria dei venti, comportavano, sulla rotta del ritorno, il passaggio delle navi nell’area di azione delle navi britanniche fornendo un inevitabile vantaggio militare. Inoltre, la mancanza di confini terrestri diretti faceva sì che l’Inghilterra dovesse difendersi esclusivamente dal mare, per cui ogni sforzo era diretto alla creazione di una forza navale per ottenere il predominio nell’area di interesse. Ciò consentì, nei secoli successivi, di poter esercitare anche un’influenza indiretta sulla politica internazionale degli altri stati europei.
Durante il regno di Enrico VII (1485-1509) avvenne un grande sviluppo della cantieristica navale inglese per rendere le navi più adatte ai combattimenti di altura. Ciò fu realizzato con il potenziamento delle artiglierie di bordo e, soprattutto, con l’organizzazione di un gruppo di marinai assegnati appositamente alla loro gestione e, per la prima volta, nettamente separato dall’ equipaggio; in altre parole incominciò il processo di mutamento del concetto tattico di impiego delle forze navali che permise il passaggio da una flotta composta da navi mercantili armate occasionalmente ad una formata da navi militari a tutti gli effetti.
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La caracca Mary Rose (1511) fu una nave da guerra della marina Tudor inglese del re Enrico VIII. Servì per 33 anni in diverse guerre contro Francia, Scozia e Bretagna. Dopo essere stata sostanzialmente ammodernata nel 1536, vide la sua ultima azione il 19 luglio 1545 attaccando le galee di una flotta d’invasione francese, ma affondò nel Solent, lo stretto a nord dell’isola di Wight.
Con Enrico VIII (1509-1547) si assistette ad un ulteriore sviluppo della cantieristica, alla creazione di porti funzionali ed all’acquisto di galee, galeazze e galeoni che costituirono il primo embrione di una forza navale inglese. Non a caso, nel 1524 nasceva in Inghilterra l’Ufficio del Dipartimento “Surveyor and rigger of the navy” che fu rinominato, nel 1860, Controller of the navy. L’Ufficio disegnava i progetti a cui i costruttori navali privati dovevano attenersi nel costruire le navi.
Ma fu con Elisabetta che questo processo di crescita si realizzò pienamente permettendo l’incentivazione commerciale e la creazione delle prime compagnie mercantili inglesi di navigazione. In quel periodo corsari, come Francis Drake, al soldo della corona britannica, dopo aver razziato le rotte delle Americhe, attaccarono il nuovo mondo e i porti spagnoli. Drake assediò il porto di Cadice, in Spagna, dove riuscì a penetrare, dando fuoco alle navi spagnole che erano in attesa di partire.
La morte della cattolica Maria Stuarda (1587) spinse Filippo II di Spagna, da lei nominato suo erede, ad intraprendere una campagna navale contro l’Inghilterra, con la scusa di restaurare la libertà di culto cattolico nell’Isola. A causa di ciò l’Invincibile Armata, composta da 132 navi con stazza variabile dalle 330 alle 1550 tonnellate, riuscì a prendere il largo per la Manica solo nel maggio del 1588. Più che di una flotta navale si trattava di un contingente anfibio, con più di 20.000 soldati imbarcati e 7.800 marinai, comandati da capitani di nobile rango ma di poca esperienza navale. Non aveva piloti che conoscessero la rotta tra le secche della Manica e non possedeva carte e pezzi di rispetto e viveri sufficienti; in realtà molti degli approvvigionamenti sarebbero dovuti essere prelevati a Dunquerque ma, a causa dell’intervento della flotta olandese, il porto fu bloccato. Per più di una settimana la flotta spagnola fu attaccata dalle piccole navi inglesi, con azioni per lo più di disturbo, poi l’ammiraglio in capo decise di entrare a Calais per rifornirsi.
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lo scontro navale di Gravelines tra inglesi e spagnoli, dipinto di Philip de Loutherbourg
La flotta inglese attaccò a sorpresa gli Spagnoli all’ancora nella rada con alcune navi veloci; fu gioco facile per gli inglesi bombardare i grandi galeoni, mentre le artiglierie spagnole non riuscivano a colpire le piccole ma estremamente maneggevoli navi inglesi. Gli spagnoli decisero allora di salpare per disimpegnarsi dal fuoco nemico. La breve battaglia sulle secche di Gravelines segnò l’inizio della fine della flotta spagnola; l’Armada si portò verso nord e fu colpita da una prima tempesta che affondò molti galeoni e la costrinse a cercare scampo verso la Scozia, per ripiegare poi verso sud dal lato occidentale, in direzione della Spagna. Dopo un avventuroso viaggio, che vide l’Armada in balìa di una seconda tempesta, solo la metà delle navi spagnole fece ritorno in patria, portando con sé i segni di un’amara sconfitta e la consapevolezza della perdita della sua sovranità sui mari.
D’altra parte, la marina inglese imparò da quella insperata vittoria un’importante lezione: il più potente vascello britannico da 60 cannoni, il “Triumph”, aveva 27 anni e la consistenza della flotta era di appena sei unità con tonnellaggio superiore alle 600 tonnellate contro le quarantacinque degli Spagnoli.
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galeone inglese del 1588, notare che, oltre all’armo velico, era dotato ancora di remi.
Il nemico, non abituato ad operare nelle acque insidiose del Nord Europa, in particolare della Manica, era stato costretto a ritirarsi a causa delle eccezionali tempeste che ne avevano disperso la forza navale; se il vento fosse stato favorevole l’esercito spagnolo sarebbe sbarcato, segnando probabilmente la fine della Corona britannica.
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queen Elizabeth I, per potenziare la sua flotta e per non tassare il suo popolo, la grande regina organizzò una lotteria nazionale (anche se non ebbe molto successo nella vendita dei biglietti)
Fu allora che Elisabetta I constatò la necessità di avere una Marina armata con navi da guerra costruite ed equipaggiate al solo scopo di combattere, rinunciando ad ogni velleità mercantile. Con l’avvento in quegli anni delle armi da fuoco individuali, gli archibugi, il concetto di combattimento navale stava cambiando: al marinaio non era più richiesto di arrembare le navi avversarie ma di manovrare la nave per portarla al tiro con la bombarda (fila di cannoni fuoriuscenti dai lati dello scafo) cercando di affondarle o di immobilizzarle distruggendone le velature ed appiccando fuoco alle strutture.
Questo concetto è molto importante perché sottolinea un passaggio storico fondamentale: si passò dall’impiego delle navi usate quali piattaforme da cui muovere all’assalto (arrembaggio) a quello di unità mobili e manovriere, armate di cannoni per affondare o immobilizzare le navi avversarie. Un concetto navale nuovo che ne sostituiva uno vecchio di duemila anni, nato ai tempi dei Greci, e che era destinato a durare fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
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Globo di Diego Ribero, 1529, semplificato da Carlo Errera. Questa mappa mostra il meridiano “100 leghe a ovest di Capo Verde” definito dal Trattato di Tordesillas (1493) e che divideva le nuove terre da scoprire tra il Portogallo (a est) e la Spagna (a ovest). Fonte: cosmovisions
Le rotte delle Americhe erano ormai senza controllo e regola, se non quella cartacea e mai rispettata del Trattato di Tordesillas, emanato nel 1494 da papa Alessandro, che suddivideva le aree di influenza fra Spagna e Portogallo. L’Inghilterra aveva compreso l’importanza di finanziare le spedizioni degli esploratori per cercare nuovi orizzonti economici, di creare una Marina più efficiente ed idonea per supportarle e porre in essere una rete commerciale non più limitata al suo bacino naturale ma estesa al mondo conosciuto.
Tiziana Forti
in anteprima disegno del Lyon, nave ammiraglia di Wynter nel 1560, dall’Anthony Roll del 1547
Bibliografia
M. Mollat, Premiers regards sur les mondes nouveaux, les explorateurs du XIII au XVIe siècle, CTHS, 2005.
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