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La Corrente del Golfo sta rallentando … quali i possibili scenari?

tempo di lettura: 5 minuti

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livello elementare
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ARGOMENTO: CLIMATOLOGIA
PERIODO: XXI SECOLO
AREA:OCEANO ATLANTICO
parole chiave: AMOC, corrente del Golfo
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Secondo uno studio, Warning of a forthcoming collapse of the Atlantic Meridional Overturning Circulation (AMOC), di Peter Ditlevsen e Susanne Ditlevsen, pubblicato sulla rivista Nature, sembrerebbe che la corrente del golfo stia rallentando e potrebbe addirittura “fermarsi” tra il 2025 e il 2095. In linea con le notizie più o meno catastrofistiche che popolano la rete, il fatto ha suscitato qualche clamore mediatico che è andato inevitabilmente ad aggiungersi alle notizie sugli eventi meteorologici che stanno perversando in questi giorni sulle coste atlantiche orientali.

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Una vista degli uragani sull’Oceano Atlantico creata assemblando immagini acquisite il 6 settembre 2017 dal satellite Visible Infrared Imaging Radiometer Suite (VIIRS) della NASA. (Credito immagine: NASA/Joshua Stevens)

Cerchiamo di fare un pò di chiarezza
L’AMOC (uso l’acronimo non per anglofilia ma semplicemente per non riscrivere ogni volta Corrente del Golfo medio atlantica) è un importantissimo e complesso sistema di correnti oceaniche che, tra le altre cose, regola il clima dell’emisfero settentrionale, portando le acque calde tropicali verso nord e spingendo l’acqua più fredda a sud.
Secondo le più recenti teorie oceanografiche, l’AMOC può esistere in due stati stabili: uno più veloce, su cui facciamo affidamento oggi, e un altro molto più lento che alcuni modelli prevedono si verificherà nel prossimo secolo. Il modello che ipotizza le due diverse stabilità include l’afflusso di acqua dolce proveniente dal bacino dell’Oceano Atlantico settentrionale, soggetto agli effetti dei cambiamenti climatici. In parole semplici, l’aumento del flusso di acque dolci legato allo scioglimento dei ghiacci potrebbe contribuire a mutare la forza e velocità dell’AMOC.

Perché studiare l’andamento della corrente del Golfo?
Le correnti dell’Oceano Atlantico funzionano come un nastro trasportatore globale che trasporta ossigeno, sostanze nutritive, carbonio e calore in tutto il mondo. Le acque meridionali più calde, che sono più salate e dense, scorrono verso nord per raffreddarsi nei pressi del Canada e della Groenlandia e poi sprofondare a latitudini più elevate, rilasciando parte del suo calore nell’atmosfera. Senza il suo importante apporto termico le temperature sarebbero molto più basse in molte regioni atlantiche. 

Una volta “raffreddato”, il flusso delle acque sprofonda sotto l’oceano (deep water formation), scendendo lentamente verso sud, dove poi si riscalderà nuovamente in un ciclo continuo. In questi ultimi anni, a causa dell’aumento dell’apporto di acque dolci derivante dallo scioglimento delle calotte glaciali, le acque nord atlantiche sono divenute sempre meno dense e la corrente ha diminuito la sua intensità.

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Un’animazione semplificata del “nastro trasportatore” globale dell’AMOC, con le correnti superficiali mostrate in rosso e le correnti marine profonde in blu. (Credito immagine: NASA/Goddard Space Flight Center Scientific Visualization Studio)

La regione vicino alla Groenlandia dove le acque meridionali sprofondano (nota come vortice subpolare del Nord Atlantico) confina con una zona che sta raggiungendo temperature minime record, mentre i mari circostanti raggiungono i massimi storici, formando una “zona” di acqua fredda in continua espansione. I carotaggi effettuati in Groenlandia hanno dimostrato che l’ultima volta che l’AMOC rallentò fino a fermarsi, avvenne nel periodo dell’ultima glaciazione (115,000 a 12,000 anni fa) quando le temperature scesero per quasi centomila anni coprendo di ghiaccio vaste aree dell’Europa. Al termine della glaciazione le temperature risalirono mediamente di 10 – 15 gradi Celsius. Se l’AMOC dovesse rallentare o addirittura fermarsi nuovamente, le temperature in Europa e Nord America potrebbero scendere fino a 5 gradi Celsius in breve tempo. I risultati del modello hanno allarmato i ricercatori, che ritengono che l’andamento di riduzione del flusso atlantico potrebbe accelerare con un “collasso” del sistema già nel 2025.

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Profilo grafico di 740.000 anni della variazione di temperatura e CO2 (dati disponibili tracciati) derivato dalla carota di ghiaccio Dome-Concordia, Antartide. Si noti il “battito cardiaco” climatico che pulsa ad intervalli di circa 100.000 anni e la normalità prevalente di condizioni climatiche molto più fresche di quelle attuali. Da notare anche la curva del valore della CO2 del nucleo di ghiaccio sovrapposta sulla stessa scala temporale della temperatura (proxy), che mostra chiaramente che la variazione della temperatura precede il cambiamento della CO2 di >700 anni su base sostenuta. Notare la posizione del precedente periodo caldo, circa 120.000 anni BP, immediatamente antecedente all’ultima glaciazione (ghiaccio più antico della Groenlandia 110.000 anni), il che suggerisce fortemente che tutto il ghiaccio in Groenlandia si sciolse in quell’evento caldo e si riformò come una calotta glaciale dopo la fine del periodo caldo. l’età calda ~ 110.000 anni BP. Past 740 kyrs Dome-Concordia ice core temperature reconstructions.png – Wikimedia Commons

In parole semplici, se così fosse, dovremmo subire in Europa un calo sensibile delle temperature, mitigato solo dall’isteresi del calore delle acque attuali. Va premesso che dati attendibili sulla forza della Corrente del Golfo AMOC sono stati registrati solo dal 2004, quindi per analizzare i cambiamenti della corrente su scale temporali più lunghe, i ricercatori si sono rivolti alle letture della temperatura superficiale del circolo subpolare tra gli anni compresi dal 1870 al 2020. Il modello realizzato statisticamente ha rivelato la diminuzione della forza e della resilienza della corrente oceanica in base alle sue crescenti fluttuazioni di anno in anno. Da li a validare il modello, possiamo dire, ci passa il mare.

Oceanografi ed esperti climatici di prestigiose università, tra cui Boers (vedi studio citato) hanno affermato che, sebbene i risultati dello studio forniscano una previsione preoccupante (se non altro per le tempistiche ipotizzate) esse sono basate su dati raccolti negli ultimi anni e ci sono ancora molti aspetti dubbi. In particolare, se l’evoluzione osservata della temperatura superficiale dell’AMOC possa essere matematicamente collegata alla forza della sua circolazione.

In estrema sintesi, secondo lo studio citato, i risultati presentati dimostrano che il declino dell’AMOC valutato sulla base dei dati raccolti durante gli ultimi decenni non è solo una fluttuazione legata alla variabilità climatica a bassa frequenza o una risposta lineare all’aumento delle temperature ma potrebbe essere associato ad una perdita della stabilità dell’AMOC nel corso dell’ultimo secolo. Ciò potrebbe comportare che la corrente medio atlantica avvicinarsi ad una transizione critica con una circolazione sempre più debole.

Viste le tempistiche in gioco, che prevedrebbero una diminuzione della corrente già dal 2025, si ritiene necessario continuare a monitorare l’AMOC aggiornando il modello. Al di là delle speculazioni scientifiche, se un rallentamento significativo avvenisse veramente lo scenario climatico potrebbe subire nei prossimi anni una variazione drammatica, che ricorda un celebre film del filone catastrofico, con ricadute economiche e politiche tutt’altro che trascurabili.

 

Riferimenti
Ditlevsen, P., Ditlevsen, S. Warning of a forthcoming collapse of the Atlantic Meridional Overturning  Circulation. Nature Commun 14, 4254 (2023). https://doi.org/10.1038/s41467-023-39810-w

Boers, N. Observation-based early-warning signals for a collapse of the Atlantic Meridional Overturning Circulation. Nature Clim. Chang. 11, 1001 (2021). https://doi.org/10.1038/s41558-021-01184-6 – Published 17 September 2021 

 

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