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La politica navale ai tempi di Caligola – parte IV

tempo di lettura: 5 minuti

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livello elementare

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ARGOMENTO: STORIA NAVALE ROMANA
PERIODO: I SECOLO
AREA: DIDATTICA
parole chiave: Caligola, Gaio Giulio Cesare Germanico

 

La politica navale di Gaio Caligola
Abbiamo dunque visto quanta cura abbia posto Caligola nella costruzione di unità navali di eccezionali dimensioni, sia per il trasporto marittimo che per le specifiche esigenze lacustri legate al culto di Diana presso il santuario di Nemi. Tali realizzazioni non furono il frutto di scelte estemporanee, ma solo alcuni degli aspetti visibili di una politica navale di indubbio spessore [83], perseguita da un imperatore che aveva una strettissima familiarità con le navi e con il mare [84].

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Sintesi schematica delle principali iniziative di Gaio Caligola verso le aree limitrofe dell’Impero: 1) trasferimento navale di forze in Mauretania; 2) avvio delle operazioni oltre-Reno dalle due Germanie (Superiore ed Inferiore); 3) predisposizioni strategiche per il successivo sbarco in Britannia; 4) predisposizione del suo viaggio ad Alessandria.

In effetti tale politica, resa evidente da un articolato programma di costruzioni navali e da dimostrazioni memorabili come quella del lunghissimo ponte di navi da Pozzuoli a Baia [85], fu essenzialmente finalizzata al consolidamento del dominio di Roma a nord e nel Mediterraneo, sfruttando soprattutto le leve del prestigio [86] e della dissuasione [87].

In Germania, con l’utilizzo della flotta [88] e di porti sul Mare del Nord [89], Caligola diede l’avvio alla ripresa dell’iniziativa per la progressiva romanizzazione della Germania transrenana, recuperando la fedeltà dei Frisoni per poi affrontare i Cauci, più a levante [90].

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Caligula e Divus Augustus AV Aureo. coniato nel 37 AD. sul dritto, C CAESAR AVG GERM P M TR POT COS / sul retro testa con corona radiata del Divus Augustus, posta fra due stelle, RIC 1, Cohen 10

Nei confronti della Britannia egli mise in atto un complesso di attività navali e di predisposizioni – cantieristiche, operative e logistiche [91] – intese a rafforzarvi il partito filoromano ed a far maturare le condizioni per una incruenta successiva invasione dell’isola. Per i primi successi conseguiti nella sua spedizione a nord, il giovane imperatore fu oggetto di diversi onori [92] denotanti un apprezzamento da parte dei contemporanei ben diverso dai pregiudizi che resero artificiosamente farseschi i successivi racconti storici.

Nel Mediterraneo, Caligola dovette mobilitare parte delle flotte di Miseno e Ravenna incaricate di sbarcare nei porti della Mauretania, appena annessa, delle consistenti forze prelevate dalla Spagna e dalla Siria per contrastare la rivolta di Edemone [93]. Nel frattempo egli stava organizzando il proprio viaggio ufficiale ad Alessandria, con partenza prevista nel gennaio del 41, su di un itinerario alquanto simile a quello del suo viaggio infantile [94], con le navi della classis Ravennatis [95].

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Il grande faro eretto da Caligola sul Passo di Calais per consolidare il collegamento marittimo con la Britannia, dopo aver avviato la costruzione della flotta nel porto di Gesoriaco (poi chiamato Bononia): stampa del 1725 riproducente due disegni antecedenti al 1644, quando l’imponente torre romana di Boulogne-sur-Mer era ancora integra (Bibliothèque nationale de France)

È proprio in questo contesto che vanno collocate le deceres Liburnicae, ovvero le più importanti fra le molte grandi costruzioni navali volute da Caligola. Viste sotto questa ottica, le deceremi non ci appaiono più come inesplicabili capricci [96] del principe, né come banali mega-panfili [97], e nemmeno come meri strumenti di auto-celebrazione “divinizzante” ad imitazione dei Tolomei [98].

Nel viaggio di Caligola in Oriente esse potevano evidentemente conseguire un risultato ben più serio ed importante: quello di fornire alle popolazioni ellenizzate del Mediterraneo orientale l’evidenza del potere dell’imperatore cui competevano le decisioni supreme nel prendersi cura dei loro destini. In quelle regioni, infatti, permaneva ancora precaria l’accettazione della signoria di un semplice cittadino romano, ancorché principe del Senato, ma risultava indiscutibile il potere sovrano di chi riusciva a mostrare con ogni evidenza la propria regalità [99]. Pochi giorni prima della partenza, tuttavia, il nostro giovane ed ardente Gaio Caligola risultava ancora a bordo di una quinquereme in navigazione nel Tirreno, ove evidentemente non c’era più alcuna decereme [100]. Egli si stava trasferendo con altre unità della flotta da Astura ad Anzio, per poi far ritorno nell’Urbe, ove l’attendevano i suoi carnefici.

Fine parte IV – continua
Domenico Carro

 

articolo parte del saggio dell’autore  DECERES LIBURNICAE (romaeterna.org)

 

Note
[83] In questo paragrafo ne vengono brevemente ricordati alcuni degli aspetti più significativi. Per i riferimenti ai vari studi storici ed archeologici che sono alla base di tale ricostruzione, vedi Carro 2013, pp. 146-151.
[84] Ibid. pp. 144-146.
[85] Più di 3 km di strada distesa sulle navi (Suet. Cal. 19 e Cass. Dio LIX, 17).
[86] Il prestigio goduto all’esterno da Caligola fin dal suo avvento gli era valso il riavvicinamento politico del re dei Parti (Suet. Cal. 14 e Vit. 2; Ios. ant. Iud. 18,4,4-5; Cass. Dio 58,26 e 59,27), un po’ com’era accaduto ad Augusto (R.Gest.div.Aug. 29).
[87] Il concetto della dissuasione – o deterrenza – conseguita dalle flotte da guerra era molto chiaro presso i Romani: Veg. mil. 4,31: Starr 1960, p. 7; Reddé 1986, p. 488; Avilia et al. 1989, p. 133.
[88] Suet. Cal. 51,3. Si trattava della già esistente classis Germanica.
[89] Il porto romano più avanzato era Flevum, odierno Velsen, sede di intense attività in quel periodo.
[90] Tac. Germ. 35. Erano stanziati fra le foci dell’Ems (Amisia) e dell’Elba.
[91] Varo di una nuova flotta, condotta di esercitazioni dimostrative di sbarco anfibio, sistemazione della base navale di Gesoriaco ed erezione del relativo faro (Suet. Cal. 46): la costruzione del faro è la prova materiale dei piani di futura conquista.” (Diosono 2013, p. 165).
[92] Oltre all’onore dell’ovazione (Cass. Dio 59, 23, 1), egli ricevette la settima acclamazione imperatoria e venne chiamato optimus princeps (come poi accadrà a Traiano) e pater exercituum (Gregori 2014, pp. 303-304).
[93] Plin. nat. 5,11.
[94] Con suo padre, Germanico, da Ravenna in Siria (Tac. ann. 2,53-55).
[95] Le fonti parlano di navi da guerra. L’itinerario, fatalmente nostalgico, doveva partire da Ravenna (Phil. legat. 250-251; Ios. ant. Iud. 19,1,12).
[96] Secondo l’interpretazione più sbrigativa si sarebbe trattato “solo di capricci e bizzarrie, con un tocco di antiquariato” (Janni 1996, p. 252).
[97] Secondo la descrizione che ne fornisce lo stesso Svetonio.
[98] Palladino 2013, pp. 140-141.
[99] Gaio Caligola fece propri i convincimenti di Augusto, che aveva perfettamente compreso quanto fosse opportuno lasciare che le popolazioni dell’Oriente (e non solo) lo venerassero come un monarca oggetto di onori divini: cfr. La Rocca 2011, pp. 179-181.
[100] Plin. nat. 32,4. Questa circostanza costituisce una riprova che le deceremi si trovassero a Ravenna, pronte per il viaggio del principe in Oriente.

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in anteprima sesterzio di Gaio (Caligola) 37 – 41 d.C. AE (28,56 g.) Roma c. 37 – 38 d.C RIC 33 C CAESAR AVG GERMANICVS PON M TR POT sul retro busto laureato di Caligola – sul davanti AGRIPPINA – DRVSILLA – IVLIA in piedi,  Agrippina Securitas con cornucopia; Drusilla Concordia regge ciotola e cornucopia; Julia Fortuna, tiene il timone e la cornucopia. In esergo, S·C. – da collezione Gasvoda 

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