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Overfishing in Francia e in Europa – articolo di Jean Francois Marailhac

tempo di lettura: 3 minuti

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livello elementare
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ARGOMENTO: PESCA

PERIODO: ODIERNO
AREA: EUROPA
parole chiave: overfishing, surpêche, pesca eccessiva

 

Questo articolo tratta un grave problema, l’overfishing, ovvero la pesca eccessiva. In ogni mare del mondo gruppi industriali della pesca stanno depauperando le risorse ittiche creando instabilità economica nei paesi più poveri. In altre parole aprono la strada a fenomeni criminali come la pirateria ed il contrabbando attingendo da risorse umane senza un futuro. La pesca è un’attività umana importante, sia dal punto di vista economico sia per la nostra sopravvivenza, bisognerà sicuramente razionalizzarla con leggi condivise e ecocompatibili ma non deve essere criminalizzata. L’articolo, scritto dall’ONG francese Scaph Pro Recherche Océanographique, va in qualche punto  oltre … per cui alcune posizioni non sono sempre condivisibili, ma fornisce molti punti di riflessione su questo grave problema.

La pesca eccessiva in Francia e in Europa: il fallimento politico.
Il fallimento di una politica comune della pesca è inconfutabile. Per stessa ammissione dei funzionari europei, la PCP è un fallimento. Il doppio fallimento della PCP è prima ecologico, poi economico. Non è il mare che si sta svuotando è l’uomo che svuota il mare; l’88% degli stock comunitari è sfruttato oltre il RMS (Produzione Massima Autorizzata), e il 30% è addirittura al di fuori dei limiti biologici di sicurezza. Di conseguenza, il settore della pesca mina le proprie fondamenta economiche. L’aumento del prezzo del carburante e la riduzione delle catture dovute al calo degli stock (o alle restrizioni europee…) a volte portano i marinai (che partecipano alle spese sostenute) a finire in negativo.

 

 

Sovrasfruttamento, sussidi, lassismo e deroghe
In un certo senso, l’Unione europea è in parte responsabile di questa situazione. Così, fino al 2006, erogava più aiuti per l’ammodernamento della flotta che premi alla demolizione! Il 29% dei 4,9 miliardi di euro pagati tra il 2000 e il 2006 è stato utilizzato per il rinnovamento delle navi, mentre solo il 17% è stato utilizzato per ridurre la capacità di pesca. Di conseguenza, la flotta si è ridotta solo del 2% all’anno dal 2000, quando il progresso tecnico ha aumentato la produttività delle navi di circa il 2-3% all’anno. Anche gli Stati sono stati irresponsabili. Dal 2006 l’Unione Europea non impone più misure di riduzione della flotta ma si accontenta di indicare le quote a disposizione di ciascun membro della Comunità, che poi è l’unico a decidere quale politica nazionale applicare. Tuttavia, gli Stati non hanno esitato a chiedere deroghe regionali di ogni genere. Inoltre, in un rapporto pubblicato nel 2007 (relazione speciale 7/2007), l’UE denunciava la mancanza di rigore e regolarità dei controlli effettuati dalle agenzie nazionali, nonché la leggerezza delle sanzioni irrogate.

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è PESCA-STRASCICOOld_Trawling_Nets.jpg

Vecchio disegno della pesca a strascico in acque superficiali e in acque profonde e sul fondo. NotaRE i “grovigli” con tutta la vita marina intrappolata in essi. Tavola I. In: “Risultati delle campagne scientifiche del Principe di Monaco”, vol. 84. Autore NOOA – permesso US Gov. https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Old_Trawling_Nets.jpg

La necessaria riforma della pesca. Europa e pescatori in prima linea. Cosa fare?
Creare molte riserve, santuari, programmi di barriera corallina artificiale. Le riserve subacquee spagnole sono un flagrante esempio di successo.

Chiedere il 50% degli oceani nei santuari.

Ridurre la sovraccapacità della flotta, in particolare attraverso l’applicazione di meccanismi di mercato (come già avviene per le emissioni di CO2).

Dare capacità decisionali a un organismo ecologico indipendente: una ONG che, come Scaph Pro Oceanographic Research, ha una visione a lungo termine ed esperienza internazionale. La Commissione Ue potrebbe acquisire più potere, sotto il controllo del Parlamento e la sorveglianza degli Stati.

Scoraggiare le professioni della pesca.

Educare i consumatori come abbiamo fatto per la prostituzione.

Diffondere il diritto degli animali nelle scuole della repubblica fin dalla prima infanzia. Colpa delle lobby della pesca sportiva… (uccidere non è uno sport, né un gioco, né una distrazione).

Sovraccaricare il commercio della pesca per finanziare riserve e programmi di barriera artificiale e infine incoraggiare e sovvenzionare qualsiasi iniziativa vegetariana (ristorante, mensa).

Con tali misure possiamo sperare che i nostri figli vivano gli oceani con i pesci altrimenti non vale la pena sognare.

Jean Francois Marailhac

in anteprima: Pescherecci a strascico a Stephens Passage, Alaska, USA, Autore David Csepp, NOAA/NMFS/AKFSC/Auke Bay Lab
https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Setting_a_trawl_in_Stephens_Passage_,_Alaska.jpg
 

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