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La battaglia di mezzo agosto, 11 agosto 1942 – parte I

tempo di lettura: 7 minuti

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livello elementare

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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XX SECOLO
AREA: MAR MEDITERRANEO
parole chiave: battaglia di mezzo agosto

 

La battaglia di Mezzo Agosto, denominata dai britannici Operazione Pedestal, fu uno dei più violenti scontri aeronavali della seconda guerra mondiale nel Mediterraneo tra le Forze dell’Asse e un imponente convoglio britannico, originato dalla necessità per gli Alleati di rifornire l’isola di Malta che consideravano la sicurezza dell’isola un elemento fondamentale nel teatro Mediterraneo.

Nel 1942, l’isola di Malta, che resisteva eroicamente a tutti i tentativi delle forze dell’Asse di impadronirsene, era ai limiti della sua sopravvivenza. Dopo le gravi perdite subite durante la battaglia di mezzo giugno, con due convogli partiti simultaneamente da Alessandria d’Egitto (operazione Vigorous) e da Gibilterra (operazione Harpoon), gli inglesi erano costretti a rifornire Malta solo attraverso trasporti aerei o usando il posamine veloce HMS Welshman. Gli Alleati organizzarono un nuovo imponente convoglio di rifornimenti al comando dell’ammiraglio Harold Burrough, proveniente dall’Atlantico attraverso lo Stretto di Gibilterra. La Mediterranean Fleet, dislocata nelle sue basi di Porto Said e di Haifa, venne coinvolta al solo fine di allestire un convoglio civetta, destinato nei limiti del possibile a distogliere dal Mediterraneo centrale almeno una parte delle forze italo-tedesche, per poi tornare al sicuro nelle proprie basi.

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Formazione del convoglio e della scorta dalle ore 8:00 del 9 agosto alle 06:00 del 12 agosto – estratto dal saggio di Francesco Mattesini “Operation Pedestal: La battaglia di Mezzo Agosto“, 2014

In pratica era una replica, anche se su scala ancora maggiore, del convoglio allestito per la precedente operazione Harpoon, che aveva portato alla battaglia di mezzo giugno.

L’imponente forza navale anglo-statunitense salpò da Gibilterra il 10 agosto, dirigendosi a sud delle Baleari, in rotta verso Capo Bon per poi puntare immediatamente verso il Canale di Sicilia. Il convoglio britannico era composto da ben quattro portaerei, Victorious, Indomitable, Furious e Eagle, due navi da battaglia, Nelson e Rodney, sette incrociatori, fra cui i tre incrociatori pesanti Nigeria, Manchester e Kenia, trentadue cacciatorpediniere, otto sommergibili, tredici piroscafi (di cui due statunitensi), due petroliere e due rimorchiatori con una scorta di quattro corvette.

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Battaglia di mezzo agosto – per gli Inglesi Operazione Pedestal, 11 agosto: una vista generale del convoglio sotto l’attacco aereo che mostra l’intenso sbarramento antiaereo messo in piedi dalle scorte. La corazzata Rodney è a sinistra ed il Manchester a destra.  Il 13 agosto, la Manchester venne silurata dai motosiluranti MS 16 e MS 22, rimanendo gravemente danneggiata. Successivamente la nave venne autoaffondata vista l’impossibilità di ripararla o di trainarla in porto – autore Roper F G (Lt), Royal Navy official photographer Operation Pedestal, August 1942 A11200.jpg – Wikimedia Commons

La Regia Marina italiana pianificò inizialmente l’attacco con l’impiego di due divisioni di incrociatori: la 3a divisione (comprendente i regi incrociatori Bolzano, Gorizia e Trieste) e la 7a divisione (con gli incrociatori Eugenio di Savoia, Raimondo Montecuccoli ed Muzio Attendolo),  undici sommergibili e due U-boote, MAS e schnellboote tedeschi, con il concorso di ben 784 aerei (328 italiani e 456 tedeschi) provenienti dalle basi in Sardegna e in Sicilia.

Il piano dell’Asse prevedeva un attacco di superficie nei pressi di Pantelleria, ma la diversità di opinione di come condurre l’attacco, legata alla presenza di considerevoli forze aeree a Malta ed a bordo delle quattro portaerei a flotta, comportò il richiamo delle forze di superficie lasciando l’operazione ai sommergibili e alle unità minori motosiluranti e MAS. In realtà, i veri problemi erano la cronica mancanza di nafta e il problema della protezione aerea. Gli aerei da caccia italiani e tedeschi non erano sufficienti a contrastare contemporaneamente gli attacchi offensivi degli aerei alleati  e effettuare la scorta agli incrociatori. Il dilemma era quindi dare più peso alla marina o all’aviazione (soluzione sostenuta da parte tedesca). Mussolini alla fine si pronunciò a favore dell’arma aerea e l’operazione con gli incrociatori fu interrotta, lasciando alle forze minori e subacquee la responsabilità dell’attacco. Fu un errore che, come vedremo, fece perdere alla Squadra un’occasione unica esponendo poi le divisioni in rientro ad un attacco nei pressi delle Eolie in cui ne pagarono le conseguenze il Bolzano (CV Mario Mezzadra) e l’Attendolo (CV Mario Schiavuta).

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Il regio sommergibile Uarshiek – Fonte La voce del marinaio da “Sommergibili italiani” di A.Turrini e O.Miozzi – U.S.M.M.Gaetano Arezzo della Targia – La voce del marinaio

La prima parte dell’azione iniziò alle 04:38 dell’11 agosto quando il RSmg Uarshiek attaccò la la Forza «Bellows» britannica, formata dalla portaerei HMS Furious e da otto cacciatorpediniere. Il sommergibile, comandato dal tenente di vascello Gaetano Arezzo Della Targia, lanciò due siluri di cui almeno uno andò a segno; sottoposto a violenta caccia  da parte delle navi inglesi di scorta, il comandante decise di riemergere per procedere poi all’autoaffondamento. Durante la fase di emersione avvenne un fatto increscioso. Secondo quanto riportato da Hugh Sebag-Montefiore nel suo libro “Il codice Enigma” (pagina 265) il comandante del caccia inglese HMS Petard, Lt Cdr M. Thornton, sparò personalmente con una mitragliatrice contro i marinai italiani che si stavano arrendendo. Il medico di bordo del caccia britannico in seguito riportò che «Tutto l’equipaggio tranne il comandante erano sicuri che l’equipaggio italiano non rappresentasse per noi più alcun pericolo».  Fu un atto criminoso e crudele che comportò lo sbarco del comandante.

Nel pomeriggio fu la volta del R.Smg Dagabur, comandato dal tenente di vascello Renato Pecori, avvistato e speronato dal cacciatorpediniere HMS Wolverine, che nell’urto riportò gravi danni e dovette tornare a Gibilterra come la HMS Furious che, probabilmente colpita dai siluri di uno dei due sommergibili, dovette poi entrare in bacino. Nello stesso giorno, alle ore 13:15, il sommergibile tedesco U-73, comandato dal capitano di corvetta Helmut Rosenbaum, avvicinandosi al convoglio navigando sotto la scorta, si portò al tiro e colpì con quattro siluri la portaerei HMS Eagle, che affondò in otto minuti. 

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HMS Eagle colpita a morte dal sommergibile tedesco U-73 (al comando del tenente di vascello Rosenbaum). I suoi aerei, già in volo, sono costretti ad atterrare sulla HMS Victorious che, per fare loro posto, è costretta a buttare in mare alcuni dei propri aerei – autore Lt. L.C. Priest, Royal Navy official photographer HMS Eagle sinking 1942.jpg – Wikimedia Commons

Il 12 agosto, il convoglio britannico fu attaccato da un centinaio di velivoli italiani e tedeschi, provenienti dalla Sardegna e dalla Sicilia, che danneggiarono le altre due portaerei, tra cui l’HMS Indomitable, fu colpito in maniera grave. Rimarchevole fu l’azione di due velivoli Re 2001 italiani che, somiglianti agli aerei Hurricane inglesi, si abbassarono sulla portaerei Victorious, mescolandosi agli arei inglesi che erano intenti all’atterraggio, e riuscirono a sganciare due bombe, una delle quali colpì il centro del ponte di volo. In pratica, i Britannici si trovarono senza le quattro portaerei e la scorta fu assegnata agli incrociatori.

Nell’azione un SM.79 del 132º Gruppo Autonomo Aerosiluranti affondò il cacciatorpediniere HMS Foresight e un Ju 87 “Picchiatello” (Stuka) del 102º Gruppo Bombardamento italiano, partito dalla Sicilia, danneggiò la corazzata HMS Rodney.

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Regio sommergibile Cobalto, foto Turrini

Si registrò però la perdita del RSmg. Cobalto, comandato dal tenente di vascello Raffaele Amicarelli. Dopo essere stato soggetto ad una dura caccia, il sommergibile emerse e ingaggiò un combattimento con il cannone finché fu speronato, alle 17:02 a nord di Biserta, dal caccia inglese HMS Ithuriel, che rimase danneggiato. Anche uno dei mercantili venne colpito e successivamente affondato. Per il convoglio, tuttavia, era solo l’inizio. Era previsto che le due corazzate della scorta “pesante”, e con loro la metà dei cacciatorpediniere di scorta, invertissero la rotta prima di avvicinarsi allo stretto passaggio del Banco Skerki, Canale di Sicilia. Tale rotta era pressoché obbligata per sfuggire agli sbarramenti di mine posati dalle forze navali italiane. Il resto della formazione, una volta addentrato in tale pericoloso passaggio, sarebbe finito nella trappola predisposta dalle forze subacquee italiane e dai MAS.

 

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il sommergibile Axum nei cantieri di Monfalcone – foto M. Risolo – Rivista Marittima 1995

Il Regio Sommergibile Axum, comandato dal tenente di vascello Renato Ferrini, colpì contemporaneamente tre navi: l’incrociatore HMS Nigeria, costretto per i gravi danni a rientrare a Gibilterra appruato di tre metri; l’incrociatore HMS Cairo, la cui poppa era saltata in aria, fu evacuato e affondato, e la petroliera statunitense Ohio, che riuscì nonostante tutto a proseguire. Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è sommergibile-alagi.jpegAltri due mercantili vennero nel frattempo affondati da velivoli da attacco, mentre il Regio Sommergibile Alagi (comandante tenente di vascello Puccini) colpì a sua volta l’incrociatore leggero HMS Kenya alle 21:11.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è Smg.BRONZO.dettaglio.torretta.08.1942-Sommergibili.in_.Guerra.1994.800-530x1024.jpg

Dettaglio della falsa torre del sommergibile Bronzo in una foto dell’agosto 1942; con il binocolo al collo il C.te dell’unità T.V. Cesare Buldrini – credito foto 1° gruppo A.N.M.I. Milano via “Sommergibili in Guerra” di E. Bagnasco e A. Rastelli – Albertelli – 1994

Il Regio Sommergibile Bronzo, comandato dal tenente di vascello Buldrini, attaccò e affondò il mercantile Empire Hope (12.688 t.) e, forse poco dopo, il Clan Ferguson (affondamento in dubbio, attribuito anche al R.Smg. Alagi)

Fine  I parte – continua

Andrea Mucedola

 

in anteprima HMS DIDO risponde al fuoco per contrastare l’attacco delle torpediniere italiane nei pressi di Capo Bon, Tunisia, 13 agosto 1942 – autore Royal Navy official photographer, Russell J E (Lt) HMS DIDO firing at night against Italian torpedo boats of Cape Bon, Tunisia, 13 August 1942. A11247.jpg – Wikimedia Commons

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Riferimenti
Walter Ghetti, Storia della Marina Italiana nella Seconda guerra mondiale, vol. II, De Vecchi editore, 1968
Marco Antonio Bragadin, Il dramma della marina italiana, 1940-1945, Mondadori, 1968
Corrado Capone, Siamo Fieri di Voi, Istituto Grafico Editoriale Italiano 
Francesco Mattesini, Operation Pedestal: La battaglia di Mezzo Agosto, 2014

 

 

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