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Il vessillo azzurro: gli eventi della storia navale romana che resero possibile la pace augustea – Parte I

tempo di lettura: 7 minuti

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livello elementare

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ARGOMENTO: STORIA NAVALE ROMANA
PERIODO: I SECOLO
AREA: MAR MEDITERRANEO 
parole chiave: Augusta, Dominio di Roma sul mare, Agrippa
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Nell’ambito delle celebrazioni del bimillenario della morte di Augusto (19 agosto 14 d.C.) fu allestita a Roma una pregevole mostra, il cui catalogo incluse, oltre all’illustrazione del ricco materiale esposto, anche un’ampia serie di saggi scientifici intesi a fornire un’aggiornata rassegna delle odierne conoscenze e valutazioni sul fondatore dell’Impero e sulla sua opera, con prevalente attenzione agli aspetti politici, sociali ed artistici [1]. Di conseguenza, ad eccezione dell’esposizione dei raffinati rilievi di Medinaceli raffiguranti la battaglia di Azio, non fu dato spazio per gli eventi di storia navale che resero possibile l’instaurazione della pace augustea. 

Questi articoli prendono quindi in considerazione proprio tali eventi, che si svilupparono nell’arco di tre guerre marittime combattute da Marco Agrippa, fraterno amico d’infanzia e principale collaboratore del giovane Ottaviano in tutte le fasi della sua folgorante ascesa. Non si tratta tuttavia di una semplice rievocazione celebrativa di fatti universalmente noti: purtroppo, le poche fonti letterarie antiche che ci sono pervenute attraverso i secoli hanno lasciato aperte varie aree di dubbio anche per questo importante periodo storico, la cui fase culminante (Azio) è stata pertanto oggetto – a partire dal ‘900 – delle più disparate ed ondivaghe interpretazioni [2].

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Busto dell’imperatore Cesare Augusto risalente al I secolo d.C. La sua testa velata mostra Augusto come Pontifex Maximus.  Museo Nazionale di Arte Romana, Merida, Extramadura, Spagna

Mito, ideologia e propaganda sono le tre parole chiave immancabilmente presenti nella quasi totalità dei testi moderni che si occupano, a vario titolo, della figura di Cesare Ottaviano, poi Cesare Augusto. Si registra in effetti una sostanziale omologazione del linguaggio soprattutto su quei tre vocaboli semanticamente acidi, che sottintendono una sistematica manipolazione della realtà da parte del principe. Questo anomalo e cristallizzato conformismo si è riflesso nella storiografia, facendola spesso apparire dogmatica e paranoicale anche nel valutare gli eventi bellici dell’ultimo periodo della repubblica e nel censurarne le fonti sospettate di allineamento all’ufficialità augustea [3]. Oltre al pregiudizio, ben poco propizio ad un’analisi distaccata ed equilibrata, altre tre difficoltà hanno penalizzato la ricostruzione storica delle guerre marittime di Ottaviano: la cronica scarsità di dati su tutto ciò che è avvenuto per mare in epoche remote [4], una diffusa incompetenza sulle questioni navali [5] e l’eccessiva concentrazione dell’attenzione degli studiosi su dettagli tattici, a scapito della visione strategica. Per superare i predetti ostacoli conviene procedere con mente sgombera da preconcetti, avvalendosi di altri dati [6] oltre a quelli finora considerati e riesaminando gli eventi sotto l’ottica navale, marittima e strategica, nello spirito di fornire il contributo interpretativo evocato da Alberto Santoni [7].

Scenario, attori, testimonianze
Lo scenario iniziale è quello di un Mediterraneo le cui sponde erano solo parzialmente sotto il dominio di Roma, mentre le acque erano fuori controllo. Dopo la sconfitta di Bruto e Cassio, infatti, gran parte dei resti delle loro possenti flotte erano affluite in ordine sparso presso Sesto Pompeo, cui il Senato aveva improvvidamente attribuito il comando di tutte le forze navali, non immaginando ch’egli potesse darsi alla pirateria pro domo sua. Gli attori sono i giovanissimi coetanei Ottaviano ed Agrippa, appena diciannovenni alla morte di Cesare: di quest’ultimo il primo fu non solo l’erede legale ma anche quello spirituale, per quanto concerne la tutela dell’Italia e dell’Occidente [8]. Per genialità strategica, il più dotato fu invece Agrippa, particolarmente attento anche alla geografia dei teatri operativi [9]. Per la ricostruzione degli eventi dobbiamo innanzi tutto basarci sulle fonti letterarie antiche, incluse quelle poetiche [10], seppur talvolta sopravvalutate [11], talaltra ingiustamente disprezzate [12]. Altri scritti d’interesse si sono aggiunti negli anni recenti grazie all’analisi di fonti papiracee, mentre nuovi elementi sono stati tratti dall’esame di fonti epigrafiche e numismatiche [13].

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Solchi con la sagoma dei grandi rostri delle navi orientali (da Murray, Octavian’s Campsite Memorial [48], p. 45)

Dei dati ancor più interessanti sono scaturiti dall’analisi condotta negli ultimi decenni su delle evidenze archeologiche precedentemente trascurate. Non si tratta di reperti subacquei, come i rostri della battaglia delle Egadi, ma di un sito terrestre: l’imponente monumento celebrativo della vittoria navale di Azio fatto erigere da Augusto davanti a Nicopoli, nell’area in cui egli stesso aveva posto il suo quartier generale [14].

Sugli oltre 60 metri di lunghezza del muro frontale del basamento erano stati infissi 36 o 37 grandi rostri navali, le cui sagome (nella sezione trasversale) sono in gran parte rilevabili dai profondi solchi incisi nella pietra [15].

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Ricostruzione virtuale di un grande rostro della flotta orientale (da Murray, Recovering rams from the Battle of Actium [16], p. 339)

Mentre l’indagine sui frammenti presenti nel sito ancora prosegue, i dati finora acquisiti hanno consentito di stimare il predetto numero totale dei rostri e, di conseguenza (dando per scontato un rapporto di 1:10), il numero delle navi catturate durante la guerra Aziaca. Le diverse dimensioni dei rostri rilevabili ha altresì fornito l’evidenza dell’effettiva presenza di vari tipi di poliremi molto maggiori delle quinqueremi, come riferito dalle fonti antiche [16]. Da una ricostruzione virtuale è stato calcolato che il maggior rostro rilevato dovrebbe aver avuto un peso compreso fra 2.300 e 3.800 kg [17]. Questi risultati consentono di acquisire maggiori certezze sulla battaglia di Azio, ridimensionando nel contempo lo scetticismo germinato nel Novecento [18] ed affermatosi a tal punto da propalare fino ai nostri giorni l’assioma della tendenziosa falsità delle fonti antiche [19].

Fine  Parte I – continua

Domenico Carro

 

Note

[1] Augusto, a cura di Eugenio La Rocca… [et al.], Milano, Mondadori Electa, 2013

[2] “Actium. Une littérature surabondante a été écrite sur le sujet, qu’elle n’a pas toujours contribué à éclairer, la polémique l’emportant souvent sur un examen sérieux des textes, qui ont servi de point de départ à de nombreuses reconstitutions de la bataille.” (M. Reddé, Mare Nostrum – Les infrastructures, le dispositif et l’histoire de la Marine Militaire sous l’Empire Romain, Roma, École Française de Rome, 1986, p. 341). Le interpretazioni più diversificate sono quelle contenute nei seguenti testi, ai quali si sono allineati con varie sfumature quasi tutti gli studiosi successivi: A. Ferrabino, La battaglia d’Azio, in “Rivista di filologia e d’istruzione classica”, 1924, pp. 433-72; W.W. Tarn, The Battle of Actium, in “Journal of Roman Studies”, 21, 1931, pp. 173-99; M.A. Levi, La battaglia d’Azio, in “Athenaeum: studi periodici di letteratura e storia”, gen.1932, pp. 3-21; G. W. Richardson, Actium, in “The Journal of Roman Studies”, Vol. 27, Part 2, 1937, pp. 153-64.

[3] Il Richardson (cit., pp. 161-2 e nota 32) ha tuttavia criticato tali eccessi, concludendo con questa domanda retorica: “Was either censorship or propaganda practised to this extent in Augustan Rome?”

[4] Vi è una causa fisica: “les catastrophes navales ne laissent aucun vestige… et l’onde sans topographie ne restitue jamais son secret.” (R. Milan, Les vagabonds de la gloire. III, Matelots aériens, Paris, Plon-Nourrit et Cie, 1919, pp. 2-4) ed una comportamentale: “naval affairs were, as they still are, shrouded by a veil of mystery to all landsmen, while military affairs blare forth a presumptuous priority. In the ancient, as in the modern world, the navy is the silent service. It does not trumpet its services.” (J.H. Rose, The Mediterranean in the ancient world, London, Cambridge University Press, 1933, p. 153).

[5] “si l’on ne sait pas la langue maritime, il est impossible de faire quelque chose de raisonnable sur la marine.” (A. Jal, Glossaire nautique, Paris, F. Didot frères, 1848, p. 9).

[6] Dati desumibili da fonti papirologiche, numismatiche ed evidenze archeologiche: i più importanti sono specificati nel paragrafo 2, mentre ad altri si accenna nel resto del testo.

[7] “Pur senza accettare gli eccessi dei «navalisti» accaniti, che attribuiscono sempre e comunque chiavi di lettura marittima agli avvenimenti del passato, non esitiamo a sostenere che la storia navale possa fornire un grosso contributo all’interpretazione di numerose vicende di politica interna e internazionale.” (A. Santoni, Da Lepanto ad Hampton Roads …, Milano, Mursia, 1990, p. 5)

[8] Cfr. G. Zecchini, Augusto e l’eredità di Cesare, in “Cesare: precursore o visionario? Atti del Convegno internazionale …”, a cura di G. Urso, Pisa, ETS, 2010, p. 55.

[9] Cfr A. Grilli, La geografia di Agrippa, in “Il bimillenario di Agrippa”, Genova, Dipartimento di archeologia, filologia classica e loro tradizioni, 1990, p. 135.

[10] “La versione dei poeti … può servire ad illuminare e ad integrare” quelle storiografiche (M.L. Paladini, A proposito della tradizione poetica sulla battaglia di Azio, Bruxelles, Latomus, 1958, p. 47, nota 1)

[11] Nei poeti del secolo di Augusto si è creduto di poter trovare testimonianze spontanee, non ancora troppo contaminate dalle presunte manipolazioni propagandistiche. Con tale approccio quattro versi piuttosto oscuri di Orazio sono stati interpretati come prova di un ipotetico tradimento incoerente con le fonti storiografiche. Questo assunto, che aveva riscosso molto credito, è stato del tutto superato dalla successive interpretazioni: cfr M.L. Paladini, cit., pp. 21-3, e L. Braccesi, Orazio e il motivo politico del Bellum Actiacum, in “La parola del passato”, fasc. 114, 1967, p. 177. Va anche detto che la fonte contemporanea non ha sempre la migliore visione degli eventi storici in atto: R.A. Gurval, Actium and Augustus – The politics and emotions of civil war, Ann Arbor, The University of Michigan Press, 1995, pp. 289-90. 

[12] “è ormai improponibile la tesi dell’ufficialità della poesia augustea” (S. Barbantani, Un epigramma encomiastico “alessandrino” per Augusto (SH 982), in “Aevum Antiquum”, 11, 1998, p. 318; cfr p. 315)

[13] Cfr successive note 42, 45 e 46 (papiri), 47 (epigrafi) e 44 (monete).

[14] “un complesso di straordinaria rilevanza non solo per il suo significato storico … la datazione accettata è quella dell’estate del 29 a.C.” (C.G. Malacrino, Il Monumento di Ottaviano a Nicopoli e l’opera reticolata in Grecia, in “Nicopolis B, Proceedings of the Second International Nicopolis Symposium”, Preveza, Actia Nicopolis Foundation, 2007, pp. 371-3).

[15] Cfr W.M. Murray, The Age of Titans – The Rise and Fall of the Great Hellenistic Navies, Oxford New York, Oxford University Press, 2012, pp. 39-40.

[16] W.M. Murray, Recovering rams from the Battle of Actium. Experimental archaeology at Nikopolis, in “Nicopolis B”, cit. pp. 445-6.

[17] Ibid p. 449: peso almeno cinque volte maggiore del più grande rostro finora conosciuto (quello di Athlit).

[18] W.M. Murray, Reconsidering the Battle of Actium – Again, in “Oikistes: Studies in Constitutions, Colonies, and Military Power in the Ancient World”, Leiden Boston Köln, Brill, 2002, p. 347.

immagine in anteprima: rilievo di nave conservato nel Museo Palatino (inv. 381408). Archivio Fotografico Foro romano-Palatino (Bruno Angeli)

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