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livello elementare.
ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: OCEANO ATLANTICO
parole chiave: Isla Bermeja, ZEE, Messico, Stati Uniti
“Seconda stella a destra questo è il cammino e poi dritto, fino al mattino … non ti puoi sbagliare perché, quella è l’isola che non c’è”
Chissà se seguendo le indicazioni della celebre canzone di Edoardo Bennato, potremmo essere in grado di trovare l’ormai mitica isla Bermeja nel golfo del Messico, una striscia di sabbia riportata sulle carte nautiche fin dal XVI secolo. Secondo le fonti cartografiche l’isola doveva il suo nome alla parola spagnola Bermeja, ovvero di un colore rosso acceso. Cosa ha di speciale? Non si trova più.
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Le fonti
Una prima menzione dell’isla di Bermeja risale al XVI secolo, rappresentata nella mappa di Gaspar Viegas disegnata nell’anno 1539, ed oggi conservata nell’Archivio di Stato di Firenze, Italia. Una delle tante isole nel mare dei Caraibi riportata nel El Yucatán e Islas Adyacentes: Islario general de todas las islas del mundo, di Alonso de Santa Cruz, stampato in Madrid in 1539 che afferma che “… dallo stesso vento di venti leghe c’è un’altra (isola) chiamata Bermeja“. Un riferimento si ritrova anche in Espejo de Navegantes, di Alonso de Chaves, che la posizionava al largo dello Yucatan, a 23º gradi Nord, al quarto ovest al nord-ovest di Capo di San Anton, distante 14 leghe, a 55 leghe a ovest-nordovest degli Alacranes, 118 leghe da NE al quarto est di Villa Rica.
“Desde punta Estéril hasta cabo Redondo o la Desconocida va la costa casi toda al oeste, hay de camino 70 leguas; hace la costa un poco de arco hacia el norte. En este paraje son los Alacranes, e islas de Arenas y Bermeja. Corren las aguas en toda esta costa al oeste”.
“Bermeja, isla en término del Yucatán, está en 23º grados (de latitud
norte). Está al oeste cuarta al noroeste de cabo de San Antón, dista 14 leguas. Está al oeste-noroeste de los Alacranes, dista 55 leguas. Está al nordeste cuarta al este de Villa Rica, dista 118 leguas. Esta es una isleta pequeña y que de lejos se ve bermeja”.
“From Point Estéril to Round Cape or The Unknown, the coast is almost entirely to the west, there are 70 leagues; the coast arcs a bit to the north. In this place are the Alacranes, and the islands of Arenas and Bermeja. All the waters along this coast run to the west.” “Bermeja, an island in the Yucatan term, is at 23º degrees (north latitude). It is to the west quarter to the northwest of the Cape of San Antón, 14 leagues away. It is to the west-northwest of the Alacranes, 55 leagues away. It is to the northeastern quarter to the east of Villa Rica, 118 leagues away. This is a small island and looks red from a distance.”
Nel 1544, l’isola appariva in una mappa di Sebastián Caboto, insieme alle isole Triángulo, Arenas, Negrillos e Arrecife Alacranes. Nel 1564 il cartografo Abraham Ortelius la inserì nella sua lettera intitolata Latin, America Nova Mundo Nova descriptio. La rappresentazione cartografica dell’isola ha continuato a persistere per centinaia di anni, a volte con il nome di Vermeja Island o Vermejo Islet sulle mappe. Nel diciannovesimo e all’inizio del ventesimo secolo, veniva mostrata in mappe ufficiali (senza però alcuna verifica idrografica marittima). L’isola fu registrata (1864) nella Carta Etnografica del Messico, edizione governativa, e anche nel libro “Isole messicane” collocata a 22º33′ di latitudine nord e 91º22′ Ovest.
Ma perché un’isola sperduta suscita così tanto interesse?
Per colpa dei confini marittimi previsti dal Diritto internazionale che consentono ai paesi di rivendicare il diritto sovrano per la gestione delle risorse naturali, e tanto altro [1], in una fascia di mare nota come zona economica esclusiva (ZEE). Il caso vuole che nel Golfo del Messico siano presenti grandi giacimenti sottomarini di idrocarburi ed i potersi allargare, sfruttando le linee di base può fare la differenza. Attualmente, le isole Alacranes del Messico sono i punti di terra più lontani dalla costa messicana che si estendono nel Golfo del Messico. L’esistenza dell’isola di Bermeja, qualora esistesse, essendo geograficamente più lontana delle Alacranes, in base al Diritto Internazionale, consentirebbe al Messico di “allargare” di circa il 15% la zona esclusiva messicana inglobando un’area ricca di petrolio. Non c’è da meravigliarsi quindi l’accanimento per la ricerca di quest’isola che se ritrovata metterebbe in discussione gli accordi di perforazione con gli Stati Uniti previsti dal Trattato messico-statunitense firmato nel 1978. Non esistendo l’isla Bermeja, l’agreement si basa su un punto equidistante tra le Isole Dernieres degli Stati Uniti e le Isole Alacranes del Messico. Va compreso che, a seguito degli accordi Clinton-Zedillo del 9 giugno 2000, il confine adottato ha assegnato agli Stati Uniti la maggior parte dell’enorme giacimento petrolifero di Hoyo de Dona, stimato in 22 miliardi di barili. Cosa che non ha fatto contenti i Messicani.
Una ricerca inutile
Di fatto i numerosi sforzi esplorativi effettuati negli anni ’90 dal governo messicano per ritrovare Bermeja, non sono serviti e l’isola, quando mai fosse esistita, è attualmente scomparsa. L’ultima survey idrografica, effettuata dalla nave oceanografica Onjuku nel settembre 1997, sulla posizione geografica di latitudine 22°33′ N – longitudine 091º22’W riportata sulle antiche carte ed allargata in un intorno di 322,5 miglia nautiche quadrate, ha avuto esito negativo. Dal rapporto si evince che nella zona è stata misurata “una profondità di 1.472 metri con un fondo piatto” per cui non c’è “traccia dell’isola nell’area …“, questo, secondo un’analisi dell’età approssimativa della superficie del fondale marino, almeno negli ultimi 5.300 anni. A questo punto l’unica ipotesi attendibile è che il cartografo, che per primo la riportò su una mappa, avesse commesso un madornale errore di posizionamento, poi ricopiato senza controllo dai cartografi successivi che avevano continuato ad inserire quella striscia di sabbia vermiglia nelle loro carte.
Andrea Mucedola
[1] Secondo UNCLOS i Paesi possono esercitare il diritto sovrano per la gestione delle risorse naturali, nonché la giurisdizione in materia di installazione e uso di strutture artificiali o fisse, di ricerca scientifica, protezione e conservazione dell’ambiente marino fino a 200 miglia nautiche dalle linee di base (baseline), in una fascia di mare nota come zona economica esclusiva (ZEE).
in anteprima: Vecchia mappa che mostra l’isola fantasma messicana di Bermeja autore Tanner, Henry File:Bermeja.jpg – Wikimedia Commons
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Riferimenti
Garcia Sanchez, G. J., & McLaughlin, R. J. (2015). The 2012 Agreement on the Exploitation of Transboundary Hydrocarbon Resources in the Gulf of Mexico: Confirmation of the Rule or Emergence of a New Practice. Hous. J. Int’l L., 37, 681.
Nah, V. E. M. Y., & Cacciafoco, F. P. (2018). Ex-isles: Islands that disappeared. Review of Historical Geography and Toponomastics, 25(XIII), 31-58.
Méndez, Enrique; Garduño, Roberto (2009-06-24). “No encuentran la Isla Bermeja” (in Spanish) – La Jornada
wikipedia
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ammiraglio della Marina Militare Italiana (riserva), è laureato in Scienze Marittime della Difesa presso l’Università di Pisa ed in Scienze Politiche cum laude all’Università di Trieste. Analista di Maritime Security, collabora con numerosi Centri di studi e analisi geopolitici italiani ed internazionali. È docente di cartografia e geodesia applicata ai rilievi in mare presso l’I.S.S.D.. Nel 2019, ha ricevuto il Tridente d’oro dell’Accademia delle Scienze e Tecniche Subacquee per la divulgazione della cultura del mare. Fa parte del Comitato scientifico della Fondazione Atlantide e della Scuola internazionale Subacquei scientifici (ISSD – AIOSS).
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