livello elementare
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ARGOMENTO: STORIA NAVALE
PERIODO: XVIII SECOLO
AREA: OCEANO ATLANTICO
parole chiave: Nelson
Azioni preliminari
Il 23 gennaio 1797 erano arrivati a Tenerife i bastimenti armati “San José” e “Principe Fernando”, della Reale Compagnia delle Filippine, diretti in Spagna con merci delle Indie Orientali e i cui comandanti avevano deciso di fermarsi a Tenerife dopo aver saputo dello stato di guerra con l’Inghilterra. Le due navi della Compagnia, ancorate quasi al di fuori della protezione delle batterie della piazza, non ammainarono alberetti, pennoni e vele, non impiegarono catene per fissare gli ancoraggi, non accettarono i distaccamenti militari offerti a loro protezione, specialmente per la notte, dal governatore e si rifiutarono di sbarcare il carico e depositarlo nei magazzini reali di Santa Cruz. Forse il generale Gutierrez ritenne che trattandosi di navi dello stato, assimilate a navi della marina con comandanti che erano nello stesso tempo capi marittimi e militari, non fosse necessario ordinare loro di prendere quelle precauzioni che sarebbero state molto opportune.
Nel marzo del 1797 Nelson, pensando fosse vantaggioso intercettare le navi spagnole di ritorno in Spagna dalle Americhe e ritenendo che il viceré della Nuova Spagna con la nave del tesoro fosse in viaggio per Tenerife, scrisse all’ammiraglio Jervis proponendogli di agire. Il 31 marzo Jervis rispose comunicandogli che aveva inviato a Tenerife le fregate “Terpsicore” e “Didone” per intercettare le ricche navi di Veracruz e dell’Avana della cui partenza dall’America era sicuro. In una successiva lettera Nelson rilevò come ritenesse possibile impadronirsi delle navi che, per sbarcare il proprio carico, dovevano ormeggiarsi di punta al molo del porto, tagliando gli ormeggi col vento favorevole e facendo vela senza che i difensori potessero fare nulla per impedirlo.
Le fregate “Terpsicore” e “Didone”, nella notte tra il 17 e il 18 aprile 1797, mandarono, con le lance, degli uomini all’abbordaggio del bastimento armato “Principe Fernando”, neutralizzarono l’equipaggio, tagliarono i cavi d’ormeggio, mollarono i velacci e le gabbie e presero il mare con la preda. Per la Compagnia delle Filippine non fu una completa perdita perché, a Gibilterra, dove era arrivata la preda, riuscì a riscattare nave e carico per la somma di 175mila pesos a fronte di un valore del solo carico di tre milioni di reali.
L’attacco inglese a Santa Cruz – Olio su tela del tinerfegno Estaban Arriaga 1995 – Museo Militare e Municipale Regionale di Tenerife
Il 26 maggio arrivò a Santa Cruz la corvetta da guerra francese “La Mutine” per fare viveri e acqua, e si ancorò in rada. All’alba del 29 maggio gli inglesi ripeterono l’azione e le barche delle due fregate inglesi presero “La Mutine”, con a bordo 113 uomini su un equipaggio totale di 145, perché parte dell’equipaggio era a terra. Il 4 giugno, furono scambiati prigionieri francesi e spagnoli da una parte e prigionieri inglesi dall’altra.
All’inizio del luglio 1797, l’ammiraglio inglese Jervis, con la marina spagnola bloccata nella baia di Cadice, valutò possibile impadronirsi delle Canarie e sottomettere l’arcipelago alla corona britannica. Sarebbe bastato catturare la capitale Santa Cruz, unica piazzaforte e porto principale dell’arcipelago per trasformarla in una base d’appoggio inglese idonea a contrastare al meglio l’attività spagnola sull’oceano Atlantico e a tagliare il traffico mercantile tra l’America e la Spagna. A quello scopo distaccò il contrammiraglio Nelson come comandante di una squadra composta da tre vascelli, tre fregate, uno sloop e una bombarda. In seguito inviò un altro vascello appena questo arrivò dall’Inghilterra. Il 14 luglio 1797 Nelson, che aveva proposto l’impresa, partì per le Canarie alzando la sua insegna sul vascello di linea “Theseus”; pensava di andare a compiere un’operazione non particolarmente difficile.
18 e 19 luglio 1797
Durante quelle giornate, le navi inglesi navigarono dirette alle isole Canarie.
20 luglio 1797
Mentre continuava il trasferimento, Nelson convocò sulla nave ammiraglia i comandanti delle altre navi per illustrare il piano di attacco e distribuire i compiti. Il piano prevedeva di fare avvicinare le tre fregate, che avevano il pescaggio minore rispetto a quello dei vascelli, per sbarcare le truppe d’assalto. Di notte e in silenzio, le truppe sarebbero atterrate sulla spiaggia di Valle Seco, a due miglia a NE del porto. Una volta sbarcati gli assalitori avrebbero conquistato le alture circostanti, preso il controllo delle batterie a nord-est della città e preso alle spalle il forte di Paso Alto. Le truppe sarebbero state comandate dal capitano di vascello Troubridge, comandante del vascello di linea “Culloden”, con, ai suoi ordini gli altri comandanti delle navi, ciascuno a capo dei propri uomini, dal capitano Oldfield con i fucilieri di marina e dal tenente Baynes con l’artiglieria. La forza da sbarco sarebbe stata composta dai fucilieri di marina e dai marinai, questi ultimi nel numero di duecento per ogni vascello e cento per ogni fregata più quelli che ogni comandante poteva aggiungere, tenuto conto della necessità di manovra per navi e imbarcazioni. Gli uomini raggruppati per nave, sarebbero stati trasportati dalle proprie imbarcazioni con i remi fasciati per compiere uno sbarco silenzioso e contemporaneo di uomini e pezzi d’artiglieria.
I vascelli “Culloden” e “Zealous” avrebbero preparato ciascuno una zattera con un cannone da 18 pollici, la fregata “Seahorse” avrebbe preparato una zattera con un cannone da 9 pollici. il vascello “Theseus” avrebbe fornito le cime necessarie per il traino delle zattere. Completato lo sbarco, le fregate avrebbero dato fondo nella parte NE dalla baia mentre la bombarda “Ray” avrebbe aperto il fuoco con i suoi mortai o all’eventuale scoperta delle barche o all’inizio dei combattimenti e l’avrebbe mantenuto fino alla resa del nemico. All’alba e dopo che fosse stato conseguito il controllo delle batterie costiere, i vascelli di linea si sarebbero avvicinati per iniziare un pesante bombardamento sulla città per ottenere la consegna dei tesori dei mercantili ancorati al molo o fino alla completa distruzione della città. Se ancora la città non si fosse arresa, un’altra forza da sbarco avrebbe preso il molo e, da lì, lanciato l’assalto finale. A Troubridge, capo della spedizione, fu consegnata una lettera, scritta da Nelson, perché la facesse consegnare alle autorità cittadine, dopo lo sbarco:
“Ho l’onore di informarvi che sono venuto a chiedere la consegna immediata della nave Principe delle Asturie, proveniente da Manila e diretta a Cadice, appartenente alla Compagnia delle Filippine, con l’intero e completo carico ed anche tutte quelle merci e beni già sbarcati sull’isola di Tenerife, eccetto i rifornimenti essenziali per l’isola.
Articolo 1: Dovranno essere subito consegnati, i forti e le porte della città, alle forze britanniche.
Articolo 2: La guarnigione deporrà le armi, si consente agli ufficiali di tenere le spade, per essere trasferita in Spagna senza essere considerata prigioniera di guerra o restare sull’isola purché abbia un comportamento ritenuto corretto dall’ufficiale comandante.
Articolo 3: Se sarà rispettato il primo articolo, relativo alla consegna dei forti, agli abitanti non sarà richiesto di consegnare alcun tributo, neanche minimo; invece godranno, sotto la mia protezione, della completa sicurezza per le loro persone e per le loro proprietà destinate al consumo degli abitanti.
Essendo mio ardente desiderio che nessuno degli abitanti dell’isola di Tenerife abbia a soffrire a causa della mia richiesta, offro le più onorevoli e liberali condizioni; se saranno respinte, dovranno essere imputati a voi, e solo a voi dal mondo intero, gli orrori della guerra che colpiranno gli abitanti di Tenerife; posso distruggere Santa Cruz e gli altri villaggi dell’isola con i bombardamenti”.
Il 21 luglio 1797 il brigantino spagnolo ”Regina Maria Luisa” arrivò a Santa Cruz, con corrispondenza per l’isola e per l’America meridionale; il suo equipaggio parteciperà alla difesa. La flotta inglese era ancora lontana dalla costa ma si avvicinava rapidamente per arrivare nel buio della notte del 22 luglio nelle acque di Santa Cruz.
Il primo attacco
L’attuazione del piano iniziò la sera stessa del 22 luglio1797. Le tre fregate si avvicinarono all’isola, misero in mare le forze da sbarco e si ancorarono davanti alla scarpata del Bufadero, fuori dalla portata dei cannoni spagnoli. Con ventitré barche fu formata una squadra diretta alla scogliera di Valle Seco, Mentre le imbarcazioni vogavano verso terra furono avvistate dagli spagnoli, tutta la piazzaforte era sul piede di guerra; fu dato l’allarme e i cannoni spagnoli aprirono un intenso fuoco contro le imbarcazioni riuscendo a danneggiarne alcune. Le forze da sbarco non avevano fuoco di copertura se non quello della bombarda armata di mortai perché i cannoni delle fregate erano fuori tiro. Le barche trovarono correnti contrarie e non riuscendo ad avvicinarsi a terra e soggette al fuoco nemico, si ritirarono e tornarono alle navi.
Schizzo a penna disegnato da Nelson per illustrare l’assalto a Valle Seco – Greenwich Museo Navale
La mattina del 23 luglio, tra le 9 e le 10, la forza d’assalto comandata dal capitano di vascello Troubridge fu in grado di sbarcare, con molte difficoltà, a nord di Paso Alto e fuori dalla portata dei suoi cannoni, nella zona del Bufadero. Una volta a terra, gli inglesi, stimati dal generale Gutiérrez tra i 1200 e i 1300 uomini, iniziarono la scalata al monte Ramonal, con l’intenzione di dirigersi da lì a sud, passare Valleseco e poi alla cresta di La Altura, e attaccare alle spalle il castello di Paso Alto. La manovra delle truppe inglesi si presentava molto faticosa e complicata perché l’andamento del terreno era assai ripido e quella giornata era caratterizzata da un caldo molto intenso.
Gutierrez aveva anticipato la manovra degli inglesi e aveva sistemato sul crinale dell’Altura e a sud di quel burrone, le forze provenienti da Santa Cruz e i 160 uomini mandati da La Laguna, equipaggiati, anche, con quattro piccoli cannoni “violette” di 40 mm per fermare gli attaccanti.
In conseguenza del fuoco spagnolo, gli inglesi furono bloccati sul terreno del Ramonal, senza riuscire a muoversi. Inoltre ai soldati spagnoli appostati sul Risco dell’Altura, non mancava l’acqua, fornita dagli acquaioli di Santa Cruz; mentre scarseggiava per gli inglesi e ciò aggravava la loro situazione. Ciò nonostante Il comandante Troubridge fece portare la lettera con l’intimazione di resa agli spagnoli. Alla fine del giorno 23, ai circa 800 tra spagnoli e francesi, che avevano il vantaggio del terreno, si opponevano circa 1.000 inglesi ma l’attuazione del piano inglese era impossibile. Resosi conto della situazione, Troubridge decise di tornare alle navi e lo fece durante la notte del 23 luglio 1797.
Fine II parte – continua
Piero Carpani
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in anteprima uno dei cannoni spagnoli di Santa Cruz chiamato “El Tigre”, conservato nel Museo Castillo de San Cristóbal sotto Plaza de España a Santa Cruz de Tenerife. Si dice che fu un colpo di questo cannone a ferire il braccio di Nelson nel 1797 – Plaza de España 16.jpg – Wikimedia Commons
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L’ammiraglio Genio Navale Piero Carpani, nato a Roma nel 1945, ha frequentato l’Accademia Navale di Livorno e si è laureato in Ingegneria Navale e Meccanica presso l’Università di Trieste. Tra i suoi numerosi incarichi professionali è stato capo servizio Genio Navale a bordo dell’Amerigo Vespucci e su Nave Sagittario, oltre a essere stato imbarcato sull’Incrociatore Andrea Doria e sul Cacciatorpediniere Audace. La passione per la vela lo ha portato a partecipare alle attività della Sezione Velica di La Spezia di cui è stato vice presidente. Gli è stata affidata Artica II, l’imbarcazione storica della Marina Militare, che ha curato e portato in regata per dodici anni partecipando a numerose edizioni dei raduni di Porto Cervo, Imperia, Porto Santo Stefano, Napoli e alle regate delle Tall Ships del 1996 e 2000. Partecipa alle attività di avvicinamento dei giovani alla vela collaborando con la STA Italia (Sail Training Association) come skipper di un’imbarcazione privata. Ha pubblicato numerosi saggi tra cui “Giornale di bordo” (Istituto Idrografico della Marina – 2006 Genova) e “La più bella del Mondo – Nave Scuola Amerigo Vespucci” (Grafiche Amadeo – C.S.O. 2008 Imperia).
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