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Meteo facile per tutti: vediamo che tempo fa o farà prossimamente con un insieme di link per aggiornarvi in tempo reale sulle condizioni meteorologiche locali e marine 

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E’ stato firmato l’accordo per l’Alto mare ora tocca alle nazioni renderlo effettivo

tempo di lettura: 3 minuti

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livello elementare

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ARGOMENTO: AMBIENTE
PERIODO: XXI SECOLO
AREA: OCEANI
parole chiave: Protezione, Conservazione, Alto mare, UNCLOS

 

Nel marzo 2023 il Segretario Generale delle Nazioni Unite. con una dichiarazione rilasciata dal suo portavoce. annunciò la conclusione di un accordo raggiunto dai delegati della Conferenza intergovernativa sulla biodiversità marina delle aree al di fuori della giurisdizione nazionale, meglio noto con l’acronimo BBNJ che andava a coronare gli sforzi iniziati nel 2004.

Di fatto più di 190 paesi hanno raggiunto questo accordo storico concordando per la prima volta un quadro comune per la creazione di nuove aree protette nelle acque internazionali che dovrebbe portare a salvaguardare l’alto mare, ovvero in quella enorme fascia oltre i confini nazionali che costituisce i due terzi della superficie oceanica della Terra.

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Se pensiamo che solo l’1,2% di queste acque è attualmente protetto dal punto di vista ambientale, il trattato legalmente proteggerà una vasta gamma di specie marine dal minuscolo plancton alle balene, contrastando l’inquinamento, la pesca eccessiva e l’estrazione mineraria in acque profonde. Nonostante i membri delle Nazioni Unite abbiano accettato la versione finale del testo, la sua applicazione è ancora lontana. Il 19 giugno 2023 il Trattato è stato firmato alle Nazioni Unite ed ora la palla è alle Nazioni che dovranno ratificarlo ovvero prendersi la responsabilità di applicarlo. Una volta che il trattato entrerà in vigore, le nazioni potranno iniziare a proporre l’istituzione di nuove aree di protezione marina impegnandosi al rospetto delle stesse e contrastando in quelle zone marittime internazionali tutte le attività di sfruttamento illegale come la pesca intensiva. Per quanto possa sembrare uno sforzo poco impattante sull’economia generale questo significativo passo va ad opporsi alla spirale discendente che vede come prima vittima la biodiversità. Va compreso che il depauperamento delle risorse degli Oceani favorisce il degrado degli ecosistemi cosa che va a ridurre l’importantissima funzione di assorbimento del carbonio che ci aiuta a mantenere sotto controllo il cambiamento climatico.

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la suddivisione delle zone marine secondo UNCLOS – Autore traduzione Historicair. Oltre le 200 miglia nautiche entriamo nelle acque internazionali.Zonmar-it.svg – Wikimedia Commons

Come funzionerà il trattato oceanico?
Va compreso che ricadiamo nel Diritto consuetudinario per cui vale solo se gli Stati aderenti al Trattato vorranno effettivamente rispettarlo. Secondo UNCLOS l’autorità legale di un paese si estende generalmente a 200 miglia nautiche dalle sue coste. Dopo di che ci sono gli alti mari, dove nessuna nazione ha privilegi sugli altri … in pratica un’area di tutti e per tutti. Da qui la necessità di creare un meccanismo o meglio uno strumento che consenta ai Paesi di designarle acque internazionali e, di riflesso, far rispettare le promesse fatte al vertice della biodiversità delle Nazioni Unite dello scorso anno, COP15, in cui i delegati si sono impegnati a proteggere quasi un terzo della terra e degli oceani della Terra entro il 2030 come rifugio per le piante e gli animali del pianeta.

Le minacce da affrontare sono politiche e naturali: sfruttamento eccessivo e cambiamenti climatici sono emergenze da trattare insieme in maniera decisa e diversificata con coscienza e ricerca. La ricerca è fondamentale per comprendere i meccanismi e trovare soluzioni praticabili e sostenibili. Questo potrebbe portare vantaggi di riflesso come la scoperta di nuove sostanze naturali ad uso farmacologico. Non si tratta di fantasie in quanto, nel 2010, ad esempio, la Food and Drug Administration statunitense, dopo una ricerca medica su differenti organismi marini, approvò l’uso di un farmaco antitumorale basato su sostanze scoperte in una spugna di mare; un farmaco con il quale oggi vengono curate migliaia di persone.

Ieri, 19 giugno, si è fatto un nuovo passo avanti per la protezione dell’alto mare, necessario per dare una veste ufficiale ad un processo che non sarà purtroppo breve ma simboleggia a riconosciuta necessità di guardare al mare in maniera diversa.

 

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