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livello elementare.
ARGOMENTO: GEOPOLITICA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: trend mondiali
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Una delle storie Disney più avvincenti degli ultimi anni è quella intitolata Il mondo che verrà; leggetela, vale la pena. Quel che verrà, comics o no, è l’aspetto più attraente e che alimenta un mercato chiromantico che fa PIL. Leggiamo allora la geopolitica, tenendo conto di variabili che, anche nei cartoon, complicano ogni avventura.
Che anno sarà per l’economia?
Al momento l’unica certezza è quella dell’imprevedibilità; del resto i vari Governi, nel supposto post pandemia, non pensavano ad ulteriori difficoltà innescate da un conflitto su suolo europeo. Inflazione, crisi dell’energia, nuove rotte dei combustibili fossili, aumento dei tassi di interesse, depressione dei consumi, produzione in equilibrio precario tra costi e profitti, segni di recessione per 1/3 dell’economia globale: stappate lo spumante, ecco a voi il 2023.
Quali sono gli equilibri? Le banche centrali, come raggiungeranno gli obiettivi anti inflazione? Come farà l’Europa ad evitare ulteriori isteresi energetiche senza approvvigionamenti russi? Quali livelli raggiungerà la rivalità sino americana tradotta in dazi e protezionismo?
È necessario accettare l’ineluttabilità di nuove guerre economiche che vedranno soccombere chi non ha saputo o voluto farsi trovare pronto per realtà geopolitiche inedite e che puntano all’accaparramento delle risorse. Mentre a Wall Street soffia moderato ottimismo, in Cina e dalla Cina il Covid gonfia le vele di preoccupazioni profonde; morti e contagi mettono al tappeto il Dragone, la ripresa economica stenta; mentre gli indici economici cinesi sono in rosso, a Hong Kong i rilevatori salgono di oltre il 2% grazie alle società tecnologiche e immobiliari1.
L’aumento dei casi di Covid in Cina riserva comunque ripercussioni planetarie, tenuto conto che la diffusione del virus sembra inarrestabile tanto da ridurre la forza lavoro 2 ed indurre la pur prudentissima OMS ad invitare Pechino a non sottostimare i dati di una malattia3 che induce a paura ed ad accaparramento di farmaci.
Tenuto conto che Pechino è il principale hub commerciale mondiale, un contraccolpo cinese determinerà un conseguente contraccolpo occidentale con il danneggiamento delle più importanti supply chain globali.
Il Dragone, nonostante l’allentamento delle restrizioni e colpito per le misure preventive assunte da alcuni Paesi nei confronti dei suoi cittadini espatriati, è alle prese con problemi finanziari all’attenzione degli investitori, che guardano alla possibilità di Belt and Road Initiative alternative4. Se non dovessero palesarsi ostacoli, la concorrenza europea alla BRI dovrebbe partire già all’inizio del 2023 con nuovi piani infrastrutturali alternativi a quelli cinesi frenati dal rallentamento economico. L’incertezza dei mercati rende la Cina un’unica immensa incognita che apre le porte alla stagflazione, con prezzi sempre più alti e crescita in frenata. Da principio l’inflazione era stata prevista come transitoria, con una ripresa europea più dinamica di quella americana e con la Cina proiettata ad una crescita sostenuta; ma poi l’inflazione ha oscillato conformandosi all’evoluzione degli avvenimenti ucraini.
Malgrado il tentativo di controllare i prezzi con il rialzo dei tassi, la BCE prevede un’inflazione al 6%; più i prezzi saliranno, più crescerà la pressione sui tassi bancari in aumento mentre con il costo del denaro in rialzo calerà la domanda: ecco la recessione5, il rallentamento economico globale. Negli USA, gli utili delle imprese private hanno concesso una tregua ai titoli americani in difficoltà per la politica monetaria della Federal Reserve che, nel 2022, ha già ridotto il proprio bilancio di 381 miliardi di dollari, drenando liquidi dal sistema finanziario secondo una politica di inasprimento quantitativo volta a sostenere l’impatto degli aumenti dei tassi di interesse anti inflazione. La politica del tasso zero è ormai finita6; attenzione, perché la riduzione di denaro porterà al drenaggio della liquidità prodotta per il quantitative easing7, il cui ricordo farà fischiare le orecchie a molti. Anche l’industria europea andrà in sofferenza colpita dalla crisi energetica e dal gap con l’apparato produttivo americano, energeticamente più potente e che può indurre ad una delocalizzazione delle imprese UE8. I prezzi del cibo, insieme con quelli dei prodotti petroliferi, aumentando le tensioni sociali, hanno messo in crisi i bilanci governativi, impossibilitati a sostenere le fasce sociali più vulnerabili. Da considerare la Black Sea Grain Initiative che, assicurando l’esportazione di cereali dall’Ucraina, causerà continui shock in funzione degli interventi russi. La riduzione delle forniture globali di grano e mais aumenterà i prezzi del 10% entro un anno, accompagnandosi ai rialzi energetici che già hanno fatto lievitare i costi di carburanti e fertilizzanti. Per contenere i rialzi dei prezzi è fondamentale che il commercio rimanga libero, e che si incrementi la produzione alimentare interna, evitando l’accumulo di scorte e utilizzando le riserve.
In tutto ciò sono sprofondate le criptovalute, il cui valore di mercato è crollato complice anche lo scivolone di Bitcoin: perdite e turbolenze ne hanno smascherato fragilità tali da impedire il recupero del loro valore9 ma non un possibile uso alternativo futuro. Nel frattempo, profonde divisioni tra paesi del G20 hanno fatto sì che non tutti abbiano partecipato alle sanzioni vs il Cremlino; solo le economie mature hanno concordato il processo sanzionatorio, mentre le economie emergenti, eccetto la Corea del Sud, hanno aggirato i coinvolgimenti10. Mentre si discute della sorte dei 300 Mld di dollari della Banca Centrale di Mosca, immobilizzati dalle nazioni del G7 e dall’UE, in dicembre è entrato in vigore il price cap sulle esportazioni petrolifere russe, cui è seguito un andamento altalenante sia del prezzo al barile sia di quello del gas al m3 potenzialmente ancor più destabilizzabile dalle decisioni del Cremlino in merito a possibili tagli produttivi. Da ricordare l’opposizione dell’Opec+ alla richiesta americana di incrementare l’attività estrattiva per calmierare i prezzi, cosa che ha permesso al ministro saudita dell’energia di affermare che, a fronte ad un indebolimento economico globale, è necessario tagliare per evitare crolli del mercato, anche perché il calo produttivo è stato inferiore alle previsioni. Negli USA il consumo di idrocarburi è stato particolarmente basso, tanto da non aver ancora raggiunto i livelli pre Covid.
Dulcis in imissimo fundo, circa il 60% dei paesi a basso reddito è a rischio default; se ciò dovesse avvenire è ipotizzabile l’impossibilità del FMI di disporre di risorse utili all’erogazione dei prestiti necessari per permettere la sopravvivenza dei debitori.
Fine parte I – continua
Gino Lanzara
pubblicato originariamente su Difesa ONLINE
Note
1 La Banca Centrale Cinese ha affermato che sosterrà le istituzioni finanziarie nelle fusioni/acquisizioni del settore immobiliare migliorando le condizioni finanziarie degli sviluppatori di range elevato.
2 La nuova politica cinese ha agevolato la convivenza con il virus, consentendo ai lavoratori affetti da forme lievi di continuare a lavorare.
3 Nei primi 20 giorni di dicembre circa il 18% della popolazione del gigante asiatico (circa 250 milioni di soggetti), sono stati contagiati.
4 Vd. gli USA con la Building Back Better (B3W); il Giappone con la Free and Open Indo-Pacific Strategy (FOIP), l’India con l’Indian Silk Road, di scarso successo; l’UE con la Global Gateway, ovvero una nuova strategia per promuovere connessioni intelligenti, pulite e sicure nei settori digitale, energetico e dei trasporti e per rafforzare i sistemi sanitari, di istruzione e di ricerca in tutto il mondo”, con investimenti per 300 miliardi di euro fino al 2027. La Global Gateway inoltre facendo anche attenzione ad agire su buona governance e trasparenza si propone quale alternativa non solo economica ma anche ideologica alla BRI.
5 Secondo Bloomberg, la Cina sta tentando di affrontare 1 milione di contagiati e 5.000 morti al giorno per il virus, affrontando quello che dovrebbe essere il più grande focolaio Covid mai apparso
6 Vd. i provvedimenti della Banca del Giappone, della Fed, della Bank of England, della Reserve Bank Australiana, della Bank of Canada, della Swiss Bank e della BCE dal 2023
7 Vd. debito degli Stati
8 Il settore siderurgico a breve non avrà fonti alternative al gas, con una perdita di competitività. Con i prezzi ancora molto alti anche per il 2023, alcuni settori non potranno sostituire il gas, e saranno costretti a chiudere le attività o a emigrare.
9 Sessanta paesi hanno raggiunto una fase avanzata di potenziamento della valuta digitale della banca centrale (CBDC). Con i rischi delle criptovalute e delle stablecoin, l’attenzione potrebbe rivolgersi alle banche centrali.
10 Il 2022 ha prodotto uno dei programmi sanzionatori più duri mai concepiti, sia in termini di scala delle economie in cui sono le sanzioni hanno trovato imposizione, sia in termini di rapidità e completezza.
in anteprima: sniper’course – autore foto Sgt. US ARMY Patrik Orcutt – Fonte https://www.dvidshub.net/image/6873134/istc-alpine-sniper-course-2021 File:210923-Z-JY390-010 – ISTC Alpine Sniper Course 2021 (Image 10 of 33).jpg – Wikimedia Commons
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romano del ’65, Ufficiale in servizio della Marina Militare è laureato in management e comunicazione d’impresa e scienze diplomatiche e strategiche ed è specializzato in analisi geopolitica e sicurezza. Autore di numerosi articoli su riviste del settore, ha pubblicato un saggio sulla guerra economica. Specializzato sull’area MENA, collabora con testate online sempre in tema geopolitico.
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